Chiesa, semi promettenti

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La maturazione di ciò che ha da restare non è cosa rapida e tanto meno immediata. Sono necessari i tempi lunghi perché i semi sparsi dallo Spirito nei solchi della storia attecchiscano per poi sbocciare in fiori e frutti. Così è del tempo che oggi viviamo in una Chiesa che, dopo aver sciolto le vele alla brezza del Concilio, deve ora passo passo individuare la rotta da seguire per intercettare il cuore e la mente degli uomini nel segno del Vangelo. E se, a un primo sguardo, un affrettato osservatore potrebbe pensare a una certa stasi, in realtà, guardando a ciò che è accaduto in quest’ultimo anno, ci si può render conto di quanto i semi sin qui gettati già comincino a germinare. Penso, innanzi tutto, al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio, dove si è fatta esperienza – come sottolineato dal papa – che la Bibbia è il libro di un popolo e per un popolo e che solo dall’ascoltare e dal vivere con convinzione la Parola sotto l’azione dello Spirito Santo può sgorgare un autentico rinnovamento della Chiesa e un nuovo slancio nella missione e nel dialogo. In questa direzione muovono anche le iniziative per l’anno paolino. Da notare il positivo incremento nei rapporti tra la Chiesa di Roma e la Chiesa ortodossa, in particolare con il patriarca Bartolomeo I e con il catholicos degli armeni Karekin II. Nel rapporto con le religioni, persistono incomprensioni con l’ebraismo che richiedono pazienza e prudenza da entrambe le parti, mentre una stagione nuova si apre con l’Islam. Degno di rilievo il Forum cattolico-musulmano istituito dal Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e da rappresentanti dei leader musulmani firmatari della lettera ai leader cristiani del 13 ottobre 2007. Anche in ambito culturale non mancano segnali positivi: si pensi all’accoglienza riservata alle parole del papa dal mondo della cultura a Parigi. Importante la lettera di Benedetto XVI alla Chiesa cattolica in Cina, così come la sua visita negli Usa e all’Onu. In questo contesto si stagliano due avvenimenti promettenti. Da un lato, l’incredibile eco suscitata dalla fine dell’avventura terrena di Chiara Lubich: un corale e variegato riconoscimento della fecondità e incisività del Vangelo di Gesù nel dischiudere sentieri all’altezza dei tempi. Dall’altro, il riproporsi, in Australia, della Gmg: i giovani sono assetati di ideali alti e sostanziosi per realizzare veri laboratori della speranza. Uno dei quali – mi sia permesso – è l’Istituto universitario Sophia di Loppiano, voluto da Chiara Lubich e vissuto con entusiasmo dai giovani che ne sono protagonisti.

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