Cambiare se stesso nel mondo

L’autore, dal 1994 al 2006 presidente federale del partito comunista austriaco, attualmente è coordinatore di "transform!europe" (www.transform-network.net), una rete di “think tanks” della sinistra europea che ha collaborato con il Movimento dei Focolari nell’XI Forum Sociale Mondiale (Dakar)    
Transform! Europe

“Chi vuole che il mondo rimanga com’è non vuole che il mondo rimanga”.

Perché questa frase di Erich Fried[i] non sia un mero gioco di parole, bisogna riflettere anche sulle sue conseguenze politiche. Chi vuole cambiare il mondo, almeno in una direzione positiva, deve trovare un’intesa con i suoi con-uomini. Ciò non vuol dire soltanto comunicare i propri pensieri, ma anche e soprattutto ascoltare e sviluppare la disposizione e la capacità di creare da una polifonia una cosa comune. Tutto questo è racchiuso dal concetto greco di dialogo.

 

Il dialogo portato avanti da quasi un decennio in Austria tra i focolarini e i comunisti è stato fin dall’inizio molto più che una semplice serie d’incontri nei quali gli esponenti delle diverse concezioni del mondo si scambiavano le loro opinioni in una maniera rispettosa. Conteneva soprattutto un cosciente processo di auto-cambiamento di ogni singola persona. Ed è proprio questo che io ritengo come l’aspetto più importante e significativo.

 

Il dialogo – come lo interpretiamo nella nostra comprensione comune – ha come oggetto il mondo, gli uomini e le loro sofferenze. Ha di mira il dolore causato dagli uomini e ciò che in esso appare: ingiustizia, povertà, distruzione del mondo, disoccupazione, emarginazione e tante altre cose.

 

Il contributo che i marxisti vogliono offrire in questo dialogo ha in primo luogo l’obiettivo di chiarire i rapporti di potere e le strutture sociali responsabili della miseria del mondo. Sarebbe però sbagliato supporre – ammessa la validità della diagnosi sociale – che la terapia consista unicamente nell’applicazione di ricette già conosciute. Anzi, ogni passo concreto che si fa verso un mondo migliore evidenzia, nel bene e nel male, che il processo di cambiamento del mondo richiede anche la disposizione radicale a cambiare se stessi. Il cambiamento delle condizioni e il cambiamento di se stesso coincidono, scrive Marx in una delle sue famose tesi su Feuerbach.

 

La maggiore consapevolezza di quanto sia importante il cambiamento di se stessi quando ci si impegna nel mondo, in altre parole, la visione della persona non solo come parte della comunità, ma anche come singola persona con un suo proprio valore  è un frutto del dialogo con i miei amici del Movimento dei Focolari. Credo che, nell’epoca di una crisi mondiale che ha infettato al di là dell’economia e delle finanze tutta la civiltà capitalista, la dialettica tra cambiamento del mondo e cambiamento di se stessi si presenta in una forma molto più chiara che in qualsiasi altra epoca.

 

Anche se riuscissimo a impedire che siano di nuovo i ceti svantaggiati della popolazione mondiale a pagare il malgoverno delle élite e le strutture sociali ingiuste, la crisi annuncia comunque l’inizio di un’era di trasformazioni radicali. Il risultato sarà che noi non vivremo più alla stessa maniera di oggi.  I limiti ecologici e l’inconsistenza della distribuzione ingiusta delle prospettive di vita su scala mondiale, oggi difese con le armi, ci costringeranno a dei cambiamenti profondi. Dovremo creare delle strutture economiche e politiche nuove. Cambieremo le nostre abitudini di consumo e di vita, la nostra cultura, in breve: noi stessi. La sfida dei prossimi decenni, che tutte le forze politiche e ideologiche di buona volontà dovranno affrontare, sarà quella di far fronte a questo cambiamento in modo democratico e umano. Chi la vuole superare deve imparare l’arte del dialogo.

 Concludendo vorrei dire che ancora oggi io e i miei amici del Movimento dei Focolari non concordiamo in tutto. Come tra i marxisti esistono opinioni divergenti, così anche tra noi. Siamo rimasti quello che eravamo all’inizio dell’esperienza comune: focolarini e comunisti. Quanto a me posso dire, però, che il dialogo ha reso più ricca la mia concezione del mondo comunista.



[i] Poeta austriaco (1921-1988) di famiglia ebrea, esponente della “lirica politica”.

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