Casomai

Il diciassette per cento dei matrimoni va a rotoli, ci viene ricordato in una delle prime scene. E Alessandro D’Alatri, consapevole di questo, voluto fare non un film d’amore, cioè che racconti un caso isolato e fortunato, ma sull’amore. Presenta, infatti, una coppia emblematica, una di quelle che cominciano bene, che alla fine rientrano quella percentuale, e analizza i luoghi comuni che minano il rapporto autentico iniziale. Essi sono espressi dagli amici, colleghi e parenti, che hanno già sperimentato i propri fallimenti e sono diventati cinici, pur mostrando gentilezza solidarietà superficiale. c’è anche una mentalità negativa che finisce per emergere, quella che teme la “rottamazione dei sentimenti” conseguente quella dei corpi, quando compaiono i primi capelli bianchi e le prime rughe. Convinzioni instillate dalla pubblicità, che incoraggia anche a piccole trasgressioni, che diano sapore alla vita. E poi le leggi inadeguate o l’impazienza dei datori di lavoro, che non vogliono tener conto delle difficoltà derivanti dai figli piccoli. E ci sono anche gli errori in cui gli sposi finiscono per cadere, come un aborto “così facile” o il rivolgersi ad un avvocato miope, interessato solo ai propri guadagni. La metafora, che essi avevano associato al loro matrimonio, del volteggiare armonico di due pattinatori, perfetto se frutto di intesa profonda, rappresenta bene la situazione del loro caso emblematico, a rischio. Fondamentale nel film è la figura del sacerdote, che in maniera davvero originale cerca di rendere coscienti i promessi sposi dei pericoli, cui vanno incontro. Come si intuisce alla fine, tutto ciò che abbiamo visto potrebbe non essere il racconto di ciò che è realmente accaduto, ma quanto il prete ha detto durante il sermone, per aiutarli a celebrare un matrimonio responsabile, poggiato sulla forza della loro intesa, più che sull’aiuto degli altri. Perché, spiega, anche quando tutto andasse male, l’amore vero non sparirebbe, ma rimarrebbe sotto le macerie, come la brace sotto la cenere, e potrebbe essere risvegliato. Il sorriso degli sposi all’uscita dalla chiesa, nell’ultima scena, esprime il raggiungimento di una consapevolezza e di una decisione, che motivano in maniera convincente la speranza che i due rientrino nella percentuale di quelli che ce la fanno. Regia di Alessandro D’Alatri; con Stefania Rocca e Fabio Volo.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons