In Cile vince l’estrema destra

 In Cile, José Antonio Kast, dell’estrema destra, ha ottenuto il 28% dei voti e va al secondo turno insieme all’ ex dirigente studentesco Gabriel Boric (25,5%), esponente della sinistra.
Jose Antonio Kast

Il risultato è paradossale: dopo due anni di proteste sociali, che hanno prodotto il processo di riscrittura della Costituzione appoggiato dal 78% dei votanti, ottiene il primo posto nelle preferenze un candidato che si oppone sia alla sinistra che alla destra di governo.

È tutto da analizzare il risultato delle elezioni di domenica 21 novembre in Cile, che assegnano un posto in vista del secondo turno al rappresentante della destra estrema, José Antonio Kast, che appena pochi mesi fa aveva votato contro la Costituente. Solo la settimana scorsa Kast aveva affermato che senza dubbio alcuno, se fosse vivo, Pinochet voterebbe per lui. L’altro posto al secondo turno è stato invece assegnato a Gabriel Boric, sostenuto da una coalizione di sinistra, Convergencia social. Tra un mese il ballottaggio.

Il risultato deve essere doverosamente analizzato tenendo conto che ha votato meno del 50% degli aventi diritto (7 milioni di votanti su un totale de 15 milioni), confermando che gran parte del voto, sia a destra che a sinistra, è rappresentato dai militanti più vicini a questi settori, forse attribuendo a ciascuno un livello di rappresentanza politica superiore alla loro reale consistenza.

Questa volta i sondaggi non si sono scostati troppo dalla realtà. Kast è da mesi segnalato tra i favoriti nella competizione elettorale, al punto da scalzare il candidato ufficiale della destra, Sebastián Sichel, sostenuto dal governo. Sichel aveva via via perso adesioni quando non aveva saputo dare garanzie in merito ad una serie di episodi in materia di trasparenza, tra i quali il suo passato come lobbista al servizio di interessi privati. È arrivato quarto, con il 12,4%, mentre Kast lo supera ottenendo il 28% dei voti espressi.

Boric, col 25,6%, si afferma nei confronti di un’altra candidatura di centro sinistra, la senatrice Yasna Provoste, che sfiora il 12%, sostenuta dai partiti della vecchia “Concertación”, la coalizione di centro sinistra (meno i comunisti) che ha governato per oltre 20 anni il Paese.

Ma la grande sorpresa di questa domenica la costituisce il 13% raccolto da Franco Parisi, candidato del Partido de la Gente, senza essere nemmeno stato nel Paese durante la campagna elettorale. Parisi è ancora negli Stati Uniti, dove ha dichiarato di aver contratto il Covid19, ed è ancora in debito con la giustizia per non aver corrisposto gli alimenti alla sua ex moglie, e con un debito accumulato di circa 360.000 euro. In questo senso, il risultato ottenuto è forse spiegabile con un voto di protesta nei confronti del sistema dei partiti tradizionali.

Marco Enrique Ominami, alla testa di una proposta progressista, ha ottenuto attorno al 7,6%, mentre ancora più a sinistra di Convergencia social, Eduardo Artés di Unión Patriótica, si attesta attorno all’1,5%.

José Antonio Kast non ha mai negato il suo passato legato alla dittatura di Pinochet, della quale rivendica la validità della struttura economica e sociale – fortemente criticata dalla protesta sociale scoppiata nel Paese alla fine del 2019. Pochi giorni prima delle elezioni, Kast ha sostenuto che durante la dittatura non vennero incarcerati dissidenti politici e sociali. Fedele alle sue convinzioni liberiste, il suo programma di governo promette meno stato e più mercato.

Gabriel Boric

Proveniente dal profondo sud patagonico, Gabriel Boric, ha 35 anni ed è stato un dirigente del movimento studentesco che una decina di anni fa ottenne che il tema dell’educazione in Cile si trasformasse in una questione all’ordine del giorno. La sua proposta di governo è quella di recuperare una maggiore presenza dello stato per garantire l’accesso a servizi essenziali, oggi spesso negati ad un consistente numero di persone.

Cosa succederà in vista del secondo turno? In politica, e questi ultimi anni lo confermano, gli appoggi politici non sempre si riflettono in una somma aritmetica. Mentre è difficile che i voti di Sichel non confluiscano su Kast, non è detto che tutti i voti di Provoste passino a Boric. Nei settori più conservatori del centrosinistra non sono pochi coloro che faticano a votare insieme ai comunisti. È invece molto più possibile che i voti di Ominami e di Artés si sommino a sostenere Boric, col discorso di impedire un nuovo governo di destra che, nel caso di Kast, sarebbe una versione reloaded di quello attuale, nonostante che questa gestione sia stata oggetto di gran parte della protesta sociale, che, a questo punto, potrebbe benissimo accentuarsi. Un paradosso che andrebbe analizzato è quello di una protesta sociale che riempie le piazze ma non punta alle urne, tutt’altro. A questo punto, cosa farà Parisi diventa un’incognita. Non è detto che chi ha votato per lui tornerà a votare a dicembre, al ballottaggio.

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