Parte del quartiere Montecalvario, il rione di Montesanto è tra i più popolosi e multietnici di Napoli. La funicolare che lo collega alla collina del Vomero, le stazioni della metropolitana e delle linee ferroviarie Cumana e Circumflegrea, l’ospedale dei Pellegrini fanno del suo fulcro – la piazzetta su cui si affaccia la chiesa di Santa Maria di Montesanto – un sito ideale per chi come me sta assistendo gratis allo spettacolo della più varia umanità, come immerso in un presepe vivente.

Uno scorcio di Montesanto, Napoli (foto Teodoro Marotta)
In mezzo a bancarelle di frutta e verdura, di souvenir e occhiali da sole contraffatti, di cappelli e accessori per smartphone, tablet e telefonia mobile, sgusciano cani al guinzaglio o randagi, piccioni si disputano tozzi di pane, donne cariche di borse della spesa spingono carrozzini con bambini. Un ragazzo annaffia le fioriere davanti alla chiesa. Chiacchierano animatamente o giocano a carte gli anziani che si sono accaparrati le panchine all’ombra degli olivi ornamentali. Attraversano la piazza ondate di turisti diretti ai Campi flegrei, al castello di Sant’Elmo e alla Certosa di San Martino, o da lì provenienti. Un omino sovraccarico di tatuaggi, anelli, ciondoli e orecchini si arrotola imperturbabile una sigaretta. Fanno lo slalom fra l’incessante andirivieni di persone e veicoli spericolati ragazzini su moto. E intanto un brusio, un vociare, risate e richiami s’intrecciano, si sovrappongono.

Uno scorcio di Montesanto, Napoli (foto Teodoro Marotta)
Nessuno fa caso a me, che sull’angolo libero di una panchina prendo appunti su un notes, nessuno… E invece no! C’è chi in mezzo a questo pittoresco scenario mi lancia uno sguardo amichevole e un sorriso: è un adolescente. Mi avvicino per guardarlo meglio… e scopro il primo di cinque dipinti murali realizzati sulla struttura che ospita le stazioni della Cumana e della Funicolare nelle cornici di altrettante finestre tamponate. Essendo ad altezza d’uomo, è facile che le figure dipinte si mimetizzino tra quelle reali dei passanti.
Dopo il ragazzo sorridente, ripreso nel gesto di condividere un pezzo di pane, i personaggi successivi sono un ragazzo down che fa ruotare una girandola con un soffio potente; due sposi che, ognuno con in mano un fuscello, stanno costruendo un nido: la loro nuova famiglia; una anziana avvolta in uno scialle che regge un modellino di casetta; e infine una bambina colta nel gesto di innaffiare un vasetto fiorito. Murales realistici e dai colori vibranti, con in comune l’aria serena, casalinga, ma anche, sullo sfondo, il particolare di petali bianchi trasportati da una brezza leggera, simboli di vita.
Così Vittorio Valiante, noto esponente napoletano di Street Art, ha realizzato nei giorni bui del Coronavirus i cinque delicati ritratti alla finestra di Casa Montesanto: scene di vita quotidiana che, a differenza di tanti murales che giganteggiano sulle pareti nude di caseggiati anonimi, non s’impongono, eppure – a chi come me, senza fretta, si ferma a guardarli – esprimono con poesia fiducia nella vita e valori come l’importanza del dono, la forza di volontà, la solidità della famiglia, l’intimità della propria dimora, la cura della natura.

Murales di Vittorio Valiante, Napoli (foto Teodoro Marotta)