Caso Assange, libertà di stampa e crimini di guerra

Il giornalista e attivista australiano Julian Assange, fondatore del sito WikiLeaks, è al centro di un controverso caso internazionale che chiama in causa la libertà di stampa, la rivelazione di segreti di stato e la denuncia della violazione dei diritti umani. La diffusa campagna di sostegno ad Assange che ha ricevuto la tessera onoraria dell’ordine dei giornalisti italiani. Il 30 giugno papa Francesco ha ricevuto i familiari del giornalista in stato di detenzione a Londra. Intervista a Vincenzo Vita, dell’associazione Articolo 21
Sostenitori di Julian Assange a Londra (AP Photo/Alastair Grant)

Julian Assange, attivista e giornalista australiano, dal 2019 si trova in un carcere londinese di massima sicurezza e al centro di una contestata richiesta di estradizione negli Usa. Una controversia giudiziaria che comincia dal 2010 e che lo ha già portato, dal 2012 al 2019, a vivere confinato presso l’ambasciata ecuadoregna in Gran Bretagna grazie alla protezione diplomatica offerta dall’ex presidente Rafael Correa, ora anch’egli rifugiato dal 2020 nel Belgio che gli ha concesso asilo politico. Un vero intrigo internazionale dai tanti risvolti.

Ma in cosa consiste il “caso Assange” e perché in Italia l’Ordine dei giornalisti ha voluto fargli pervenire la tessera di iscrizione onoraria?  Lo scorso 30 giugno anche papa Francesco ha ricevuto in udienza i familiari del giornalista. La moglie di Assange, Stella Moris, fa parte della squadra di legali impegnati nella sua difesa e in una campagna internazionale di sostegno che vede nel nostro Paese schierata in prima fila l’associazione “Articolo 21” a cui aderiscono esponenti del mondo della comunicazione, della cultura e dello spettacolo; giornalisti, giuristi, economisti impegnati a favore della libertà di manifestazione del pensiero garantita dall’articolo 21 della Costituzione repubblicana.

Abbiamo perciò sentito l’opinione di Vincenzo Vita, giornalista e già parlamentare, molto attivo nell’associazione Articolo 21 in cui riveste, con il regista Giuliano Montaldo, il ruolo di garante.

Perché Assange è considerato così pericoloso?
Perché il caso Assange? Il gruppo di WikiLeaks (organizzazione senza scopo di lucro fondata da Assange che gestisce un sito web che riceve e pubblica documenti coperti da segreto ma che non creano conseguenze dannose sulle persone , ndr) ha osato mettere gli occhi nei meandri del potere segreto, come ha scritto nell’omonimo volume (2021) Stefania Maurizi, la persona che più di tutti ha seguito la storia.

La colpa è stata l’aver svelato i misfatti delle guerre in Iraq e in Afghanistan, oltre alle migliaia di indecenti cablo tra le Cancellerie.

Un nuovo caso Dreyfus, forse. Certamente, si è costruito a tavolino il nemico pubblico, per dare un avvertimento generale a coloro che cercano di raccontare le verità nascoste. Un ammonimento autoritario a chi non si accontenta del pensiero omologato.

Che tipo di procedimenti sono in corso contro Assange e cosa rischia in caso di estradizione negli Usa?
Quella contro Julian Assange è una vera e propria persecuzione. Dal 2010, infatti, il fondatore di WikiLeaks è inseguito dalla giustizia senza un vero e proprio processo di merito.

Iniziò la Svezia, con l’accusa rivelatasi poi infondata di violenza sessuale e in seguito la Gran Bretagna, l’Ecuador (quando il cambio della Presidenza mise fine alla permanenza nell’ambasciata londinese). Sullo sfondo gli Stati Uniti (vedi il volume dell’ex Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura Nils Melzer, 2023), i veri registi dell’operazione, che hanno richiesto l’estradizione del giornalista australiano accusato di avere violato l’Espionage Act del 1917.

Se le Corti britanniche accoglieranno il desiderio d’oltre oceano si apriranno le porte di un penitenziario di massima sicurezza con una condanna a 175 anni, ovvero la morte.

Come funziona il sistema di informazione di WikiLeaks?
Assange ha costruito con la sua redazione una struttura assolutamente indipendente, in grado di raccogliere le informazioni criptate provenienti da centinaia di computer dislocati nel mondo. Le fonti rimanevano ignote, con l’unica eccezione di Chelsea Manning, la ex militare statunitense che si dichiarò informatrice per ragioni morali. Condannata e poi graziata da Obama.

La vicenda che chiama in causa Assange è sempre circondata da una trama di complottismo e da un sospetto di collegamento con Mosca nel denunciare le malefatte dell’Occidente. Non esiste, ad ogni modo, un limite etico alla rivelazione di segreti di stato se questi mettono in pericolo la sicurezza di altre persone?

Le illazioni su di un presunto rapporto “spionistico” con Mosca si reggeva sulla concessione alla televisione russa RT della possibilità di acquisire una licenza dello show The World Tomorrow curato dallo stesso Assange. Insomma, una montatura bella e buona.

Assange ha sempre avuto massima attenzione a non rivelare segreti di stato, laddove essi potessero mettere a rischio la comunità e singole persone. I segreti fatti venire alla luce riguardano le complicità criminali o le attività eversive.

Chi si è distinto nella difesa di Assange e in che modo si può collegare la difesa dei suoi diritti con quelli dei colleghi messi a tacere e perseguitati in Russia?
La difesa di Assange vede in prima fila un vasto collegio di avvocati, tra cui spiccano la moglie Stella Moris e lo spagnolo Baltasar Garzon. Inoltre, si sono mossi con determinazione l’Ordine nazionale dei giornalisti e i sindacati di settore (19 in Europa, oltre alla Federazione della stampa italiana). Il Presidente brasiliano Lula sta svolgendo una rilevante opera diplomatica, come pure 27 ex ambasciatori della Farnesina. Tutte le ingiustizie sono uguali. Non ci sono martiri speciali: australiani, americani o russi che siano.

Non solo. Uno dei primi appelli contro l’estradizione fu lanciato dal premio Nobel per la Pace argentino Pérez Esquivel, in ottimi rapporti con papa Francesco. E proprio l’udienza concessa da Bergoglio a Stella Moris e figli segna, probabilmente, la maggiore novità. Preghiamo.

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