Biodiversità culturale

Entrando nel museo archeologico nazionale di Atene rimasi folgorato dalla cosiddetta Maschera di Agamennone, interamente in oro, scoperta dall’archeologo Heinrich Schliemann nel 1876 a Micene, nella tomba 5. Situata proprio all’ingresso della prima galleria, la maschera è il simbolo della straordinaria civiltà micenea e dell’antica Grecia.

In questi giorni sono entrato in un altro museo, nella città di Oaxaca, nel Messico. Anche qui sono stato abbagliato da un’altra maschera funeraria d’oro, meno nota di quella di Agamennone, ma non meno preziosa e bella. Anche questa proviene da una tomba, la 7, della città di Monte Albán, forse la prima città della Mesoamerica. Fondata dagli zapotechi attorno al 550 a.C, divenne capitale di uno Stato che dominò per mille anni il territorio di Oaxaca, dove già dall’8000 a.C. era presente una società fortemente organizzata, con un suo sistema di scrittura, e un calendario di 365 giorni.

Da quella tomba, grazie agli scavi dello archeologo messicano Alfonso Caso, nel 1931 emerse un tesoro inestimabile, 500 manufatti d’oro, turchese, perle, ambra: bracciali, collane, pettorali… Le lamine d’oro ritrovate pesano circa 3.500 grammi. Il resto dell’oro? Ricopre lo splendido soffitto di… Santa Maria Maggiore a Roma. Gli spagnoli spogliarono dell’oro gli indios del Centro America, nel più assoluto disprezzo delle loro civiltà, per decorare chiese e palazzi e per ingioiellare signore e regine di mezza Europa.

 

Quando la città di Monte Albán cominciò a declinare sorse, poco distante, un’altra ricchissima città precolombiana, Mitla, ad opera dei miztechi. Visitandola mi colpiscono gli edifici civili, ornati di fregi a intarsio con figure geometriche che richiamo disegni greci. Scendo nelle tombe e mi tornano subito alla mente gli etruschi.

Seguendo la turbolenta conferenza dell’Onu di Ginevra sul razzismo e la xenofobia, denominata Durban II, viene da domandarsi se gli “scontri di civiltà” non siano un’ineluttabile destino dell’umanità ma il frutto di ignoranza, cattiveria ed egoismi. Micene, la Grecia, gli etruschi ci sono così familiari e vicini. Anche sui maya e gli aztechi tutti sappiamo qualcosa, ma sugli zapotechi e sui miztechi? Quante civiltà, quante culture ha saputo creare il genio umano. Sono la nostra ricchezza.

Il G8 dell’agricoltura, che si è svolto nel piccolo comune di Cison di Valmarino nel trevigiano, ha lanciato l’allarme perché dall’inizio del secolo scorso, il 75 per cento della biodiversità genetica delle colture agricole è andata perduta. Chi lancerà l’allarme sulla omologazione delle civiltà e sull’impoverimento che ne deriva per l’umanità?

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