Cisterna di Latina piange Nicoletta e Renée: “Se uccide, non è amore, non è vita”

Il duplice femminicidio avvenuto a Cisterna ha sconvolto la comunità della città laziale, già colpita in passato da episodi simili che ne hanno minato la tranquillità.
Oltre un migliaio di persone, in un corteo rumorosissimo, a Vigonovo, il paese di Giulia Cecchettin, 26 novembre 2023. Foto: ANSA/LUCA VECCHIATO

I fatti si sono svolti nel pomeriggio di martedì 13 febbraio. Anche questa volta, così come avvenuto nell’omicidio di Elisa Ciotti, il movente è da ricercare nella gelosia possessiva di un uomo che non accettava la fine della propria relazione.

L’uomo in questione è Christian Sodano, 26enne maresciallo della Guardia di Finanza che ha fatto fuoco con la pistola d’ordinanza colpendo Nicoletta Zomparelli e Renèe Amato, rispettivamente madre e sorella dell’ex fidanzata di quest’ultimo. Secondo gli inquirenti, Sodano avrebbe voluto colpire l’ex fidanzata, 22 anni, di nome Desyrèe Amato. La ragazza sarebbe riuscita a fuggire in bagno e, chiudendosi in casa, si è salvata dalla furia del killer.

Secondo quanto riportato dalle prime indagini, il finanziere, originario di Minturno, ma in servizio a Ostia, è arrivato a casa della fidanzata, vicino al quartiere San Valentino. Da subito, l’uomo avrebbe esploso i colpi di pistola al culmine di una lite: a rimanere a terra, esanimi, la 46enne Nicoletta Zomparelli e la figlia 19enne Renèe Amato.

Subito dopo Desyrèe è stata ritrovata per strada mentre chiedeva aiuto, raccontando quanto era successo. Gli inquirenti, coordinati dal PM Valerio De Luca, sono riusciti a ricostruire i fatti anche grazie al racconto della giovane. Sodano sarebbe arrivato presso l’abitazione e subito avrebbe avuto luogo un forte litigio. A quel punto l’uomo avrebbe estratto la pistola, Desyrèe si è spaventata ed è corsa via urlando, in quel frangente sono intervenute la madre e la sorella che sono state raggiunte dai colpi di arma da fuoco esplosi da Sodano. Dopo averle colpite, il 26enne si è diretto verso il bagno, prendendo a calci la porta, provocandone la rottura di una parte.

A quel punto, la ragazza scappata di nuovo ha raggiunto la camera della sorella al fine di fuggire dalla finestra, ma è stata raggiunta da Sodano per poi riuscire a fuggire un’ultima volta e rifugiarsi dietro una legnaia del giardino di casa. Da lì ha udito l’esplosione di altri due colpi di pistola ed è quindi fuggita in strada, passando da un buco della rete di recinzione dell’abitazione. Sodano è stato arrestato successivamente a Latina dove si era rifugiato dopo il gesto efferato.

A margine dei fatti è arrivato il commento del vescovo di Latina, Mons. Crociata:

«La cosa da dire in questo momento è il dolore e la preghiera per le vittime, lo sgomento e l’impotenza di fronte a un simile gesto, per certi versi l’ennesimo, ma poi in sé unico, come uniche sono le persone di vittime e carnefice. Rinuncio in questo momento a fare analisi e commenti di circostanza. Dico che chiunque ne ha la possibilità, si dedichi con amore e passione al lavoro, al servizio degli altri, soprattutto al compito o anche solo alla responsabilità educativa con il modo di agire prima che con i discorsi. Impegniamoci a costruire buone relazioni e senso di rispetto e di accoglienza nei confronti di ogni persona, dovunque e sempre. In questo senso apprezzo e incoraggio il lavoro pastorale ed educativo che svolge la parrocchia di San Valentino in un quartiere che ospita molte belle persone e belle famiglie, che vanno solo incoraggiate ad andare avanti costruendo insieme buona socialità».

Cisterna è sconvolta, non è la prima volta che la cittadina pontina viene colpita da un dramma simile. Era il 28 febbraio 2018 quando il carabiniere Luigi Capasso si era barricato in casa, dopo aver sparato alla moglie, fingendo di aver sequestrato le due figlie di 8 e 13 anni, in realtà brutalmente uccise nel sonno. Senza dimenticare il femminicidio di Elisa Ciotti nel 2018, quando il marito che non accettava la fine del matrimonio ha ucciso la donna all’interno dell’abitazione familiare con un martello.

Sono ben 11 i femminicidi negli ultimi 9 anni avvenuti a Cisterna. «Siamo una comunità che si ritrova ad affrontare un altro barbaro omicidio, le donne si sentono colpite, la città non è più sicura come 15/20 anni fa», ci ha riferito un cittadino cisternese.

Antonietta Gargiulo, che si è vista portare via le figlie da Luigi Capasso e che è sopravvissuta miracolosamente alla strage del 2018, ha scritto nei giorni scorsi una riflessione commovente sul momento storico che sta vivendo Cisterna, denunciando l’emergenza sociale derivante dai femminicidi:

«13 febbraio 2024. Domani è San Valentino, festeggeremo l’amore. Quale amore? Quello che uccide? Quello che usa le pistole? Quale amore? È appena iniziato l’anno e ho timore di aprire i social, di vedere i tg. Ferite che si riaprono, da sentire venir meno la vita. Proprio come questa sera.

Oggi a Cisterna di Latina ancora morte, ancora terrore. Sempre la stessa rabbia, lo stesso dolore. Nessuno è immune, nessuno al sicuro. Non è amore. Non è vita. Non è un’emergenza sociale lontana da noi. Ma il dolore di stasera troppo, troppo vicino. Non ci sono parole.

Sono vicina stasera a tutti voi. Col cuore a Cisterna. Stretti in un abbraccio senza tempo e senza spazio. Uniti da un amore che non ha confini, che grida giustizia e grida il cambiamento.

Troppa omertà, ancora tanto da fare. Io continuo la mia battaglia. A Renèe, a Nicoletta, a tutte le donne e le giovani vite spezzate. Stop ai femminicidi».

Secondo il sito femminicidioitalia.info sono già 7 le vittime di femminicidio del nostro Paese dall’inizio dell’anno, una tendenza che, se confermata, porterebbe a un aumento del numero di casi rispetto al 2023. Lo scorso anno la Treccani ha scelto “femminicidio” come parola dell’anno per denunciare la discriminazione di genere. Secondo la nota enciclopedia, l’aumento dell’uso di questa parola segnala che la sua presenza si è fatta più rilevante, fino a configurarsi come una sorta di campanello d’allarme che evidenzia, sul piano linguistico, l’intensità di questa discriminazione.

Secondo un’indagine condotta dall’ISTAT nel 2018, i casi più frequenti di femminicidio sono sicuramente quelli legati alla sfera del rapporto sentimentale: gelosia, “amore” possessivo e morboso, intento di porre la compagna a sottomissione. Bisogna lavorare molto sulla cultura, insegnare che l’amore dà e non toglie, senza dimenticare di poter scegliere quando e come interrompere una relazione. Una scelta che non è stata concessa a tantissime donne che negli ultimi anni sono state uccise dai propri partner.

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