Siamo nel pieno dell’inverno e fa buio presto, viene voglia di starsene al calduccio, sdraiati a vedere un film, o attingere ai romanzi depositati sul bracciolo del divano. Mischiato lì, fra quei libri, c’è anche un piccolo Vangelo e ogni tanto faccio un gioco. Lo apro a caso per vedere cosa mi dice. Ieri sera non avevo voglia di vedere film, mi andava di giocare… Tenendo gli occhi ben chiusi, una volta aperto il volumetto, ho posato il dito su una frase: «Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni…» (Mt 5, 43-45).
Cavolo! Che difficile, ho pensato, amare i nemici è contro l’istinto. Eppure il sole sorge su tutti, è vero, non è che i cattivi vengono lasciati al buio. La luce non guarda in faccia nessuno, arriva se qualcosa non gli fa ombra, arriva e illumina.
Questa questione della luce mi ricordava un altro passo del mio volumetto, e sono andato a cercarlo: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, […] eppure il mondo non lo riconobbe» (Gv 1, 9-10). La luce, quindi, va riconosciuta, non basta che venga, che ci sia. Anche se splende fra le tenebre, possiamo non accorgerci che c’è, se qualcosa gli fa ombra e gli impedisce di penetrarci.
Volando coi pensieri di luce in luce, mi sono ricordato perché anni fa decisi di mischiare il mio volumetto in mezzo ai libri da sfogliare. L’ho posato lì per ricordarmi che leggere ha senso se mi rammento anche di vivere, di mettere in pratica le cose che conosco. Il Vangelo, infatti, non è un testo di lettura e basta, è un arco di sapienza che unisce terra e cielo, come un arcobaleno. Un destriero inquieto che puoi domare solo se ti ricordi di fare esercizio, di mettere in pratica la teoria.
Allora ho pensato di prender nota dei miei nemici e dispormi a fare qualcosa per loro, in pratica. Purtroppo (o per fortuna!) nemici non mi è sembrato di averne, ma mi sono ricordato di qualche rapporto un po’ così, spento. Sorprendentemente, pensa che ti ripensa, ho riempito un foglio di nomi. Bastava guardarlo per fare autocritica, senza tanti ragionamenti in più. Non immaginavo di essere caduto così in basso, di fare tanta ombra alla luce che arriva nei paraggi di casa mia.
Ho aperto l’agenda e su ogni spazio vuoto ho messo uno dei nomi che m’ero appuntato, qualcuno da cercare per far diradare la nebbia che ci separa. A volte potrò solo pregare, perché non dipende solo da me, ma almeno non me ne starò a braccia conserte fra una serie TV e un gran premio di Formula 1 ad ammazzare il tempo. Continuando come prima, ci poteva scappare il morto, una persona che per mia trascuratezza poteva rimanere all’improvviso in black-out, senza luce.