Cardinale Kasper: L’unità è in pericolo in Europa

La Gran Bretagna pagherà le conseguenze della sua uscita dall’Europa. Grandi passi in avanti con i luterani. La necessaria integrazione dei migranti. Intervista al cardinal Walter Kasper da sempre sostenitore di "Insieme per l’Europa"
Consiglio d'Europa
Si è avviata la quarta edizione di insieme per l’Europa che lei ha sempre accompagnato e sostenuto…

«Insieme per l’Europa è una comunione tra gli uomini. Ci vogliono rapporti personali, non solo istituzionali e politici, soprattutto in questa crisi che attraversa l’Europa. È importante che i cristiani di tutte le denominazioni diano testimonianza sui valori comuni del Vangelo. Noi vogliamo un’Europa solidale, non egoista. Questo è il grande problema: l’individualismo che fa pensare solo a sé stessi, mentre noi abbiamo una visione comune: essere insieme per l’Europa. Dopo Augsburg, nel 1999, è nato tutto. È stata, come ha detto Giovanni Paolo II, una pietra miliare. E voi siete il frutto, la conseguenza. L’Europa è sempre un cantiere aperto e un progetto di riconciliazione è in corso».

 

 

Quali sono state le motivazioni che hanno portato il popolo britannico alla Brexit?

«Sono stato molto rattristato da questa decisione perché l’Europa ha una cultura comune. Penso che loro stessi siano delusi di aver votato in questo modo. È una politica sbagliata. Adesso dobbiamo valutare cosa vogliamo fare con il Regno Unito perché questo voto porta delle conseguenze che, purtroppo, non si possono evitare. Spero che questo sia di lezione anche per altri Paesi. L’unità è in pericolo in Europa. Quando ero piccolo l’Europa significava un progetto di pace. E così è stato come non avremmo mai sognato: pace, amicizia tra i popoli, benessere. L’economia è importante, ma non è il senso della vita. L’Europa è più dell’economia, è l’insieme dei nostri valori. L’amore stesso per la patria vuol dire apertura, non nazionalismo. Chi solleva i ponti levatoi morirà di fame all’interno del castello».

 

 

Quinto centenario della Riforma di Lutero. La chiesa cattolica e luterana stanno preparando insieme l’evento che si terrà a ottobre in Svezia?

«Con i luterani, sin dal Concilio Vaticano II, abbiamo rapporti eccellenti. Ho grandi speranze perché 500 anni di divisioni bastano. Sono troppi. Non si può restare così perché se rimangono solo parole sarebbe un tradimento verso Gesù. Spero sia un passo avanti, i segni sono buoni e papa Francesco è molto aperto».

 

 

Una delle questioni chiave che fomenta i nazionalismi è il problema dei migranti. Come si può avere un equilibrio tra accoglienza e sicurezza?

«È una decisione politica capire come fare. Ci vuole sia sicurezza che accoglienza, perché non tutti possono venire in Europa. Non dobbiamo avere paura perché questi terroristi europei dell’Isis sono da anni che vivono in Francia, in Belgio. È anche colpa nostra, perché non siamo riusciti a fare la necessaria integrazione. Se il 50% dei giovani di origine straniera sono senza lavoro è normale che diventino dei rivoluzionari. Sono frutto anche di una politica sbagliata. Non si sentono accolti. In Germania si fa di più ,ma ci sono quartieri a Parigi, a Bruxelles, che non aiutano a inserirsi nella società».

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