Chiara Lubich, 13 maggio 1944

Un terribile bombardamento su Trento il 13 maggio 1944 dà il via alla prima convivenza stabile di una comunità del Movimento dei Focolari. Ripubblichiamo parte di un articolo del 2009.
Il 13 maggio è la ricorrenza di un evento importante per la nascita della prima comunità dei Focolari.
L’inizio del movimento viene abitualmente fatto risalire al 7 dicembre 1943, anno in cui Chiara pronuncia il suo voto di verginità, o il suo “volo” in Dio, come ella amava definirlo. Ma «il punto di partenza» della sua esperienza spirituale – come scriveva lei stessa – è da collocarsi proprio alla vigilia della guerra, in un episodio del 1939, quando, a Loreto ebbe, «plasticamente», «la visione, la prima idea di quello che sarebbe stato il focolare». Occorre tuttavia aspettare cinque anni perché si costituisca la prima convivenza stabile, a seguito del secondo devastante bombardamento che si abbatté sulla città di Trento il 13 maggio 1944.
Il primo bombardamento era avvenuto il 2 settembre 1943. 91 bombardieri B-17 riversarono sulla città 218 tonnellate di bombe. Trento era impreparata e indifesa, i rifugi antiaerei non esistono, la protezione d’artiglieria pressoché nulla e limitata ad una postazione di mitragliere. 229 i morti, innumerevoli i feriti, la città devastata.
Quando nella tarda mattinata del 13 maggio 1944 iniziarono nuovamente i bombardamenti si sapeva già che sarebbe stata una tragedia come quella del 2 settembre. La famiglia Lubich corse subito lungo la via Gocciadoro fin sull’omonimo bosco vicino. Da lì si potevano vedere gli aerei, le bombe cadere dal cielo, le fiamme e il fumo che si levavano dalla città. «Ricordo di quella notte, passata all’addiaccio, sdraiata con gli altri per terra, due sole parole: stelle e lacrime – raccontò Chiara più tardi –. Stelle, perché, nel corso delle ore, le ho viste tutte passare sopra il mio capo; lacrime, perché piangevo, capendo che non sarei potuta partire da Trento con i miei che tanto amavo».
La mattina, dopo essersi congedata dai familiari, rientrò in città. La prima visita è all’ospedale di Santa Chiara, dove il fratello Gino, studente di medicina, lavorava come medico praticante. Egli la condusse a visitare quanto restava del reparto dove erano in degenza giovani donne. Alla prima compagna, Natalia Dallapiccola, Chiara descrisse quanto aveva appena visto: «Nel reparto 3 non è rimasto vivo nessuno; soltanto la suora che diceva il rosario in mezzo alle malate è illesa. Terrificante! Mani staccate dal braccio ancora con gli anelli infilati nelle dita; facce imbellettate schiacciate come una sogliola contro il muro, i capelli strappati o appiccicati come una ragnatela sui volti irriconoscibili. “Tutto è vanità delle vanità”… Natalia, l’unico che non passa è quello che abbiamo scelto: Dio». Dio, scriverà Chiara molti anni dopo ricordando quel momento, «in mezzo al furore della guerra, frutto dell’odio, sotto l’azione di una grazia particolare, si manifestò per quello che egli veramente è: amore». È la prima grande lezione della guerra, la vanità di tutto a cui si contrappone il tutto di Dio.
In quegli anni di guerra i momenti determinanti per la nascita del carisma sono legati soprattutto ai “rifugi” antiaerei. Per la gente quelli erano momenti di angoscia, di disagio. Per le “focolarine” si trasfiguravano in momenti di intensa comunione, di luce, pur nel buio del luogo chiuso. La tragedia della guerra nelle quali erano immerse veniva letta con un nuovo sguardo di fede che sapeva riconoscere nei dolori, nelle paure, nei feriti, nei morti, negli orfani, nei poveri il volto stesso di Cristo nel suo abbandono sulla croce, «nel culmine del dolore, che è il vertice dell’amore».
Nel rifugio portano solo un piccolo libro: il Vangelo. Lo aprono e quelle parole s’illuminano come se sotto s’accendesse una luce, infiammano il cuore e spingono a metterle subito in pratica. È l’inizio di una vita autenticamente evangelica e il Vangelo sarà il costante luogo di riferimento per la nuova spiritualità, ogni suo aspetto fiorirà su una parola della Sacra Scrittura.

 

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