Che libertà nell’Islam?

A proposito dell’articolo “Libertà religiosa, sul serio”, di Kamel Layachi apparso sul n° 11/2012.
Musulmani in un locale adibito a moschea

Commosso
 
«Ho letto l’articolo dell’imam Layachi. Leggere parole così aperte e chiare riguardanti la libertà religiosa mi ha profondamente colpito. Anche l’Islam allora sta cambiando, anche la potente nazione islamica comincia a capire che la libertà religiosa è necessaria. E lo fa attraverso il contatto, in Europa, con i cristiani».

Paolo Lugli – Lugo di Romagna

 
Perplesso
 
«Condivido le parole dell’imam Layachi, ma non riesco a credere che il suo pensiero, che pare sincero, sia condiviso dalle masse musulmane trasferitesi in Europa».

Giulio Maldestri – Genova

 
Arrabbiato
 
«L’imam della comunità islamica del Veneto vuole, con un monologo, presentare un Islam “aggiornato”, evidentemente per scopi di proselitismo. Ma ci dobbiamo credere a questo aggiornamento? Non è solo la storia antica che ce lo vieta, ma quella recente. Al di là delle belle parole dello scritto, l’Islam è rimasto quello di una volta, quello che ha cacciato con la violenza tutti i cristiani dalla terra dove è nato Gesù. Quella dei musulmani è una religione di chiusura, esclusiva, intrisa di violenza, negata a qualsiasi dialogo. E quell’articolo, infatti, non è un dialogo, ma un monologo.
«È la personalità di Maometto che ha dato un’impronta particolare a tutta la religione islamica. Maometto, uomo eccezionale, credente in Dio (nel dio naturale però), dotato di un grande carisma, generoso ma con un retroterra culturale molto fragile, era essenzialmente un capo politico e un combattente, quindi con una grande familiarità con la violenza… Da una personalità simile, non poteva non nascere una religione che non avesse nel suo dna la violenza. Diverso deve essere, invece, il nostro atteggiamento verso le singole persone credenti in Allah. Queste, in quanto figli di Dio, hanno tutto il nostro rispetto e il nostro amore di cristiani, come ci ha insegnato Gesù».

Tommaso Guglielmi

 
La presenza dei musulmani in Italia non può non essere travagliata: le diversità religiose sono tante e tali che qualche interrogativo, come quelli esposti dai nostri lettori, deve nascere. Ma alle logiche domande debbono seguire le doverose risposte. Non condivido quella del signor Tommaso: conosco bene l’imam Layachi e non posso perciò non essere testimone della sua rettitudine e della sua lungimiranza. Sono ormai migliaia le famiglie cristiane e musulmane che si incontrano nella sua regione, e anche in altre, per condividere autentiche testimonianze di vita, cercando quel che unisce pur tenendo conto di quel che divide. Quel che divide, con queste premesse, viene conosciuto, rispettato e talvolta anche condiviso, pur mantenendo le chiare diversità religiose. Non c’è alternativa al dialogo tra fedeli di religioni diverse in questo mondo globalizzato, nel totale reciproco rispetto, come auspicato nella sua chiosa dallo stesso signor Tommaso. (m.z.)

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