Ciudad Nueva dal Messico a Perù

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Mentre a Medellín (seconda cittá dalla Colombia) il messaggio dell’ideale dell’unità arrivava grazie a un giornale argentino indirizzato a un sacerdote salesiano, Luis Bonilla, a Bogotà arrivavano anche notizie dalla Spagna ad un altro religioso, un cappuccino, Gerardo Sotelo, che diffondeva la la Parola di vita attorno a lui. Capitò tra le mani di un gruppo di ragazze di Bogotà che se ne interessarono e che, soprattutto, cominciarono a metterla in pratica. Queste esperienze ispirate dalla Parola di vita cominciarono ad essere scritte e ciclostilate, con una precaria macchina prestata dai Paolini locali. Quelle ragazze la facevano funzionare nel poco tempo libero tra una lezione e l’altra all’università. Durò tre anni questo tirocinio, finché fu aperto il primo centro dei Focolari nella capitale colombiana. Quei fogli a ciclostile trovarono così la loro prima testata: Que todos sean uno, che tutti siano uno. L’edizione colombiana di Città nuova era nata. E ben presto si cominciò a comporre i testi con una macchina da scrivere elettrica, si impaginarono con le poche fotografie disponibili e non costose, si fecero alcuni disegni e… si stampò addirittura il risultato ad offset! Contemporaneamente il movimento proponeva ai suoi aderenti più giovani un’altra rivista, Gen, indirizzata al pubblico delle nuove generazioni. Finché, nel febbraio del 1981, le due piccole riviste si fusero in una, chiamandosi dapprima Mariapolis e poi, finalmente, Ciudad nueva, nel 1983. Màrita Sartori e Carlo Casabeltrame, pionieri dell’avventura dei Focolari in Colombia, così scrissero nell’editoriale del primo numero: Il nostro giornale cambia formato, aumenta gli articoli, arriva a chi la leggerà con piacere, pur uscendo con un grande sforzo economico. Vorremmo che fosse una tappa significativa dello sviluppo del movimento e che la rivista sia ogni giorno di più un mezzo efficace di formazione e unità per tutti quelli che la desiderano ricevere. Da allora, in pratica Ciudad Nueva è risultata il collegamento per i Focolari della cosiddetta zona andina e centroamericana di lingua spagnola, dal Perú fino al Messico per intenderci. Tutta la storia del movimento in queste terre si è spiegata attraverso le pagine della rivista. Oggi ha trenta pagine illustrate efficacemente per 1200 copie, ed è redatta, impaginata e stampata grazie ad una rete di professionisti che cercano di esprimere attraverso essa le intuizioni e le aperture, in un contesto complesso e variegato come quello dei Paesi citati, dell’ideale dell’unità.

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