Bonhoeffer, un pacifista contro Hitler

Il percorso del teologo ammiratore di Gandhi nella Germania nazista
Dietrich Bonhoeffer

Nel dibattito relativo alla guerra in corso nel cuore dell’Europa i sostenitori della necessità di un sostegno militare a favore dell’Ucraina hanno più volte citato questo testo di Dietrich Bonhoeffer: «Se un pazzo guida l’auto su un marciapiede, da pastore non posso solamente seppellire i morti e consolare i parenti: se mi trovo in quel posto, io devo fare un salto e strappare l’autista dal volante». Il riferimento era naturalmente ad Adolf Hitler. Premesso che è strumentale appigliarsi a una frase per giustificare delle scelte, forse conviene tuttavia conoscere qualcosa di più del grande teologo protestante.

Famiglia e studi
La famiglia di Dietrich Bonhoeffer fa parte della borghesia protestante tedesca. Il padre, Karl Bonhoeffer, è professore di psichiatria e neurologia; la madre, Paula von Hase, proviene dall’alta borghesia e dalla nobiltà prussiana. Dietrich Bonhoeffer nasce il 4 febbraio del 1906 a Breslavia. Nel 1923, a 17 anni, conclusa la scuola superiore, si trasferisce a Tubinga dove frequenta due semestri di studi di teologia, poi a Berlino dove nel 1927 si laurea con una tesi sulla “Comunione dei santi”. Progetta un viaggio in India per conoscere maggiormente il pensiero e l’opera di Gandhi, ma questo suo sogno non riesce a tramutarsi in realtà. Il 15 novembre 1931 viene ordinato pastore.

Pacifismo e obiezione di coscienza
L’incontro con le posizioni del pacifismo cristiano avviene per Bonhoeffer già negli anni 1930-1931, a seguito soprattutto dell’approfondimento del “Discorso della montagna”. Bonhoeffer è colpito dal modo con cui alcuni non cristiani, in particolare Gandhi, stanno cercando di mettere in pratica le indicazioni presenti nel testo evangelico di Matteo. Nella sua qualità di segretario per i giovani della World Alliance (Unione mondiale per l’amicizia fra le Chiese), il 26 luglio 1932 Bonhoeffer interviene a una conferenza di pace in Cecoslovacchia: in questa occasione condanna decisamente la guerra e afferma che il cristiano non può prestare servizio militare. Il 28 agosto 1934, nel corso di un incontro ecumenico, giunge a chiedere, senza successo, un pronunciamento solenne da parte di tutte le Chiese cristiane per porre all’attenzione del mondo la necessità della pace. Dal 29 al 31 maggio 1934 partecipa a un importante sinodo delle comunità evangeliche nella cittadina di Barmen, al termine del quale vengono pubblicati alcuni documenti, redatti da Karl Barth, noti come Dichiarazione di Barmen: in essi viene ribadita la centralità della figura di Gesù Cristo, al quale solo si devono obbedienza e fedeltà.

Resistenza e cospirazione
Intanto in Germania un gruppo di alti ufficiali da tempo sta operando per far cadere Hitler. Fra i congiurati vi è Hans von Dohnanyi, cognato di Bonhoeffer. Tramite il cognato, Dietrich, che ritiene di non potersi più limitare a interventi di carattere dottrinale, viene inserito nell’attività cospirativa: non partecipa ad azioni dove è previsto l’uso della violenza, ma ha l’incarico di prendere contatto con gli alleati e con associazioni straniere, soprattutto nel campo ecclesiale, per far loro conoscere l’attività della resistenza in atto in Germania e fare in modo che sia da essi sostenuta.

Arresto, prigionia e condanna
Il 5 aprile 1943 la Gestapo preleva Bonhoeffer dalla casa dei genitori a Charlottenburg e lo conduce nel carcere militare di Berlino Tegel. A Bonhoeffer vengono contestati diversi capi di accusa, tra cui l’avere aiutato degli ebrei a fuggire in Svizzera. Tramite alcuni suoi carcerieri fa giungere all’esterno del carcere numerose lettere e altri suoi scritti che, raccolti da Eberhard Bethge, verranno pubblicati col titolo Resistenza e resa (San Paolo, 2015).
La situazione per Bonhoeffer prende una piega negativa dopo il fallito attentato del 20 luglio 1944, perché emerge il suo coinvolgimento nell’attività cospirativa. Il 3 aprile 1945 Bonhoeffer e altri prigionieri sono caricati su un camion e portati nei pressi di Flossemburg. Qui, dopo un processo farsa, vi è per tutti la condanna a morte per alto tradimento. Dietrich Bonhoeffer viene impiccato il 9 aprile 1945.

Strade di pace
Dietrich Bonhoeffer si coinvolge nell’attentato contro Hitler dopo avere percorso in solitudine altre strade e dopo avere richiesto, inascoltato, una presa di posizione forte da parte di tutte le Chiese.
L’esperienza della Seconda guerra mondiale avrebbe dovuto portare l’umanità a percorrere le strade della pace su cui si era avviato con coraggio anche Bonhoeffer e invece da subito il mondo ha ripreso ad armarsi, a costruire e commerciare armi sempre più devastanti. Ha dimenticato gli insegnamenti di Gandhi e Martin L. King, non ha ascoltato le grida profetiche di Giovani XXIII e Paolo VI, di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fino a papa Francesco e ai suoi incessanti appelli contro la logica delle armi e della guerra.
È bene quindi conoscere meglio Bonhoeffer prima di citarlo per giustificare la logica dell’aumento delle spese militari e della vendita di armi rispetto a una vera politica di pace, che in Italia può iniziare con la ratifica del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari e con l’approvazione della proposta di legge sulla difesa civile, non armata e non violenta.


Per approfondire: Anselmo Palini, Più forti delle armi. Dietrich Bonhoeffer, Edith Stein, Jerzy Popieluszko (Ave 2016). Altri articoli su Bonhoeffer nel sito: anselmopalini.it

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