Black book
¦ Paul Verhoeven torna a girare nella natia Olanda dopo una lunga e controversa parentesi hollywoodiana per raccontarci le traversie di una bella e coraggiosa ragazza ebrea durante l’occupazione nazista. Un’occasione per Verhoeven per esplorare, con un occhio alla storia e un altro al melò, le contraddizioni di un periodo oscuro e tormentato, in cui l’orrore del nazismo fa da sfondo alla gloria e alla miseria della resistenza olandese e alla complessa transizione verso il ritorno alla democrazia. Il punto di vista storico del regista de Il quarto uomo ha scatenato innumerevoli polemiche per un approccio giudicato da più parti tendenzioso, revisionista e poco fedele alla verità storica. Il nodo del contendere è il racconto dei (presunti) abusi nei confronti dei collaborazionisti (veri o creduti tali) a cui si sarebbe abbandonata la resistenza olandese all’indomani della cacciata dei nazisti, il tutto condito da tradimenti, opportunismi e altre pratiche non proprio cristalline. Al di là del giudizio sui fatti storici, accusare il regista olandese di revisionismo sembra eccessivo, e sorprende come a distanza di oltre mezzo secolo sia ancora difficile affrontare questi temi se non in modo manicheo. Non giova il fatto che a un approccio così problematico ai fatti storici faccia da contraltare un film tutto sommato canonico nella sua costruzione e realizzazione, e privo di quelle intuizioni visive e narrative che hanno caratterizzato l’opera di Verhoeven nel suo periodo europeo, anche se il soggiorno americano deve aver molto condizionato la sua maturazione artistica. Ne scaturisce un film affascinante e coinvolgente ma ordinario, senza sussulti, girato con la mano sicura dell’ottimo artigiano, più che con il genio dell’artista. Un ritorno in patria per certi versi sorprendente, considerando che Black Book può essere considerato uno dei suoi film più hollywoodiani, ma che ha il pregio di gettare uno sguardo non convenzionale su uno dei periodo più dolorosi e tragici del secolo scorso. Regia di Paul Verhoeven; con Halina Reijn, Carice van Houten, Sebastian Koch, Thom Hoffman.