Cognetti (FOCE): senza prevenzione prevediamo un forte aumento di tumori

Francesco Cognetti, presidente della Confederazione oncologi, cardiologi, ematologi (FOCE), sollecita interventi che rafforzino la sanità pubblica e i servizi territoriali.
Il reparto di Terapia Intensiva dell'Ospedale Poliambulanza di Brescia, foto di Claudio Furlan/Lapresse

«Per le malattie cardiovascolari c’è già stato un raddoppiamento della mortalità durante il Covid. Lo stesso accadrà purtroppo, tra qualche mese o qualche anno per quel che riguarda i tumori».

Francesco Cognetti è il presidente della Confederazione oncologi, cardiologi, ematologi (FOCE) e non nasconde le criticità che affliggono la sanità pubblica. Problemi peggiorati rispetto al periodo precedente la pandemia, come è stato sottolineato da tutti i professionisti presenti al seminario dal titolo “Il Servizio sanitario nazionale di fronte al tema del recupero prestazionale promosso dall’Osservatorio salute previdenza e legalità Eurispes-Enpam.

(Guarda la videointervista al presidente Cognetti)

Presidente Cognetti, dopo il Covid state affrontando le emergenze legate alle patologie che sono state trascurate, innanzitutto quelle oncologiche. Qual è la situazione?
Purtroppo ereditiamo una pesante carenza, con ritardi e cancellazioni di tanti interventi chirurgici per tumore e questi non possono essere naturalmente recuperati. Bisogna rimettere presto in sesto questo Servizio sanitario nazionale, che è uscito molto provato dalla pandemia perché fortemente indebolito da politiche decennali di definanziamento delle strutture ospedaliere e di assenza di medicina territoriale. Bisogna immediatamente rimettere mano ad una riforma complessiva del Servizio sanitario nazionale sia degli ambiti territoriali che di quelli ospedalieri. Poi c’è grossa carenza di medici e di infermieri per mancata programmazione nel corso degli ultimi anni. Bisogna rivedere il numero chiuso di accesso alle Facoltà di Medicina e alle borse di studio per le specialità che vanno più deserte. Si deve aumentare il numero dei posti letto negli ospedali: siamo alla 22esima posizione in Europa per posti letto su popolazione. Dobbiamo intervenire con una riforma che preveda la crescita sincrona degli ospedali e del territorio il DM 77 (che introduce le case di comunità, ndr) così come è fatto non va bene, va rivisto profondamente, ma bisogna rivedere anche il DM 70, che regola il funzionamento di strutture ospedaliere.

Gli screening regionali spesso non sono sufficienti. Che consiglio dà ai cittadini?
I cittadini se ricevono l’invito si devono recare a fare gli esami, i test di screening, e le strutture sanitarie, le regioni devono organizzarle perché siano veramente di conforto ai cittadini che trovano alti livelli di professionalità e di organizzazione. Purtroppo, molte regioni, tra cui tutte quelle del Sud e anche purtroppo la regione Lazio, si trova in una condizione di bassa copertura del target, inferiore al 25-30%, quando l’Europa ci chiede che entro il 2025 dobbiamo raggiungere il 90% della copertura del target. Sarà veramente molto difficile.

Com’è la situazione per le patologie cardiovascolari e respiratorie e quali interventi andrebbero fatti?
Il problema è comune a tutte le specialità. Per quel che riguarda le malattie cardiovascolari tempo dipendenti abbiamo già avuto un aumento di mortalità nel periodo più acuto del Covid, dovuto al fatto che i pazienti con infarto del miocardio, per esempio, non riuscivano ad arrivare in ospedale e morivano a casa. Poi c’è stato un raddoppiamento della mortalità per eventi cardiovascolari tempo dipendenti e lo stesso purtroppo vedremo tra qualche mese o qualche anno per quel che riguarda i tumori. Il paziente che ha un’emergenza ha bisogno di essere assistito immediatamente e ciò non è stato durante il periodo più acuto della pandemia.

Quali sono le urgenze, secondo lei, da realizzare il prima possibile?
Sono tutte urgenze. Sono tutte urgenze e bisogna assolutamente metterci mano Non far finta che i problemi non esistano perché da soli certamente non si risolvono.

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