Brothers

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Esce il 23 il film di Jim Sheridan, una storia familiare americana che ruota intorno a due conflitti: quello del Vietnam e l’attuale dell’Afghanistan. Il padre Hank, marine in pensione, reduce dalla guerra vietnamita, predilige il figlio maggiore, il trentenne Sam (Tobey Maguire), perfetto militare, al contrario del minore Tommy (Jake Gyllenhaal), introverso e fuori schema. Sam deve partire per l’Afghanistan lasciando moglie e figlie a casa, mentre il fratello, uscito dal carcere, cerca di sopravvivere.

 

Il conflitto divide il destino dei due fratelli. Sam, fatto prigioniero, vive la dura esperienza del carcere e la violenza sui commilitoni. Tommy matura lentamente a contatto con la cognata (Natalie Portman) e c’è del tenero fra i due. La notizia della morte di Sam getta la famiglia nel dolore, e fa esplodere la rabbia del padre per la scomparsa del figlio e la sopravvivenza del minore. Il consueto conflitto padre-figlio, sempre al centro del cinema americano, viene anche qui affrontato in alcuni momenti di tensione.

 

Inaspettatamente Sam torna, è vivo. Ma è un’altra persona, distrutto psicologicamente da un conflitto in cui ha dovuto uccidere per sopravvivere. Si fa geloso del fratello, sospetta l’amore tra lui e la moglie – in verità platonico -, deve ricominciare a vivere.

 

Ci sarebbe stato materiale per creare un lavoro di forte tensione psicologica e di maggiore scavo nei caratteri e nelle situazioni, ma Sheridan più che toccare sfiora tutti i momenti che andrebbero approfonditi. È un racconto, più che di guerre familiari, delle conseguenze delle guerre in cui gli Usa sono precipitati da decenni. Nessuno è capace di vivere in pace con sé stesso e con gli altri e la stessa armonia familiare si incrina. Avesse messo a fuoco questo, Sheridan avrebbe girato un gran bel film e non un’opera solo interessante come questa, anche se splendidamente recitata da un dimagritissimo Tobey Maguire.

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