Nell'anno europeo della lotta all'esclusione sociale, le parrocchi e le comunità lombarde si mobilitano per i più bisognosi
Fanno fronte comune contro la povertà le Caritas della Lombardia, che a poveri, nuove povertà e volontariato hanno dedicato due giorni di studio, anzi di programmazione. Al termine dell’Anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale, ha detto monsignor Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas italiana, è necessaria una riflessione decisa, per fare un passo in avanti che è stato proposto in questi termini: la Caritas lombarda presenterà alla regione Lombardia un documento che conterrà misure strutturali concordate da un’équipe di docenti universitari ed esperti del settore, «per un impegno contro la povertà che non sia affidato solo al buon cuore delle parrocchie e delle comunità cristiane».
Il direttore della Caritas ambrosiana e delegato di quella lombarda, don Roberto Davanzo, sintetizza così le linee per il 2011, anno europeo del volontariato: «Innanzitutto bisogna recuperare un nuovo protagonismo nel promuovere esperienze di volontariato, attraverso le figure professionali che operano nelle nostre Caritas, in grado di coinvolgere, formare e indirizzare altri volontari».
Questo, continua don Davanzo «nella consapevolezza che non si debba ritenere il volontariato la panacea di tutti i mali o un lavoro a costo zero». E, soprattutto, il volontariato «non può che rivolgersi alle categorie in difficoltà, con particolare attenzione a tutte quelle meno tutelate dalle leggi». Uno «sguardo» locale ai problemi concreti che si affiancherà a quello europeo nel convegno che la Caritas organizzerà con la rappresentanza milanese dell’Unione europea.
Sul tavolo lombardo anche le conseguenze ancora vive della crisi economica che ha «incancrenito» situazioni già esistenti e «portato alla ribalta categorie che non erano state toccate prima», aggiunge Davanzo, e l’avvio di «una nuova convenzione con l’Ufficio scolastico regionale per lo sportello Scuola e volontariato», insieme alla una presa di posizione sulla questione della salute mentale a partire dalle recenti tensioni sul contenimento forzato dei malati.
Intanto ecco alcuni dati del popolo dei volontari della Caritas ambrosiana. Non solo i pensionati sono attivi, ma anche chi è nato dalla metà degli anni Ottanta sta riscoprendo il gusto dell’impegno. Lo Sportello del volontariato quest’anno ha ricevuto 350 richieste da persone tra i 30 e i 67 anni e 345 da ragazzi tra i 18 e i 30. Inoltre 98 volontari tra i 18 e i 30 anni hanno scelto di trascorrere parte delle loro vacanze in uno degli 11 Cantieri della solidarietà in America Latina, Medio Oriente, Europa dell’Est, Asia, e ultimamente anche in Italia per aiutare persone in difficoltà.
Sono 14 giovani tra i 19 e i 23 anni che hanno scelto di partecipare al servizio civile all’estero. In totale nei 300 centri di ascolto parrocchiali della Diocesi operano 2.500 volontari. Ma ecco l’identikit del giovane volontario: studente, che non necessariamente viene da un percorso pastorale ma si trova in sintonia con i valori cristiani all’origine della proposta Caritas, con un interesse specifico per il singolo progetto per il quale è disposto a informarsi e approfondire. Unico limite – fanno osservare gli operatori – è poco disponibile a impegnarsi nel lungo periodo.