Bill Viola, da qui all’eternità

A Firenze la videoarte del maestro americano dialoga con i capolavori del Rinascimento. Un percorso di bellezza senza tempo

Dal buio la luce. Dalle tenebre la rivelazione. Così la Visitazione del Pontormo (1528-29), dissonante nei rosa e verdi elettrici, nella sala oscura di Palazzo Strozzi, si apre gradualmente davanti ai nostri occhi. Di fronte in un video la medesima scena, centellinata in attimi lunghissimi, si svela forando il tempo. Anzi, dandoci il sapore di un’altra dimensione, quella del senza-tempo, dove l’affetto fra le tre donne che si incontrano si misura sul battito dell’eternità. Bill Viola in quest’opera – Il saluto, 1995 – in 10 minuti ci immette nel silenzio di un infinito che oggi, lo potesse vedere, affascinerebbe un Leopardi. È così l’arte di Viola, dalle prime sperimentazioni degli anni ’70 del ’900 ad oggi. Un dialogo aperto con l’eternità e la bellezza, un desiderio di afferrare e dominare il tempo dove ancora noi viviamo. È l’ingresso in un mondo che ha scoperto da giovane a Firenze e ora vi ritorna per costruire un ponte spirituale tra l’arte del Rinascimento e la contemporaneità. Un colloquio tra espressioni di amore legate dal sentimento dell’eternità nel cui flusso scorre la vita. Masolino da Panicale nel 1424 dipinge una Pietà nella Collegiata di Empoli. È qui, appesa ad una parete grigia. Su quella di fronte Viola proietta la sua Pietà, Emergence del 2002. Due donne – una giovane e una matura – stanno sedute accanto a un sarcofago, il fondo è grigioazzurro. Silenzio. Un rumore impercettibile, la giovane volge il capo e dal sarcofago esce un gettito d’acqua. Emerge lentamente un giovane, un Cristo classico sospeso tra morte e vita. Come sospinto da una forza misteriosa, egli si alza, si svela alla luce e viene sostenuto dalle donne, che poi lo adagiano a terra e lo ricoprono col sudario. Gesti minimi, rallentati al massimo grado, emozioni dette secondo dopo secondo, sentimenti cesellati da una luce chiara come nel dipinto di Masolino. Sono passati minuti infiniti, dove l’acqua genera e rigenera. È poesia contemplativa di un mistero che appare e si dilegua: una epifania di dolore-amore, morte-vita. Forse Viola non se ne accorge, ma quest’arte entra nelle fibre più nascoste del sentimento e con pazienza lentissima le estrae e ce le mostra. Ma c’è necessità di un silenzio profondo, dentro e fuori di noi, di saper attendere. Questa infatti non è solo la rassegna di opere di un grande creatore, ma una sequenza di esperienze visive che diventano vitali. Anche un fragore immenso come un Diluvio va atteso perciò come una distensione nel tempo, che sa aspettare l’evento. Il Diluvio di Paolo Uccello, metafisico ispiratore di Michelangelo, sta sopra un arco e ci fa entrare nella sala dove si allarga The Deluge (2002). Un edificio in pietra è immerso nella luce autunnale. La gente vi passa davanti, immersa nel quotidiano. Ci sono saluti, tensioni, delicatezze. Una sirena, ed è la fuga generale. Dall’edificio esce il diluvio che sommerge tutti, innocenti e colpevoli. Una strage che pare non debba finire mai. Poi, l’acqua si ritira e torna a splendere la luce del giorno. Tutto è stato purificato: l’acqua crea distrugge illumina. L’episodio biblico viene riattualizzato con evidente simbologia: l’inevitabile può sempre accadere, la vita umana è sospesa a un filo. Questi sentimenti, tra l’eterno e il presente, fra sospensione e svelamento, legano anche le altre opere di Viola, nei dialoghi con Cranach – Adamo ed Eva –, Michelangelo – la Pietà Bandini al Museo dell’Opera del duomo –, Botticelli e Donatello. Considerate nell’insieme, esse appaiono come “tempi” di una monumentale sinfonia in cui, per Viola, l’eternità è già qui. È l’arte a renderla presente, nel passato come oggi. Per questo a Firenze Viola getta un ponte tra i secoli. Cambiano le forme, rimane la sostanza: siamo immersi nello scorrere di una vita che conosce anche il dramma, ma risorge sempre come nella serie dei Martiri (2014) che dal fuoco arrivano alla luce. L’arte infatti, per Viola, è lo svelamento dell’anima umana. È bellezza che salva.

Mario Dal Bello Bill Viola Rinascimento elettronico, Firenze, Palazzo Strozzi, fino al 23/7 (cat. Giunti).

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