Il cantiere ecclesiale continua

Ottanta persone di varie vocazioni, tra cui una sessantina di sacerdoti e religiosi, provenienti da molte regioni italiane, si sono incontrate a Sassone (Rm) per vivere un “discernimento comunitario”. Quarta tappa di un percorso iniziato nell’aprile 2016

di Emilio Rocchi, Mario Benedini, Sergio Pellegrini

 

 

 

Nel cantare il Magnificat alla conclusione del nostro incontro, mercoledì 11 ottobre, ci si è accorti del cammino di questi due anni. Ci trovammo a Sassone, per la prima volta, nell’aprile 2016, perché desiderosi di dare una risposta positiva a papa Francesco che al convegno nazionale di Firenze chiedeva di impegnarci in un «improrogabile rinnovamento ecclesiale» (cf. Evangelii gaudium, nn. 27-33).

Aprimmo un cantiere dove tutte le persone convenute, impegnate nel Movimento dei Focolari, si sono messe in ascolto dello Spirito Santo per tentare una lettura sinodale della situazione e a cercare di individuare criteri pratici e  azioni concrete per la vita e la missione della Chiesa nel Paese. Un momento tutto particolare, l’11 ottobre 2016, fu l’incontro e il dialogo con il Segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino.

Ci siamo di nuovo trovati per andare ancora più a fondo su altri aspetti della “Evangelii gaudium” che papa Francesco ha voluto riconsegnarci nel discorso al convegno nazionale di Firenze per contribuire alla «costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri […] (perché) Gesù vuole che tocchiamo la carne sofferente degli altri […]  e viviamo l’intensa esperienza di essere popolo, l’esperienza di appartenere a un popolo […]  cercando di accendere il fuoco nel cuore del mondo» (nn. 268-271). Abbiamo così riscoperto «il piacere spirituale di essere popolo» e di condividere itinerari per far sì che si diffonda «una cultura che privilegi il dialogo come forma di incontro» (n. 239) e risponda «alla dignità della persona e al bene comune» (n. 241).

Guardando la missione di Maria (generare il Verbo di Dio e donarlo a tutti), si è reso evidente che i membri della comunità cristiana debbano essere capaci di avviare processi dove la ragione sia invitata ad ampliare le sue prospettive (cf. Evangelii gaudium, n. 238) e per questo attrezzati di una cultura e di una testimonianza di vita adeguate alle sfide dei tempi. Sono risultate riferimento prezioso, le tre parole che papa Francesco ha rivolto, il 26 settembre 2014, ai partecipanti all’Assemblea generale del Movimento dei Focolari: contemplare, uscire e fare scuola. E, abbiamo commentato la terza – fare scuola –, facendo riferimento alle espressioni del papa: «San Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, ha invitato tutta la Chiesa a diventare “casa e scuola della comunione” (cf. n. 43), e voi avete preso sul serio questa consegna. Occorre formare, come esige il Vangelo, uomini e donne nuovi e a tal fine è necessaria una scuola di umanità sulla misura dell’umanità di Gesù. È Lui, infatti, l’Uomo nuovo a cui in ogni tempo i giovani possono guardare, di cui possono innamorarsi, la cui via possono seguire per far fronte alle sfide che ci stanno di fronte. Senza una adeguata opera di formazione delle nuove generazioni, è illusorio pensare di poter realizzare un progetto serio e duraturo a servizio di una nuova umanità».

Possiamo aggiungere che la riflessione di questi giorni è culminata in quattro opzioni che ci vedranno impegnati nel prossimo futuro e che esprimiamo con le domande che hanno guidato il dialogo nei 4 gruppi di lavoro: A) perché non avviare una scuola di pastorale, una scuola di comunione e di partecipazione che offra ai partecipanti una intelligenza della fede capace di rispondere alle sfide dell’attuale cambiamento d’epoca? E far questo, valorizzando le esperienze che ci sono e lasciandosi interpellare dalle crisi di oggi? B) Sarebbe opportuno convocare a Castel Gandolfo quanti dell’Opera di Maria svolgono, con passione e a diverso titolo, incarichi nelle diocesi e nelle parrocchie italiane per qualificare maggiormente il nostro servizio alla Chiesa? C) Sarebbe possibile riuscire a produrre sussidi che offrano, con linguaggio immediato, criteri pratici e principi operativi tali da moltiplicare “palestre di discernimento comunitario” e rendere più concreta l’esperienza della Chiesa “casa e scuola della comunione” come auspicava Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte? Magari anche con una piattaforma web e con linguaggi multimediali? D) Potremmo, tra un anno, trovarci per riflettere e mettere in rete quanto si sta facendo per l’inclusione sociale dei poveri (“Sassone 5”)? Perché non creare uno spazio per far incontrare quanti operano per questa causa con gli impegnati nell’ azione socio-politica, anche per dare un contributo alla Giornata mondiale dei poveri, istituita da papa Francesco e che si celebrerà per la prima volta il prossimo 19 novembre?

Una rinnovata contemplazione del mistero di Cristo ci ha fatto capire che è urgente lasciare abitudini e sicurezze e ci ha sollecitato fortemente – come singoli e comunità – a uscire «verso Lui fuori dell’accampamento, portando il suo disonore» (Eb 13, 13). È Lui infatti che incontriamo, che possiamo amare e, con l’aiuto di Dio, sollevare nel grido dei fratelli e delle sorelle, negli interrogativi della cultura di oggi come nelle piaghe della società del benessere.

 

 

 

 

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