Il calcio piange la scomparsa di “Carletto” Mazzone

Inizia con un minuto di silenzio il nuovo campionato di Serie A. È lutto nel mondo del calcio che piange la scomparsa dello storico allenatore “Carletto” Mazzone.
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Minuto di silenzio per Carletto Mazzone durante la partita del Campionato italiano di calcio Empoli vs Verona allo Stadio Castellani. Foto: Marco Bucco/LaPresse, 19 Agosto 2023 a Empoli, Italia

Dal campo alla panchina
È morto ad Ascoli Piceno Carlo Mazzone, storico allenatore di molte squadre italiane, grazie alle quali è diventato detentore del record di presenze in panchina. Sono infatti 1278 le volte in cui Sor Carletto o Sor Magara – così veniva chiamato per via del caratteristico e spiccato accento romanesco – si è seduto su panchine ufficiali, 792 (797 considerando gli spareggi) delle quali in Serie A. Record che, insieme al suo carisma, gli è valso l’inserimento nella Hall of Fame del calcio italiano nel 2019, Nello stesso anno, inoltre, gli era stata intitolata la nuova tribuna Est dello stadio “Cino e Lillo Del Duca” di Ascoli Piceno.

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Carlo Mazzone nei quarti di finale ritorno della Coppa Uefa tra Roma e Slavia Praga. Foto: LaPresse Torino/Archivio storico, 19-03-1996

Nato a Roma il 19 marzo 1937, Mazzone inizia la sua carriera giocando nelle giovanili della Roma. Gioca poi la stagione 1956/57 nel Latina dilettanti dove colleziona 25 presenze. L’esordio in Serie A arriva il 31 maggio 1959 in Fiorentina-Roma (1-1) e, nella stessa stagione, gioca anche l’ultima di campionato Roma-Talmone Torino (4-1). L’anno seguente passa, sempre in Serie A, alla SPAL e, durante lo stesso campionato, si trasferisce in Serie C andando a rinforzare le fila del Siena. L’anno seguente passa alla Del Duca Ascoli, club in cui gioca per nove anni, dal 1960 al 1969, e dove colleziona 219 presenze, quasi tutte da capitano. Dopo una discreta carriera da difensore, però, un grave infortunio lo costringe ad appendere le scarpette al chiodo e diventa allenatore già dalla sua ultima stagione da calciatore nel 1968/69 quando allena proprio i bianconeri con cui aveva appena smesso di giocare.

Il giro d’Italia in panchina
Mazzone in panchina attraversa ben quattro decenni: inizia proprio nell’Ascoli nel 1968/69 e chiude a Livorno, nel 2005/06. Trentotto anni in cui Carletto gira l’Italia in panchina e scopre e reinventa talenti lungo tutto lo stivale. Il suo esordio da allenatore avviene nella stagione 1968/69 quando il presidente Costantino Rozzi gli affida temporaneamente per due volte la conduzione della prima squadra. Nel campionato seguente Mazzone sostituisce l’allenatore Eliani dalla penultima giornata di andata fino al termine della stagione e porta la squadra – per la prima volta nella sua storia – in testa al campionato. All’Ascoli rimane fino al 1975 e porta la squadra dalla Serie C alla massima serie.

Chiamato alla Fiorentina vince, nel 1975, la Coppa di Lega Italo-Inglese. Passa quindi al neopromosso Catanzaro nel 1978 prima di tornare all’Ascoli dal 1980 al 1984 e una breve parentesi al Bologna nella stagione 1985/86. L’anno dopo passa, sempre in Serie B, al Lecce durante le ultime partite di campionato e, dopo un anno, centra la promozione in Serie A. Dopo una breve parentesi al Pescara, nel 1991 firma per il Cagliari che, dopo 21 anni, si qualifica di nuovo in Coppa UEFA. Questa sua impresa, gli vale la chiamata della Roma, con la quale rimane tre anni, dal 1993 al 1996, e durante i quali lancia in prima squadra il “ragazzino” Francesco Totti.

Dopo un ritorno al Cagliari, allena il Napoli per quattro partite, prima delle dimissioni e il ritorno al Bologna con il quale vince l’intertoto prima di completare una stagione al Perugia.

Nel 2000 viene chiamato alla guida del Brescia. Qui riesce a far arrivare Roberto Baggio e opera un importante cambio di ruolo ad Andrea Pirlo, da mezza punta a regista di centrocampo. Di quella stagione, resta tanto memorabile quanto controversa la corsa di Mazzone verso la curva dei tifosi dell’Atalanta, dove il tecnico festeggia – dopo gli insulti avversari durante tutta la partita – il gol del 3-3 siglato da Rinaldi. Torna per la terza volta al Bologna nel 2003/04 e l’anno seguente è chiamato ad allenare il Livorno. Qui il tecnico romano terminerà la sua carriera.

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Carletto Mazzone durante il Campionato di Serie A, Bologna – Reggina, 30 novembre 2003. Foto: Francesco Saya/Lapresse.

Come un padre…
Non solo un allenatore, un mister, ma un padre per molti dei ragazzi che ha allenato, scoperto e valorizzato. «Padre, mister e maestro. Eternamente grazie». Questo il saluto di Francesco Totti che non può che chiamare padre quello che lo ha scoperto quando era solo un ragazzino, quello che lo ha lanciato in prima squadra, quello che “Perché prendere Litmanen e buttare i soldi? Abbiamo il ragazzino”. Quello che ha creduto in lui, in quel ragazzino, e lo ha fatto diventare leggenda sportiva nella città eterna.

Padre anche per Roberto Baggio che è tornato al Brescia solo per Mazzone e che ha deciso che sarebbe rimasto solo se il suo mister non se ne fosse andato. Baggio che, attraverso l’Ansa, manda un messaggio d’amore all’uomo che è andato oltre quello che di Baggio gli era stato detto e ha voluto puntare su di lui considerandolo come “un amico che la domenica mi fa vincere”. Queste le sue parole: «È stato fantastico averti come mister. È stato meraviglioso saperti leale e sincero. Perla rara in un mondo che avrebbe bisogno del tuo esempio sempre coerente e sinceramente autentico. È stato bellissimo incontrarti carissimo mister».

Padre anche per Pirlo che ha saputo reinventare e valorizzare rendendolo regista del centro campo. Padre per Pep Guardiola che a lui aveva dedicato la vittoria della Champions del 2009. Padre sportivo per molti: padre che, riprendendo le parole di Marco Conidi, forse è voluto «andare via prima di vedere un altro campionato così lontano dal calcio che hai insegnato tu, dove il rispetto e l’educazione erano tutto… Forse non volevi vederlo più questo calcio senza uomini, senza bandiere». A Dio Carletto, grande padre del calcio italiano.

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