Circeo, parco d’incontro

Foresta, promontorio, zone umide e mare ne hanno fatto una meta privilegiata per escursioni tutto l’anno.
Circeo

Appena superati i 75 anni di vita, il parco nazionale del Circeo riserva non poche sorprese all’attento estimatore. Forse il meno noto tra i quattro storici, Gran Paradiso, Abruzzo e Stelvio che per oltre 60 anni sono stati i soli istituiti lungo lo Stivale, ma non certo secondo per elementi di pregio e peculiarità.

Circeo: non è fuori luogo pensarlo come un parco di frontiera, immerso com’è nel profondo delle paludi pontine. Ed è proprio qui che traspare la sua caratteristica. Per la conformazione e ubicazione dei componenti paesaggistici principali: foresta, promontorio, dune costiere, zone umide e mare, è punto d’incontro di habitat e specie dei climi più diversi.

La foresta: ciò che rimane dell’antica e molto più vasta “Selva di Terracina”, è comunque a tutt’oggi il più esteso bosco naturale di pianura italiano. Caratteristiche sono le “piscine”, aree paludose naturali di accumulo di acque piovane, che offrono, principalmente nelle stagioni intermedie, una particolare diversità ambientale all’interno dell’habitat forestale.

Il promontorio: con la cima montuosa del Circeo, di rimembranza epica, ha la forma di figura femminile dormiente. Anch’esso vanta due versanti, uno freddo e uno caldo, con inquilini climaticamente legati, dal carpino nero e frassino minore per il primo, al lentisco, al rosmarino e alla palma nana, unica specie europea, nel secondo.

Anche la duna litoranea è habitat di frontiera. Frequentata dalle cosiddette specie pioniere, organismi vegetali specializzati per colonizzare aree con caratteri ambientali limite. In questo caso l’alta temperatura, la salinità e la scarsità di acqua dolce sono gli elementi che più frenano la vita vegetale. Nonostante ciò, piante all’apparenza poco significative come il giglio marino, la camomilla marittima o la gramigna delle sabbie, mostrano invece grande resistenza e capacità di sopravvivere in questi habitat. Non solo: il loro sviluppo diventa fondamentale per il rafforzamento e la conservazione dell’habitat litoraneo dunale.

 

Le zone umide comprendono quattro laghi costieri, ciò che resta delle antiche paludi pontine. Di bassa profondità sono praticamente degli stagni costieri di acqua salmastra. Proprio per questo conservano habitat importanti con un’ampia biodiversità, a tal punto da essere riconosciuti dal 1976 “Zona umida di interesse internazionale”. Ospitano infatti specie vegetali e animali le più varie legate all’ambiente di palude; dalle inule ai tamerici, dalle tartarughe palustri alle oche selvatiche, dagli aironi alle gru.

Dal 1979 l’isola di Zannone è entrata a far parte del territorio del parco. Disabitata, è ricoperta per lo più da macchia mediterranea. È un punto di sosta fondamentale per milioni di uccelli che a primavera e in autunno compiono gli spostamenti migratori tra Europa e Africa, attraverso il Mediterraneo, lungo le direttrici costiere con vicinanza di isole. Ulteriore elemento che fa del Circeo un parco d’incontro, pur se… ambientalmente parlando, i migranti in questo caso sono uccelli, oppure specie vegetali di residenza climatica diversa.

 

 

I mille volti di un parco

 

Il parco venne istituito nel 1934 per tutelare gli ultimi resti delle paludi pontine. È proprio in quegli anni infatti che ne fu completata la bonifica. Si estende per circa 8.500 ettari nei comuni di Latina, Sabaudia, Ponza e San Felice Circeo. È l’unico parco nazionale italiano posto quasi interamente in pianura con l’unica eccezione del promontorio del monte Circeo (541 m. s.l.m.). Oltre agli habitat citati nell’articolo, vanta importante interesse storico, per la presenza di ville di epoca romana (villa di Domiziano) del I sec., o papale (villa Fogliano), particolarmente fiorente durante il papato di Bonifacio VIII.

Non è minore l’interesse speleologico, grazie alla presenza di grotte come quella di Guattari, dove nel 1939 fu ritrovato un cranio di tipo neandertaliano, o la grotta azzurra, o la grotta del presepe, ricca di colate stalagmitiche sembranti statue inginocchiate.

Il parco è attualmente gestito dall’ex Asfd (Corpo forestale dello Stato), ora Mipaf. Il centro visita di riferimento è a Sabaudia, con museo naturalistico, servizio informativo, biblioteca e sala convegni.

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