Chi è Duccia?

Trentina, appartenente ad una famiglia con ascendenze nobiliari, appassionata di arte, ma anche con una grande sensibilità alle problematiche sociali…Ilaria Pedrini, attingendo ai documenti del Museo Storico di Trento nel volume L’altro novecento ripercorre la vita di Duccia Calderari. Una figura davvero straordinaria che merita di essere conosciuta. 
L'altro novecento_Pedrini_Città Nuova_2016

I genitori di Iolanda – Emma Disertori e Giovanni Cal­derari –, nel Trentino che allora era una provincia periferica dell’Impero austroungarico, avevano figure importanti fra la parentela e anche ascendenze nobiliari segnalate da qualche “de” premesso ai cognomi Altenpurgen, Larcher… La ma­dre era cugina di un famoso artista, incisore e musicologo, Benvenuto Disertori, a cui Trento ha intitolato una via e le cui opere sono esposte alla Galleria degli Uffizi di Firenze e al Metropolitan Museum di New York.

 

Di pari levatura nell’ambito pittorico fu Mario Disertori, fratello di Emma, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze e vissuto fra la Toscana e i Colli Euganei, in quanto docente all’Istituto Statale d’Arte di Venezia: fu esponente di spicco della pittura italiana di matrice impressionista. La Disertori dunque portò in dote alla famiglia Calderari le suggestioni di un orizzonte europeo aperto alle novità e alla ricerca estetica.

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Giovanni Calderari, il padre di Duccia, era un bell’uomo, alto, asciutto ed elegante, molto conosciuto fra l’aristocrazia cittadina per l’attività imprenditoriale e per la vivace vita cul­turale e sociale. Appassionato di alpinismo (come sarà Duc­cia), fu presidente della Società Alpinisti Trentini, la gloriosa SAT. Ma la sua notorietà era dovuta anzitutto al successo di una sua idea imprenditoriale: insieme a Francesco Moggioli, fratello maggiore del pittore Umberto, fondò nel 1920 la Cal­derari & Moggioli S.p.A., una banca privata con filiali anche al Brennero e a Innsbruck.

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Nel 1911, lunedì 13 febbraio, cinque anni dopo il matri­monio, i coniugi Calderari poterono finalmente festeggiare la nascita della primogenita: Iolanda. Così è iscritta nel registro dei battesimi della parrocchia di S. Pietro. Tuttavia manterrà sempre il vezzeggiativo toscaneggiante Iolanduccia, Duccia. Due anni dopo nacque la secondogenita, Elena Maria, che, a motivo del visino rotondo, resterà per tutti Bocci.

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Con molta parte della borghesia cittadina, i Calderari avevano condiviso simpatie politiche filoitaliane, tanto da far confessare a Duccia d’essere molto fiera di aver avutoun nonno garibaldino! Egli non aveva ancora compiuto 18 anni che decise di scappare di casa e di andare a Venezia, per l’asse­dio della città del 1849.

In altra occasione disse che ancor piccolina si appassio­nava ai racconti del Risorgimento.

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L’intelligenza vivace della piccola Iolanda si nutrì di quel clima familiare oltremodo aperto e stimolante, distinguen­dosi per le molteplici curiosità: univa un raffinato gusto ar­tistico alla propensione per le questioni sociali, il costante duplice registro della sua personalità assetata d’armonia.In quel tempo avevo tanti amori: l’amor di patria, l’amore per  l’arte…, la montagna! Ma anche l’amore per i poveri aveva trovato un grande spazio nel mio cuore. E siccome amavo tanto i poveri, ancor giovane ho fatto il corso di infermiera per essere in grado, al bisogno, di aiutare gli ammalati.

 

da Ilaria Pedrini, L'ALTRO NOVECENTO, nella testimonianza di Duccia Calderari (Città Nuova 2016)

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