Cile: un presidente chiamato Boric

Più che dire sì alla sinistra, il Cile ha detto no alla destra estrema. Il nuovo presidente, dalmata di origine, sarà il più giovane della storia del Paese.
Gabriel Boric (AP Photo/Luis Hidalgo)

Gabriel Boric sarà il più giovane presidente della storia del Cile. Lo ha stabilito quasi il 56% degli 8 milioni di votanti che domenica 19 dicembre lo hanno scelto come primo cittadino. Il suo rivale, José Antonio Kast, si è fermato al 44%. Il presidente eletto, classe 1986, sarà anche il primo proveniente dal profondo sud. È nato a Punta Arenas, sullo stretto di Magallanes (Magellano), la terra prossima all’Antartide, a 3 mila km dalla capitale.

(AP Photo/Matias Delacroix)

I Boric fanno parte delle prime dieci famiglie croate che dalla Dalmazia si installarono nella regione alla fine del XIX secolo. È militante in una coalizione di sinistra, ma non me la sentirei di affermare che i cileni hanno svoltato decisamente a sinistra. Piuttosto, si sono rifiutati di intraprendere un’avventura guidati dall’estrema destra, quella che Kast rappresenta. Diciamo allora che l’assenza di leader del centrosinistra storico, ha messo in luce la figura di Boric, che nella seconda parte della campagna elettorale ha saputo parlare al centro, chiarendo che non ha nessuna intenzione di intraprendere strade che vanno contromano rispetto alla storia, ed ha saputo conciliare il suo discorso con quest’area politica.

Kast, da parte sua, ha fatto tutto il contrario, anche perché non ha mai avuto un pensiero moderato: nostalgico della dittatura di Pinochet (ha affermato con orgoglio che il dittatore avrebbe votato per lui), si è contraddetto su vari punti del suo programma – rivelando che nemmeno lo conosceva a fondo –, dall’abolizione del ministero della donna, a quella di chiudere l’Istituto nazionale dei diritti umani, creando un notevole imbarazzo anche nella propria destra. Prima delle elezioni aveva già manifestato l’intenzione di abbandonare l’Onu, oltre ad esprimere le sue simpatie per i vari Trump e Bolsonaro. Chi al centro aveva riserve nei confronti di Boric, ne ha trovate di più nei confronti di una proposta che avrebbe negato i cambiamenti avviati nel Paese negli ultimi due anni, a partire dalle proteste sociali poi sfociate nel processo della attuale fase Costituente (alla quale Kast si è opposto).

In definitiva, la destra vive in un labirinto dal quale non è facile venire fuori. L’attuale presidente, Sebastián Piñera, concluderà a marzo un mandato disastroso, culminato nell’ammissione di aver fatto affari in paradisi fiscali, senza aver colto l’aspetto scandaloso della questione morale in gioco. La sua stessa area politica lo ha rimproverato di aver sviluppato un discorso “poco di destra” ed ha punito sia lui che altri leader che hanno ammorbidito tali posizioni. Ma quando Kast ha seguito questa logica il centro gli ha negato appoggi. Qualcosa di simile ma all’inverso è accaduta con Boric, che non ha mai preso posizioni estremiste. Il centro gli ha negato appoggi al primo turno, rifiutando forse spazi troppo influenti alla sinistra comunista, che è fortemente minoritaria nella sua coalizione. Ma lo ha appoggiato quando in vista del secondo turno ha saputo avvicinarsi al centro, “ascoltando” la sua sensibilità.

(AP Photo/Matias Delacroix)

Possiamo allora trarre alcune conclusioni. La prima è che il vero protagonista della politica cilena è il centro moderato, e non gli estremi. L’altra è che sebbene si parli di una delle maggiori partecipazioni di elettori nella storia politica del Paese, alla fine ha votato il 55% dell’elettorato. Una parte sostanziale del Paese si sente estranea al processo politico. Non a caso, il Parlamento ed i legislatori sono le figure che raccolgono meno fiducia nell’opinione pubblica. E gli scandali degli ultimi anni dicono che non ha tutti i torti.

L’elezione di Boric mette anche in salvo da eventuali ostacoli il processo costituente, che sta entrando nel vivo della questione: le basi della nuova costituzione. Ci sono spinte ad uscire dall’eccessivo presidenzialismo e dal centralismo amministrativo. Cosa si intende per bene comune e come preservarlo sono pure un tema in agenda da trasformare in articoli. È uno strumento importante per avanzare nello sviluppo. Ma non sarà la legge a rendere dinamico uno spirito solidale ed inclusivo che appartiene a una dimensione etica, che occorre recuperare dopo decenni di logica di mercato. E dipende dalla capacità della politica di cogliere questo nodo cruciale.

 

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