Cambiare mentalità per convertirsi (Evangelii Gaudium 25-33)

Perché la Chiesa è missionaria? Che cos'è davvero la missione? Alla riscoperta della sue radici spirituali, nel terzo commento alla Evangelii Gaudium
La statua di san Pietro in piazza a Roma.

*25-33 – Conversione

È sempre più comune per le Chiese cristiane riconoscere che la Chiesa è fatta per la missione. Ed è sempre più comune riconoscere che la Chiesa è missionaria non per un mero dovere o per fare qualcosa di esterno al suo essere, ma perché la missione è cooperazione alla missione di Dio. Cioè Dio è un Dio missionario e il suo popolo deve aggiungersi a ciò che egli sta già facendo. Chiaramente questo vuol dire che la Chiesa deve, in tutta la sua vita, prendere forma missionaria. Proprio questa è la conversione che papa Francesco invoca.

Ma perché la conversione possa avvenire davvero ci deve essere un profondo mutamento di mentalità. La missione non è «l’autopreservazione» (27) ecclesiastica, cioè, non è semplicemente un tentativo di aumentare i numeri dei praticanti o di aver sufficienti fedeli per pagare le necessità ecclesiali. È un atto di amore autentico e sincero, per il beneficio di altri, che sta a dire che tutta la sua vita e le sue strutture devono essere «un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale» (27).

Una tale impresa deve avere radici spirituali molto profonde. Si tratta della fedeltà della Chiesa a sé stessa (cfr 26). La chiave di tutto, dunque, è il rinnovamento nella vita evangelica. E questo rinnovamento è collocato dal papa, com’è necessario, in una visione realistica della vita attuale della Chiesa cattolica. Qui alcuni forse saranno sorpresi dalla schiettezza con la quale il papa riconosce alcune problematiche nella situazione attuale della Chiesa. Guarda in faccia e nomina le sfide delle parrocchie e dei vescovi, ma anche indica le proprie difficoltà quale vescovo di Roma e dice che «un’eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria» (32). Un appello realistico, dunque, a tutti cristiani perché siano sé stessi: strumenti dell’amore di Dio nel mondo.

Callan Slipper
teologo, sacerdote anglicano, inglese

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