Dopo l’alluvione: coloriamo il dolore

Durante l'alluvione in Emilia Romagna, tante le azioni di solidarietà e condivisione. Il racconto della nostra collaboratrice
Alluvione Emilia (foto LaPresse)

La scorsa settimana, insieme ad altri Parmigiani, sono arrivata in Romagna dopo aver visto le immagini dell’alluvione che l’ha colpita! Conosciamo bene gli amici Romagnoli visto che trascorriamo pezzi d’ estate con loro: sono persone accoglienti, generose, speciali.

Quando siamo arrivati, pioveva! Ovunque desolazione e fango: pezzi di mobili e di elettrodomestici malridotti, accatastati agli angoli delle strade. Il silenzio degli oggetti ridotti in poltiglia penetra nell’anima insieme ad un senso di smarrimento e di incredulità.

Porte, cancelli, infissi sono completamente aperti e  lasciano intravedere macerie irriconoscibili. Si é tutti impantanati in un fango, che deve essere al più presto rimosso prima che solidifichi. Per affrontare e vincere questa battaglia, che sembra impossibile, ci sono volontari dappertutto, in ogni stradina e zona della Romagna. Il rumore delle pale, sembra il ronzio di operose ed instancabili api operaie…

A voce alta ci si fa forza, ci si incoraggia a vicenda, sostenuti dalla testardaggine e dall’orgoglio della gente romagnola, che non piega la testa e il cuore. Ma gli occhi sono lucidi e nella testa nascono molte domande che restano senza risposta. Qualcuno  porta compressori e termos di caffè, da un camion arrivato per sgombrare le strade dai mucchi di detriti, salta giù qualcuno con un vassoio gigantesco di bomboloni appena sfornati: sono proprio loro a ricordarci che siamo sulla Riviera Romagnola!

Alluvione Emilia (foto LaPresse)

L’amicizia, i gesti di affetto, gli sguardi d’incoraggiamento che ci scambiamo, quel lavorare senza sosta per ridare splendore a questa terra così duramene colpita e aiutare i Romagnoli a riprendersi, colora ogni giornata, perfino il fango! Diceva Oscar Wide: siamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano le stelle.

Sì, occorre guardare il Cielo per non perdere la speranza, andare oltre per accorgersi dei fiori e delle rose, in particolare, che continuano a fiorire e ad abbellire i posti più desolati.  Una vecchietta, salvata con un gommone, ha portato con se’ il suo gatto e una piantina di gerani rossi.

L’ azienda Barilla da Parma ha inviato da subito la sua Cucina/Camion per sfornare più volte al giorno pasti caldi per volontari e sfollati. Perché tante famiglie hanno perduto tutto, anche la loro casa, il lavoro, l’azienda agricola, i propri animali!

Alluvione Emilia (foto LaPresse)

Eppure nessuno qui si lamenta, spesso nonostante tutto, sorride e aggiunge: siamo vivi, ce la faremo.

Ma sono speciali anche i bambini romagnoli, che stanno vivendo una situazione di grosso stress emotivo in seguito all’alluvione. La loro casa spesso è andata distrutta ( o sono stati evacuati perché devono essere effettuati dei controlli sulla sicurezza), e l’ambiente intorno è diventato minaccioso, insicuro: ciò può provocare in alcuni di loro un senso di ansia e di smarrimento.

Allora nella struttura dove sono stati accolti, visto che alcune scuole sono tuttora chiuse, abbiamo proposto di provare a dare colore al dolore tramite la pittura. Perché disegnare fa bene, dà voce ad emozioni profonde, a ferite interiori, che non si riescono a volte, ad esprimere con le parole.

Disegnare le paure, i timori che si hanno dentro, aiuta a guardarli negli occhi, a trasformarli in energia positiva, combatte l’ansia, dona serenità e sicurezza. Hanno aderito con entusiasmo ritrovando un po’ di serenità.

Ma questa terapia é valida anche per gli adulti… Provare per credere! Diceva Vassily Kandinsky: il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sull’Anima. I bambini hanno aderito.

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