Carlo Acutis oggi beato

Il giovane Carlo Acutis, morto per laucemia fulminante a soli 15 anni, viene oggi proclamato beato. Questo pomeriggio alle 16.30 su Tv2000 si potrà seguire la diretta della celebrazione dalla Basilica di San Francesco ad Assisi

La città di Assisi è in festa! Centinaia di pellegrini, in questi giorni, si sono raccolti nella Basilica superiore di San Francesco per visitare la tomba di Carlo Acutis, oggi beato. Una vita breve ma intensa, trascorsa tra i molti interessi (il calcio, il sassofono, i videogiochi) e gli amici; vissuta, come lui diceva, «senza sciupare neanche un minuto in cose che non piacciono a Gesù». Dopo la beatificazione, come gesto concreto di carità, la Diocesi di Assisi-Gualdo Tadino-Nocera Umbra aprirà una mensa per i poveri intitolata a Carlo. Abbiamo intervistato Nicola Gori, giornalista, postulatore della causa.

Qual è il messaggio che Carlo dà ai giovani oggi?

Il messaggio è quello di semplicità e di fiducia in Dio perché questo ragazzo ha scoperto Dio fin dalla tenera età e l’ha vissuto come una persona viva, accanto a lui, vicina, come una persona concreta con cui parlare, con cui confidarsi. Quindi Carlo insegna la riscoperta della presenza di Dio tra noi. L’altro messaggio importante è legato alla sua spiritualità: l’amore all’Eucaristia e alla Vergine Maria. L’Eucaristia è stata la base di tutta la sua vita spirituale. Qualsiasi cosa facesse, il suo orientamento era sempre verso l’Eucaristia e verso la presenza di Dio sia nei tabernacoli delle Chiese, sia nei poveri che incontrava per strada. L’altra sua colonna è la Vergine Maria, che considerava come l’unica donna della sua vita e che ogni giorno voleva incontrare – lui diceva con l’appuntamento, «l’ora galante» – con il Rosario.

Nel corso della causa di beatificazione, c’è stato il riconoscimento delle virtù eroiche. Qual è la virtù che Carlo aveva in modo preminente?

La carità, perché fin da piccolo era portato verso gli altri sia come apertura mentale sia come accoglienza ma anche nel cercare di aiutarli in tutto quello che gli era possibile. Si sa che lui era un genio informatico, riusciva a studiare sui testi universitari pur essendo alle scuole medie e questa dote che aveva la metteva a servizio degli amici, dei compagni di scuola, anche dei familiari, perché tutti si rivolgevano a lui sia per fare le tesine sia per qualsiasi problema di computer. La carità di Carlo si concretizzava, per esempio, la sera quando si faceva accompagnare dalla madre per le strade di Milano, sotto le arcate, dove dormivano le persone senza fissa dimora, per portare o dei termos o dei sacchi a pelo. Lui aveva questa sensibilità verso chi soffriva. Mi raccontava sua mamma che un giorno hanno aiutato due persone senza tetto che dormivano su una panchina in un parco a Milano. Una di queste, purtroppo, si era ammalata di polmonite e non voleva andarsene da lì per curarsi. Alla fine Carlo è riuscito a convincerla e, tramite la mamma, l’hanno fatta ricoverare. Poi le hanno affittato un appartamento dove entrambi potevano stare senza tornare all’aperto perché lei non era ancora guarita bene. Questa insistenza nell’aiutare gli altri e coinvolgere chi gli era vicino nell’aiutare gli altri e anche il fatto che dava la sua paghetta settimanale all’Opera S. Francesco dei poveri, alla mensa che c’è a Milano, sono un segno di carità concreta, vissuta e di amore verso gli altri, riflesso di quello di Dio.

C’è un episodio della sua vita che ti ha colpito di più?

Forse quello di Rajesh, un domestico a servizio della famiglia, che spesso stava con Carlo. Osservando il suo comportamento, ha iniziato a mettersi in discussione perché diceva: «Se un ragazzino così piccolo riesce con la sua vita a dare questa testimonianza della fede, non a parole ma con la sua vita, la sua fede deve essere vera. Quel Dio in cui crede ci deve essere». Questo lo ha portato a chiedere il battesimo.

Conoscere Carlo Acutis attraverso la causa di beatificazione, cosa ti ha lasciato?

Io dico sempre che l’incontro con Carlo non ti lascia mai indifferente perché è un ragazzo che ha vissuto con coerenza il Vangelo e quindi ti mette in discussione e ti porta a riflettere. Ti apre un orizzonte nuovo e mettersi a contatto più strettamente con lui, con la sua vita, il suo messaggio, studiare le testimonianze che hanno fatto su di lui, ti convince che veramente lì c’era la santità e ti convince che lui credeva fermamente in quello che diceva. Al di là dell’età aveva una maturità spirituale incredibile e quindi non ti può lasciare indifferente. Il suo messaggio, quello di riscoprire l’Eucaristia, che Gesù è accanto a noi – e non solo accanto a noi, ma basta andare in Chiesa e lo trovi realmente – è un messaggio che molti cristiani di oggi dovrebbero riscoprire perché perchè spesso l’euforia della vita porta a lasciare indietro qualcosa.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons