Carlo Casini, un ricordo affettuoso e riconoscente

La testimonianza autentica del fondatore del Movimento per la Vita. Una dedizione assoluta nel segno della capacità di rendere ragione dell’impegno a favore della dignità umana
© Mauro Scrobogna / LaPresse

Il 22 marzo scorso, si è spento all’età di 85 anni Carlo Casini fondatore del Movimento per la Vita Italiano, magistrato, parlamentare italiano ed europeo che ha speso la sua esistenza a proclamare la dignità dell’embrione umano.

Per oltre 40 anni, Casini non si è mai risparmiato nel suo impegno per la vita, perché il riconoscimento della personalità del concepito fosse affermato nei documenti internazionali, nei Codici Civili, nelle legislazioni degli Stati come condizione da cui partire per riconoscere la dignità di ogni essere umano in qualunque situazione di fragilità, malattia, disabilità egli possa trovarsi  durante la sua esistenza, che non ha bisogno di aggettivi per essere riconosciuta e rispettata, perché vita umana.

Un uomo appassionato, un oratore instancabile, piacevole da ascoltare nel suo spiccato accento fiorentino che rendeva ancora più armonioso il suo argomentare puntuale e competente.

Nella sua riflessione da giurista, l’affermazione del diritto alla vita di ogni concepito era sostanziata da dati scientifici rigorosi che, con l’approfondirsi delle ricerche hanno reso “evidenza scientifica” l’intuizione naturale della personalità dell’embrione.

Nel solco della produzione scientifica del genetista francese Jerome Lejeune, anche grazie a Carlo Casini, sono diventate accessibili ai non addetti ai lavori diverse acquisizioni della moderna biologia che dimostrano l’assenza di qualsiasi salto evolutivo nella sviluppo dell’embrione che invece è autonomo, coordinato e continuativo, dal concepimento alla nascita fino alla morte naturale.

Dagli anni ’80 fino ai primi anni 2000 il dibattito politico culturale in Italia e in Europa ha prodotto conflitti piuttosto accesi tra i sostenitori dell’autodeterminazione della donna e del diritto di aborto e i difensori della vita nascente e delle donne in gravidanza, sulle quali una società indifferente ed ingiusta scarica il peso dell’accoglienza di un figlio, considerandolo un fatto individuale e non un Bene prezioso per l’intera comunità.

In queste occasioni di dibattito, Carlo si è sempre distinto per la sua parola netta, chiaramente schierata per la vita, ma sempre capace di ascoltare le ragioni dell’altro, considerato avversario politico, ma mai visto come un nemico.

Ho conosciuto Carlo Casini nel 1980 durante la campagna per il referendum sulla 194 quando, da studentessa al primo anno di medicina, cominciai a prendere coscienza della necessità di un mio coinvolgimento personale nel dare voce al concepito: il più debole degli esseri umani.

Anche la spinta a studiare la Bioetica, che via via mi ha appassionato, con l’esigenza di approfondire gli aspetti scientifici, filosofici, antropologici, ma anche bio politici del diritto alla vita dell’embrione e della relazione madre-feto, è venuta dalla contagiosità del suo argomentare, dal suo rigoroso “rendere ragione” della scelta appassionata per la vita.

Tanti i ricordi di incontri durante le campagne elettorali, i convegni, l’impegno comune nell’Associazione Scienza e Vita fino, alla campagna “L’embrione Uno di Noi” in cui mostrava tenacia e determinazione nel cercare ogni strategia per promuovere una cultura della vita e dell’accoglienza, ma rimanendo attento a porre in atto anche le soluzioni perché quelle idee diventassero praticabili e perché le donne e le famiglie fossero sostenute ed aiutate ad accogliere i figli in arrivo.

Una vita spesa generosamente per gli altri in un orizzonte di giustizia sociale e di politica come servizio al bene comune.

Alla fine dello scorso anno la figlia Marina, che ha raccolto il testimone della Presidenza del Movimento per la vita dal suo “babbo”, ha curato la pubblicazione del libro “La dimensione contemplativa nella difesa della vita umana”, un contributo prezioso per andare alla radice della testimonianza data da Carlo Casini in tutti questi oltre 40 anni di impegno.

L’opera riporta molti testi del magistrato, dell’uomo politico, del cristiano Carlo Casini, sotto il particolare punto di vista che consente di guardare alla dedizione per la vita nella sua radice profonda: essere la manifestazione dell’opera creatrice di Dio da contemplare in ogni essere umano che, quando anche fosse privo di tutto, conserva la sua “dignità sempre inerente e sempre uguale”.

La raccolta è una penetrazione sempre più profonda del mistero presente in ogni uomo che si rivela soprattutto laddove la vita è più indifesa dove, più che in altre condizioni, ha bisogno di uno “sguardo” diverso, uno sguardo umano che “aldilà dell’apparenza, vede l’essenza delle cose”. È un cammino in cui giorno per giorno l’esperienza della fede illumina la mente per dare ragione, una ragione pienamente umana, all’affermazione densa di significato e che è diventata battaglia politica: “il concepito è Uno di noi”.

Nel corso degli ultimi anni, l’arrivo della malattia ha dato sostanza a questa contemplazione; ha “provato” questa consapevolezza attraverso il dolore, vissuto come volto misterioso dell’Abbandonato.

La fragilità umana, infatti, abita nella nostra natura e prima o poi ciascuno di noi lo sperimenta; ma è proprio in questo limite vissuto, anche con l’accompagnamento e la cura piena d’amore dei propri familiari, che si svela in pienezza la dignità dell’uomo.

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