Non siamo “il centro del mondo”. È vero però che della superficie di una sfera quale è la terra, ogni punto è il centro. E in questo momento, in cui la Sardegna e il Sulcis Iglesiente sono sotto attenzione, non è di poco conto il racconto della vicenda di cui sono teatro. Può essere un riferimento per molte altre terre ed altri popoli.
I Sardi hanno storia di migrazioni e colonizzazioni. E nonostante qualcuno si affanni a cercarle negli antichi Shardana, sono un popolo da sempre estraneo a vocazioni imperialiste.
Vicino a Carbonia, a Sirai[1], c’è la prova archeologica della convivenza pacifica tra i nuragici e i mercanti fenici. Poi, la Sardegna diviene la prima colonia d’oltremare, “il granaio di Roma”.
A rapinare le risorse minerarie e forestali, arriveranno Pisa e Genova, Aragona e Spagna, i Savoia[2] e infine la “Sardegna portaerei del Mediterraneo” dell’immaginifico “duce”.
Da Carbonia – città fondata nel 1937 su una migrazione epocale dall’interno e dall’esterno dell’Isola – viene il carbone, la fonte di energia per sostenere le velleità imperialiste di un regime già soggetto alle “inique sanzioni” per le criminose azioni nella guerra d’Etiopia[3].
Quanto i nostri padri e nonni – che come oggi i lavoratori della fabbrica di armi di Domusnovas[4], dovevano soggiacere al ricatto dell’unico lavoro possibile – erano consci di faticare in condizioni di totale rischio, per produrre ancora più gravi sciagure?
Eppure era tutto già scritto. «Credo che la guerra sia legge della vita e che nell’ora segnata due popoli, due razze, seguiranno fatalmente il grido della foresta. La vittoria sarà del più forte di numero e d’armi». Così appena alcuni anni prima Achille Starace, numero due del regime, che poi aggiunge «Credo che l’Italia vada verso il pieno possesso di questa forza, sotto la possente guida del Duce».[5]
È la stessa ottica di chi oggi ripete il mantra “se vuoi la pace, devi preparare la guerra”. Di chi ci dice che “le guerre non si fermano smettendo di costruire armi” e che “se le armi non si costruissero qui, si farebbero altrove”. Potremmo anche dire: provate pure, vediamo se altrove saranno così d’accordo.
Abbiamo un’ottica e un’etica completamente diverse. Le armi non sono una merce qualsiasi, non servono se non si distruggono, distruggendo e uccidendo, hanno un veloce tasso di sostituzione, consentono profitti incomparabili rispetto a qualsiasi altro prodotto di mercato. Oggi poi «i droni sono in grado di prendere decisioni autonome in ambienti di combattimento fluidi e imprevedibili» [6]
Siamo al fuori da ogni dimensione di diritto, di responsabilità, di umanità.
I governanti europei ci dicono che il “riarmo” sarebbe fondato sulla difesa dei “valori” occidentali ed europei della democrazia. Ma intanto la “democrazia” rappresentativa non è un valore fondativo, è un metodo.
Non è neppure un frutto europeo, è nato tardivamente negli Stati Uniti e perciò anche immaturo. Lo stesso suffragio universale è di poco tempo fa: le nostre nonne hanno votato per la prima volta nel 1948.
L’Europa moderna è fondata sulla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”.[7] Nella sala dove il Re di Francia presiede gli Stati generali, e nobili e clero hanno già occupato il lato alla destra del Re, il Terzo Stato si schiera a sinistra.
Libertà, Eguaglianza, Fraternità. Non c’è chi non veda che l’etica fondativa del cosiddetto “Occidente” è quella che dall’incontro del giudaismo e dalla filosofia greca è stata diffusa dal cristianesimo: Paolo di Tarso e Agostino. Gli uomini sono liberi di decidere il proprio destino, perché così li ha creati Dio. E perciò stesso sono tutti uguali e fratelli tra loro.
Poi, dentro la contrapposizione tra il liberismo senza uguaglianza e l’egualitarismo senza libertà, la fraternità si è persa per strada. “Libertà, uguaglianza… ma che fine ha fatto la fraternità?” chiedeva Chiara Lubich in un memorabile intervento al parlamento inglese.[8]
Per Eric Hobsbawm[9] la peculiarità del ‘900 – il suo “secolo breve” – è stato il solidarismo operaio, nato nella comunanza del lavoro nelle fabbriche e nelle miniere.
La Società Operaia Industriale di Mutuo Soccorso – la più antica associazione del Sulcis Iglesiente, in vita dal 1884, sopravvissuta al commissariamento fascista – vuole essere memoria di quella storia di solidarietà.
È in questa terra colonizzata e sfruttata che dall’esperienza del mutuo soccorso hanno avuto origine le prime organizzazioni di autodifesa dei lavoratori, le “leghe di resistenza” dei battellieri e dei minatori, tra i primissimi sindacati italiani, fondati da Giuseppe Cavallera.[10]
Da questa terra, ora al centro dell’attenzione (per la questione della produzione di armi, ndr) , abbiamo la responsabilità di ricongiungere i diversi percorsi, le diverse ispirazioni del solidarismo, ricostruire fratellanza nei confronti del resto del mondo, a partire dai nostri dirimpettai mediterranei.
Dobbiamo insieme ottenere per la nostra gente – a partire dai lavoratori che oggi vedono nelle fabbriche di armi l’unica opportunità disponibile – condizioni di lavoro sano, in pace con gli altri uomini e con la natura. Da quando si parla solo di “difesa” dal futuro nemico – peraltro – ci si è praticamente dimenticati della “difesa dell’ambiente”.
Abbiamo il compito di sollecitare e insieme supportare con lo studio e l’elaborazione gli interventi delle istituzioni regionali e locali tese a evitare l’ampliamento degli impianti, fermare la produzione e il traffico di armi nei porti sardi – alcuni sono in corso di elaborazione[11] – e a formulare progetti, anche ambiziosi, di rinascita sociale e sviluppo economico.
Condivido l’idea di Zohran Mamdani, migrante ora sindaco di New York, che «gli elettori si aspettano dai leader politici una visione audace di ciò che intendono realizzare, più che una lista di scuse per ciò che sono troppo timidi per tentare».
In Sardegna abbiamo come riferimento il patto costituzionale con lo Stato inscritto dalle madri e dai padri costituenti nell’articolo 13 dello Statuto di Autonomia.[12]
Per citare le parole di Luigi Cogodi, autore di due Piani per il Lavoro: «Un nuovo Piano di rinascita dovrà essere insieme piano organico di ri-naturalizzazione integrale della Sardegna e piano straordinario per il lavoro e lo sviluppo locale tendente idealmente alla piena occupazione». [13]
Testo introduttivo della due giorni di approfondimento multidisciplinare promosso il 14 e 15 novembre ad Iglesias sulla tema della riconversione economica di pace Segnali da un Futuro possibile
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[1] Ai piedi della collina di Sirai – un breve altopiano sui cui solo nel 1963 si rinvennero i resti di una importante città fenicio-punica dominante il basso Sulcis – gli scavi alla base di un vicino nuraghe hanno restituito resti di un preesistente villaggio ove coesistono le forme curvilinee sardo-nuragiche e quelle rettilinee tipiche fenicie, a dimostrazione di lunghi periodi di pacifica convivenza a partire dall’VIII secolo a.C., che smentiscono gli ipotizzati conflitti armati tra le popolazioni.
[2] Lo sfruttamento delle risorse ambientali e minerarie è il filo nero che unisce la diverse dominazioni subite dall’Isola. Anche due pontefici, San Ponziano e San Callisto, vi furono condannati “ad metalla”. Dopo diversi tentativi falliti, nel 1258 una spedizione pisana conquistò il Giudicato di Cagliari e il suo condottiero Conte Ugolino della Gherardesca si impadronì delle miniere d’argento di Villa di Chiesa, l’attuale Iglesias. Nel 1297 il papa Bonifacio VIII istituì il “Regno di Sardegna e Corsica” infeudandolo ai re d’Aragona, che dal 1323 al 1420 conquistarono l’Isola vincendo la lunga resistenza dei Sardi. Il regno, dopo la lunga dominazione spagnola, alla fine delle Guerre di Successione, nel 1720 pervenne ai Savoia, che dopo la II guerra d’Indipendenza, lo trasformarono in Regno d’Italia. E’ di quest’ultimo periodo lo sviluppo del bacino metallifero iglesiente, posto in concessione ad industrie estrattive prevalentemente estere.
[3] Per la conduzione della guerra in Etiopia, che compresero l’uso di armi chimiche e il bombardamento di ospedali della Croce Rossa, dopo la II Guerra Mondiale il comandante delle truppe italiane Maresciallo Rodolfo Graziani fu definito “criminale di guerra” dalla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra.
[4] La “fabbrica di bombe” di Domusnovas è venuta alla ribalta nel 2015, a seguito di un’inchiesta del “The New York Times”, che la metteva in relazione diretta con bombardamenti dell’Arabia Saudita in Yemen. Nel 2019 la Giunta regionale deliberò di non assoggettare a Valutazione di Impatto Ambientale un ulteriore ampliamento dell’impianto. L’atto fu oggetto di ricorso da parte delle associazioni ed annullato definitivamente dal Consiglio di Stato nel 2021, che acclarò l’abuso compiuto dall’azienda. Questa tuttavia ripropose la richiesta di una VIA “ex-post”, presentando documentazione integrativa. L’11.9.25, sedici associazioni avevano richiesto alla Presidente Todde e alla Giunta regionale la richiesta di “non allinearsi a un eventuale parere positivo del Servizio VIA”, ma di “esercitare i propri poteri di discrezionalità”, al fine di “tutelare i valori primari ed assoluti coinvolti”. All’esito positivo dell’istruttoria, alcune parti politiche – Sinistra Futura e 5 Stelle – avevano annunciato il proprio voto contrario, per cui il 23.9 la Giunta, su proposta della Presidente, visto il contenuto delle segnalazioni delle associazioni, ha ritenuto di avviare una ulteriore istruttoria allargata ad altri rami dell’Amministrazione. Il successivo 7.11 le associazioni hanno presentato ulteriori elementi sulle criticità individuate dalla predetta istruttoria regionale. L’adozione di una decisione è attesa entro la metà di dicembre, atteso che nel frattempo il 17.10 l’azienda ha ottenuto dal TAR la fissazione di un termine di 60 giorni per la sua adozione.
[5] Il Decennale, Vallecchi, Firenze 1934, p.491
[6] La definizione è di una importante startup bellica italiana: https://www.dronemaster.it/news/droni-da-combattimento-guidati-da-ia/, che per descrivere il prodotto aggiunge come “un singolo pilota umano può orchestrare uno sciame di questi velivoli, dirigendo una sinfonia di potenza letale e coordinata…”. Alla Sardegna compete anche il triste primato storico della prima applicazione di un’arma c.d. “intelligente”: la prima bomba teleguidata – allora con un rudimentale joystick – il 9 settembre del 1943 su espresso ordine di Hitler affondò, la corazzata “Roma”, l’ ammiraglia della flotta italiana che attraversava lo stretto di Bonifacio per consegnarsi agli Alleati, causando oltre 1400 vittime.
[7] I temi della “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del Cittadino” (Parigi, 26 agosto 1789) sono stati ripresi e rielaborati nella “Dichiarazione universale dei diritti umani” (Parigi, 10 dicembre 1948). Quest’ultimo documento fu approvato da 48 membri sui 58 allora costituenti l’Assemblea delle Nazioni Unite.
[8] Chiara Lubich, “Liberty, equality… whatever happened to fraternity?” – Londra, Palazzo del parlamento britannico, 22 giugno 2004.
[9] Eric Hobsbawm, The Age of Extremes: The Short Twentieth Century, 1914–1991, tr. it. Il secolo breve, Rizzoli, Milano 1994.
[10] Giuseppe Cavallera (1873-1952), medico e attivista socialista, fondò nel 1897 la “Lega dei battellieri e galanzieri” di Carloforte” e nel 1904 la “Federazione Regionale dei minatori sardi”. Eletto Sindaco di Carloforte nel 1906, deputato e senatore del Sulcis-Iglesiente dal 1913 al 1921, e nuovamente dal 1948 al 1952.
[11] Nel corso del Convegno, promosso dalla Rete WarFree – Liberus dae sa gherra, unitamente alla S.O.I.M.S. e ad altre associazioni partecipanti al “Comitato di coordinamento contro l’ampliamento della fabbrica della RWM”, alla Diocesi di Iglesias e all’Ordine dei Giornalisti della Sardegna, sono intervenuti altresì Luca Pizzuto, capogruppo di Sinistra Futura in Consiglio Regionale e la consigliera comunale di Cagliari Rita Polo del PD. E’ stata data notizia della proposta, avanzata da Sinistra Futura e in corso di elaborazione con gli altri gruppi di maggioranza, di una mozione nel Consiglio Comunale di Cagliari che esprima la contrarietà a transito, sosta, carico e scarico di ordigni bellici, e richieda all’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna ed alle altre autorità competenti l’interruzione e il divieto di tali operazioni nel porto di Cagliari.
[12] Statuto Speciale per la Sardegna – Legge Costituzionale 26 febbraio 1948 n. 3 – G.U. 9 marzo 1948, n. 58. Art.13: “Lo Stato col concorso della Regione dispone un piano organico per favorire la rinascita economica e sociale dell’Isola.”
[13] Luigi Cogodi (1943-2015), leader del Movimento Studentesco a Cagliari negli anni ’60, avvocato, dal 1970 consigliere comunale a Cagliari, dal 1979 consigliere ed assessore regionale con il PCI ed il PRC, deputato, in qualità di Assessore regionale degli Enti Locali e poi del Lavoro promosse le realizzazione di un “Piano straordinario per il lavoro e l’occupazione” approvato nel 1987 e di un ulteriore “Piano straordinario per il Lavoro” varato nel 1998.