Come il diluvio, ma reale

Un potente tifone si abbatte sulle Filippine causando distruzione e un'onda anomala di solidarietà . La storia su "New City" delle Filippine.
Disastri

Timore, nervosismo, e poi angustia e panico. Sono i sentimenti provati dai filippini dopo che il tifone Ketsana si è abbattuto sull’isola di Luzón lo scorso 26 settembre. Due ore dopo la quasi totalità dell’area metropolitana di Manila e delle province adiacenti erano sommerse dall’acqua. Le scene di distruzione causate dal tifone non avevano nulla da invidiare al racconto biblico sul diluvio universale o alle immagini apocalittiche di film come Armageddon o Deep Impact. Solo che in questo caso erano scene reali come quel soldato che per salvare venti persone dentro un lago è morto trasportato dalla corrente, o quel ragazzo di diciotto anni che ha salvato più di trenta persone, inclusi sua mamma e suo figlio. Oltre ai repentini cambiamenti atmosferici le responsabilità sono da ricercare nel dissesto urbanistico e ambientale.

 

Ogni azione però suscita una reazione uguale e contraria. E la tragedia ha suscitato delle nobili azioni. Nella prima settimana dopo il disastro, Lito Bulsan, coordinatore del progetto Glimpse of Hope – un’iniziativa dei Focolari che edifica case per famiglie in necessità –, è stato tra i primi ad accorrere per aiutare. «La prima persona che ho incontrato – ci racconta Lito Bulsan – è un’anziana donna ricoperta interamente dal fango a cui ho consegnato dell’acqua e del cibo». Nelle sue stesse condizioni versano tre milioni gli sfollati e un milione di persone sono senza casa.

Il governo sta varando alcune misure per contenere l’incremento dei prezzi sui beni di prima necessità e per facilitare l’accesso a crediti bancari. Grandi multinazionali come la Toyota o la Kia hanno stabilito degli sconti generalizzati sulla riparazione delle macchine danneggiate dal tifone ed anche le compagnie di telefonia mobile hanno dato il loro contributo, abbassando le tariffe. Misure generose ma non sufficienti. «Dobbiamo aiutarli – aggiunge Bulan – fornendogli mattoni, legno, cemento per poter ricostruire e riparare le loro case».

 

E questi momenti tragici hanno messo in moto una straordinaria catena di solidarietà fra tutti i filippini mettendo in rilievo ciò che è veramente necessario. «Ero molto preoccupato – commenta un giovane che si è molto adoperato  per aiutare – di cose molto materiali (Ipod, playstation), ma quando ho visto un uomo nuotare nell’acqua per cercare la sua famiglia, ho capito quello che veramente conta nella vita».

 

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