Cambio di rotta nello spazio

Robot invece di uomini nell'esplorazione del Sistema Solare. Dall'avventura alla conoscenza?
Esplorazione Luna

La notizia è di questi giorni. Il presidente degli Stati Uniti sta proponendo al Congresso un rifinanziamento dell’attività spaziale condotta dalla NASA che prevede l’annullamento del programma Constellation, avviato da Bush con lo scopo di far tornare astronauti americani sulla Luna entro il 2020, in vista di future missioni per l’esplorazione umana del pianeta Marte. I fondi precedentemente stanziati per tale programma dovrebbero invece essere usati per sviluppare dispositivi robotici ed altre tecnologie necessarie per preparare un’eventuale missione automatizzata su Marte, secondo quanto riferito da Peter Orszag, direttore del Servizio di gestione e bilancio dell’amministrazione Obama.

 

Si annuncia in Congresso un’aspra battaglia, animata dai lobbisti dell’industria aerospaziale, in quanto l’iniziativa prelude ad una drastica riduzione delle spese per il trasporto di persone nello spazio, attività che attualmente assorbe più della metà dei fondi per i programmi spaziali della NASA. D’altra parte, qualunque missione umana nello spazio richiede livelli di sicurezza e di affidabilità delle navette e dei razzi vettori tali da imporre notevolissime spese agli enti aerospaziali, se si vuole evitare di mandare gli astronauti allo sbaraglio e con rischi enormi per la loro sopravvivenza. Figuriamoci che cosa comporterebbe la ripresa dei viaggi degli astronauti verso la Luna e quindi, in prospettiva, il tentativo di espandere la presenza umana nello spazio, fino a Marte.

 

È anche vero che ciò non comporta una rinuncia dell’ente aerospaziale statunitense all’esplorazione e allo studio di altri pianeti del sistema solare, tra cui lo stesso Marte. Lo sviluppo dei dispositivi robotici, per altro già ampiamente utilizzati da diverse sonde che sono atterrate sia sulla Luna che su Marte, consentirà sicuramente un’indagine accurata del suolo e dell’ambiente marziano, con la possibilità della trasmissione immediata a Terra delle informazioni acquisite dagli strumenti scientifici, in particolar modo sulla presenza o meno di acqua sul pianeta.

 

Questo differente approccio nell’esplorazione dello spazio, privilegiando i sistemi robotici rispetto all’intervento diretto dell’uomo, potrebbe preludere ad un cambiamento di prospettiva nel desiderio degli esseri umani di conoscere ciò che si trova “quasi immediatamente” fuori dai confini del pianeta Terra, di attraversare le colonne d’Ercole attuali.

 

Sembra insomma che si tenda a rinunciare all’esplorazione diretta da parte dell’uomo, che sa tanto di avventura, conquista, quasi possesso, per perfezionare invece l’attività di osservazione e misura automatizzata “in loco”, un atteggiamento più interessato al sapere, al conoscere, quasi a contemplare l’infinito di cui siamo parte integrante. Un insegnamento che può forse stimolare la comunità umana ad esercitare maggiore rispetto e cura per la natura e per i benefici che essa ci offre.

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