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Città vivibili, un richiamo contro la turisticizzazione

di Verónica Cañizares Ramos

- Fonte: Città Nuova

Il fenomeno si riferisce all’impatto del sovraffollamento turistico sul tessuto commerciale e sociale di alcuni quartieri o città. Sempre più località iniziano ad adottare misure per sviluppare un turismo sostenibile e compatibile con la vita della città.

Fonte: Imagen de freepik

Nelle ultime settimane è stato annunciato che Amsterdam vieterà la costruzione di nuovi alberghi per affrontare il problema del sovraffollamento. Il Comune ha spiegato che con questa misura sta cercando di garantire l’abitabilità della città. Come riportato dal quotidiano Público, la capitale olandese non applicherà questa regola ai nuovi hotel che hanno già ottenuto un permesso (26 in totale), ma d’ora in poi un nuovo hotel potrà essere costruito ad Amsterdam solo se un altro chiude, se il numero di posti letto non aumenta o se la nuova costruzione include qualche miglioramento, come la sostenibilità.

Questa politica di controllo del turismo era già stata approvata nel 2021 con lo slogan “Turismo in equilibrio ad Amsterdam”. Il piano stabilisce un numero massimo di pernottamenti e visite diurne da parte dei turisti, con un massimo di 20 milioni di visitatori all’anno. Se il numero di visitatori raggiunge i 18 milioni, l’esecutivo comunale è obbligato a prendere provvedimenti.

Tuttavia, non è l’unica destinazione europea che fatica a controllare il crescente numero di visitatori e sta prendendo provvedimenti. Milano sta pensando di vietare non solo la vendita di pizza e gelati, ma anche la somministrazione di qualsiasi tipo di cibo o bevanda all’esterno tra le 00:30 e le 6:00 nei giorni feriali e tra l’1:30 e le 6:00 nei fine settimana, per ridurre il rumore nelle strade.

A Venezia, dal 25 aprile i turisti che desiderano entrare nel centro storico in determinati giorni dell’anno devono pagare cinque euro. L’applicazione di questa misura si estende ai sabati e le domeniche di maggio, giugno e luglio, fino al 14 di quest’ultimo mese.

Come ha spiegato il sindaco della città italiana Luigi Brugnaro, «non è mai stato fatto nulla per regolamentare il turismo e abbiamo pensato che fosse necessario fare qualcosa. La paura del cambiamento è legittima, ma questo può servire anche a migliorare, è un modo per far capire alla gente che dobbiamo cambiare e quindi diluire le visite alla città, evitando la congestione e la gente lo sta capendo».

Sulla stessa linea, anche il Comune di Madrid ha attivato un piano d’azione per regolamentare gli alloggi turistici (Vut) congelando la concessione di licenze e inasprendo le sanzioni. I Vut sono aumentati in città del 41% dal 2017, come pubblicato sul sito web comunale. Mentre in questo periodo sono state registrate 5.564 nuove abitazioni turistiche, nello stesso periodo sono stati creati 50 stabilimenti turistici. Questo ha portato a una desertificazione del centro della capitale spagnola, dove c’è un turista ogni due residenti.

Da parte sua, il consiglio comunale di Altea, una città di Alicante, ha fatto un passo avanti all’inizio dell’anno con la regolamentazione degli appartamenti turistici. La concessione di licenze edilizie per appartamenti turistici è stata sospesa per un anno. La città ha registrato una crescita come destinazione turistica, che ha portato a un aumento del numero di proprietà in affitto turistico. Attualmente ci sono circa 2.200 proprietà regolamentate; se le confrontiamo con le 642 del 2018, osserviamo un aumento del 242,68% in cinque anni, come riportato dal quotidiano Alicante Plaza.

Di fronte a questa situazione, l’amministrazione comunale ha promosso uno studio, una proposta di regolamentazione e un processo partecipativo per conoscere l’opinione di tutti gli attori coinvolti in questo fenomeno, come i vicini, le associazioni e le aziende, in considerazione dell’impatto sociale, economico e ambientale. In una prima fase, due workshop saranno offerti al settore turistico. In una seconda fase, si terranno tre workshop per il pubblico in generale, con un workshop aperto a tutti i residenti il 7 maggio.

Per turisticizzazione si intende l’impatto che il sovraffollamento turistico ha sul tessuto commerciale e sociale di alcuni quartieri o città. Il modo in cui l’offerta, le strutture e i servizi dello spazio sono finalizzati a soddisfare le esigenze dei turisti piuttosto che quelle della popolazione permanente. Questo ha anche un impatto su settori come l’edilizia abitativa, il cui prezzo è aumentato, e sui disordini di quartiere.

Il malessere è tale che il 20 aprile migliaia di persone alle Canarie sono scese in piazza per denunciare il modello turistico di massa dell’isola, che secondo loro «lascia problemi di traffico, salari bassi, povertà e prezzi degli affitti alle stelle». Queste manifestazioni si ripeteranno, questa volta a Malaga, il 29 giugno.

Per José Mansilla, membro dell’Osservatorio per l’Antropologia dei Conflitti Urbani (Oacu), «le implicazioni spaziali della turisticizzazione sono state evidenziate da diversi studi, che hanno sottolineato come questo tipo di dinamica ruoti attorno alla relazione tra società, identità, ambiente e patrimonio culturale, in un mondo globalizzato che tende all’omogeneizzazione, o come processo storico, nonché alle relazioni di potere che si producono nella particolare dialettica tra territorio e turismo». Così, «la turisticizzazione sarebbe un processo che implica uno spostamento socio-spaziale — come la gentrificazione — e altre conseguenze materiali e simboliche derivanti dal turismo di massa in un determinato territorio». Per questo motivo, diversi territori stanno adottando misure per controllare il turismo.

In questo senso, le linee guida dell’Onu per lo sviluppo del turismo sostenibile prendono in considerazione gli aspetti ambientali, economici e socio-culturali dello sviluppo turistico. Occorre stabilire un equilibrio appropriato tra queste tre dimensioni per garantire la sostenibilità a lungo termine. Ciò include l’uso ottimale delle risorse ambientali, il rispetto dell’autenticità socio-culturale delle comunità e la garanzia di attività economiche sostenibili a lungo termine che contribuiscano alla riduzione della povertà.

 

(Articolo originale in spagnolo)

Ciudades habitables frente a la turistificación

Este fenómeno hace referencia al impacto que tiene la masificación turística en el tejido comercial y social de determinados barrios o ciudades. Cada vez hay más localidades que comienzan a tomar medidas para alcanzar un turismo sostenible compatible con la vida

En las últimas semanas se ha hecho público que Ámsterdam prohibirá la construcción de nuevos hoteles para hacer frente a la turistificación. De esta manera, el Ayuntamiento ha explicado que con esta medida lo que intentan es garantizar que la ciudad sea habitable. Tal y como recogía el periódico Público, la capital holandesa no aplicará esta regla a los hoteles nuevos que ya habían obtenido un permiso (26 en total), pero a partir de ahora solo se podrá construir un nuevo hotel en Ámsterdam si otro cierra, si no aumenta el número de plazas para dormir y si el nuevo incluye alguna mejora como, por ejemplo, la sostenibilidad.

Esta política para el control del turismo fue aprobada ya en 2021 bajo el lema “Turismo en equilibrio en Ámsterdam”. El plan fija un número máximo de pernoctaciones y visitas diurnas de turistas, con un máximo de 20 millones de visitantes al año. Si el número de visitantes alcanza los 18 millones, el ejecutivo municipal está obligado a tomar medidas.

No obstante, no es el único destino europeo que ha tenido dificultades para controlar el creciente número de visitantes y está tomando medidas al respecto. Milán se plantea prohibir no solo la venta de pizza y helado, sino también servir cualquier tipo de comida o bebida en espacios exteriores entre las 00:30 y las 6:00 entre semana y entre la 1:30 y las 6:00 en fin de semana para reducir el ruido en las calles.

Días antes, Venecia anunciaba que a partir del 25 de abril las y los turistas que quieran acceder a su centro histórico tendrán que pagar cinco euros. La implementación de esta medida se mantendrá durante los sábados y domingos en mayo, junio y julio, hasta el 14 de este último mes.

Tal y como explicó el alcalde de la ciudad italiana Luigi Brugnaro, «nunca se ha hecho nada para regular el turismo y creíamos que era necesario hacer algo. El miedo al cambio es legítimo, pero esto también puede servir para mejorar, es una manera de hacer entender a la gente que hay que cambiar y por tanto diluir las visitas a la ciudad, evitando la congestión y la gente lo está entendiendo».

En esta misma línea, el Ayuntamiento de Madrid también ha activado un plan de acción para ordenar las viviendas de uso turístico (VUT) a través de la congelación de la concesión de licencias y el endurecimiento de las sanciones. Las VUT se han incrementado en la ciudad un 41% desde 2017, tal y como publica la web municipal. Mientras en este tiempo se han contabilizado 5.564 viviendas turísticas nuevas, en el mismo periodo se han creado 50 establecimientos turísticos. Esto ha tenido como consecuencia una desertización del centro de la capital española, donde hay un turista alojado por cada dos residentes.

Por su parte, el Ayuntamiento de Altea, localidad alicantina, ya dio un paso adelante a principios de año con la regulación de los pisos turísticos. Se suspendió durante un año el otorgamiento de la compatibilidad urbanística para las viviendas de uso turístico. La localidad ha experimentado un crecimiento como destino vacacional, lo que se ha traducido en el aumento del número de viviendas destinadas a alquiler turístico. En la actualidad, hay en torno a 2.200 viviendas regladas; si las comparamos a las 642 del 2018, observamos un incremento del 242,68% en cinco años, tal y como recoge el periódico Alicante Plaza.

Ante esta situación, el gobierno municipal ha impulsado un estudio, una propuesta de regulación y un proceso participativo para contar con la opinión de todos los agentes implicados en este fenómeno, como vecindario, asociaciones y empresas, ante el impacto social, económico y ambiental. En una primera fase, se ofrecerán dos talleres dirigidos al sector turístico. En un segundo periodo, tendrán lugar tres talleres dirigidos a la ciudadanía, destacando el 7 de mayo el taller abierto a todos los vecinos y vecinas.

La turistificación hace referencia al impacto que tiene la masificación turística en el tejido comercial y social de determinados barrios o ciudades. La manera en que la oferta, las instalaciones y los servicios del espacio se dirigen a cubrir las necesidades del turista en lugar de las necesidades de la población fija. Asimismo, tiene un impacto en sectores como la vivienda, cuyo precio se ha incrementado, así como el malestar del vecindario.

Tal es el malestar existente que el 20 de abril miles de personas en Canarias salieron a las calles para denunciar el modelo turístico de masas de la isla, que según denuncian «deja problemas de tráfico, bajos sueldos, pobreza y precios de los alquileres por las nubes». Estas concentraciones se volverán a repetir, esta vez en Málaga, el próximo 29 de junio.

Para José Mansilla, miembro del Observatorio de Antropología del Conflicto Urbano (OACU), «las implicaciones espaciales de la turistificación han sido destacadas por diversos estudios, los cuales han señalado que este tipo de dinámica pivotaría en torno a la relación entre sociedad, identidad, medioambiente y patrimonio cultural, en un mundo globalizado que tiende hacía la homogeneización, o como un proceso histórico, así como las relaciones de poder, que se producen en la dialéctica particular entre territorio y turismo». Así, «la turistificación sería aquel proceso que supone un desplazamiento socioespacial — como la gentrificación — además de otras consecuencias materiales y simbólicas derivadas del turismo masivo en un determinado territorio». Es por ello que diferentes territorios están tomando medidas para controlar el turismo.

En este sentido, las directrices que da la ONU para el desarrollo de un turismo sostenible tienen en cuenta los aspectos medioambientales, económicos y socioculturales del desarrollo turístico, habiéndose de establecer un equilibrio adecuado entre esas tres dimensiones para garantizar su sostenibilidad a largo plazo. Para ello, se tiene que dar un uso óptimo de los recursos medioambientales, respetar la autenticidad sociocultural de las comunidades, y asegurar actividades económicas viables a largo plazo que contribuyan a la reducción de la pobreza.

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