Come Maria

Non si spegne ancora in noi il ricordo del meraviglioso Congresso mariano che abbiamo celebrato al Centro Mariapoli di Castelgandolfo, dal 28 al 30 aprile scorso. Lo mantiene vivo nel nostro cuore, fra l’altro, il ripetersi – in seguito – di altri congressi simili in tante parti del mondo. In uno degli ultimi momenti di quell’avvenimento al Centro è stato recitato un brano, noto a molti, dove si chiede a Gesù come mai egli, che è Dio, rimasto con noi nell’Eucaristia, non ha trovato una maniera per farvi rimanere anche sua Madre per tutti noi, viatori deboli e bisognosi. Al che egli sembrava rispondesse: “Perché la voglio rivedere in voi” e ci invitava ad essere madri, come lo è Maria, per tanti e ad imitarla rispecchiandoci nelle litanie. Rivederla in noi! Dunque noi potremmo vivere in maniera tale che Maria, la Madre dolcissima di Gesù e nostra, possa trasparire in qualche modo nella nostra vita? Ed avere con ciò l’ardire ed il coraggio, parafrasando le parole della piccola Teresa di Gesù: “Io, nella chiesa mia madre, sarò l’Amore”, col dire da parte nostra: “Io, nella chiesa mia madre, sarò una piccola Maria”? Presunzione, grossa presunzione? Sembra proprio di no, se si pensa come oggi lo Spirito Santo, con nuova luce, ci presenta la chiesa, attraverso Giovanni Paolo II. Egli ha affermato che, nella Sposa di Cristo, vi sono due distinti profili o princìpi, in comunione tra loro: il “profilo petrino”, espresso dai papi, che continuano Pietro, e dalla gerarchia; e il “profilo mariano”, che è la presenza, attraverso i secoli, di Maria, nei molteplici molteplici antichi e nuovi carismi, che arricchiscono ed abbelliscono la chiesa con famiglie religiose, con movimenti ecclesiali e nuove comunità. Profili, quello petrino e quello mariano, coessenziali e cioè ambedue essenziali nella chiesa. L’uno e l’altro, quindi, importantissimi. Ma, se il profilo mariano ha a che fare con i movimenti ecclesiali, non è difficile dedurre che anche l’Opera di Maria – i Focolari appunto – una delle realtà carismatiche moderne, faccia parte di esso, con la possibilità, per tutti noi che vi partecipiamo: uomini, donne, giovani e adulti, sacerdoti, religiosi e vescovi, di rendere Maria presente nella chiesa; capire perciò come sia doveroso per tutti noi tendere a diventare un’altra Maria, una piccola Maria. E comporre in tal modo quel rosario vivo che siamo chiamati a recitare con la vita, prima di innalzarlo al Cielo con una preghiera. Nulla di strano, dunque, né di impossibile in quel brano letto al termine del Congresso. Non v’è nessuna presunzione in chi lo vuole tradurre in vita.Anzi con esso si compie la volontà di Dio su tutti noi. Piuttosto, sarà bene sapere e ricordare come si attua questa volontà di Dio. L’abbiamo capito: vivendo la “spiritualità dell’unità” o “di comunione”, come la chiama il papa.Vivendone i cardini ad uno ad uno, come un bimbo che beve ogni giorno il latte da sua madre. Perché, come abbiamo scoperto, la nostra spiritualità, che sfocia nella possibilità di generare Cristo in mezzo a noi, è ciò che Maria e lo Spirito Santo ci offrono per essere

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