In bici per l’alba d’Italia

Cogliere l'alba delle città in 22 tappe in un originale giro d'Italia. L'iniziativa di due ragazzi toscani per ridare speranza al Paese e alla loro generazione. Partenza il 6 luglio.

Ore 5 e 40. La prima tappa parte da Firenze per un’estate in bici alla ricerca dell’alba d’Italia, le prime luci del mattino, l’aurora fresca che genera luce, frescura e ottimismo per una pronta ripresa del Belpaese. Protagonisti Andrea, 31 anni, e Stefano, 27. I due fratelli Cardinali di Figline Valdarno (FI) percorreranno 22 tappe da Genova a Matera per fare rientro a casa il 27 luglio.

Un Grand Tour d’Italia 2.0 con tanta tecnologia e il sapore d’antico. Un viaggio pensato nella quarantena, voluto, ideato, programmato e raccontato. Ogni giorno sul loro sito truciolidimondo.com le immagini da una telecamera Go-pro e il diario del viaggio con le loro impressioni quotidiane. Nel cuore le motivazioni più recondite. Il vero viaggio sono le persone che incontri, le relazioni autentiche, il saper ascoltare e narrare il proprio vissuto per una vera condivisione.

La prima sfida è quella fisica e mentale, sperimentare la macchina perfetta del corpo umano con mete da raggiungere e limiti da accettare e superare. La seconda sono gli eventi. A Genova, la prima tappa per incontrare il Gruppo di riflessione e azione su disarmo, riconversione e cammino della pace promosso dal Movimento dei Focolari e da altre associazioni, dove i portuali si rifiutano di caricare armi destinate ai luoghi di conflitto. L’emergenza sanitaria e la crisi economica conseguente è occasione per ripensare il mondo, sensibilizzazione al disarmo e alla riconversione industriale dell’industria bellica. Nella tappa di Milano e di Bergamo, nel cuore della pandemia, si rifletterà sull’Italia al tempo del Cobid-19.

A Verona un legame speciale. «Uno dei motivi più personali del viaggio – spiega Andrea – è il pensiero ai nostri nonni. L’ultima nonna è morta nel 2018. Ripercorriamo i loro luoghi e la loro storia. La memoria di quello che, nel loro piccolo hanno fatto per il nostro Paese. Hanno vissuto la guerra, la prigionia. Un nonno era un grande sportivo. L’altro, fino all’ultimo, ha avuto un libro in mano. Sempre curioso, cercando di sviscerare le cose che non aveva capito. Da Verona, città dei nonni paterni, ci sposteremo fino a Cittadella, dai nonni materni».

Il viaggio è anche pensiero, introspezione, per riflettere sulla condizione personale e giovanile del nostro Paese. «La mia generazione – chiosa Andrea  – deve abituarsi all’imprevedibile, a brevi contratti di lavoro, una vita difficile da programmare. Partiamo e siamo entrambi disoccupati in questo momento. Io vengo da 2 anni di supplenza alla scuola primaria e avendo la laurea magistrale in Filosofia, a breve farò il concorso per insegnare nei licei. Mio fratello Stefano ha già una Laurea in Lingue e ora sta completando la Laurea in Turismo a Venezia».

Il viaggio prosegue per i luoghi dell’infinito, dell’invisibile, del mistero come Loreto, Monte Cassino, Assisi. Si ferma nei luoghi del terremoto per osservare una ricostruzione ancora carente ad Amatrice, si snoda al Sud per Castel Monte, Matera, Salerno, Napoli. Transita per Roma, Siena fino a casa.

Il viaggio diventa il simbolo e la metafora della vita e l’alba filmata ogni mattino al momento della partenza il segno visibile di una ripresa spirituale, economica, generazionale del nostro Paese.

«La luce – scrive Andrea – entra soffiando dalle fessure della tenda. Gli uccellini cinguettano la primavera. Apri la finestra e d’improvviso incroci gli occhi di una donna che non ricordavi: l’alba. Un incontro. Umano. Cosmico. Biologico. Cosa sopraggiunse poi non mi è dato saperlo ma nel vedere la valle accendersi, con ella, non potetti che accendermi pur io. Non è che uno si alza una mattina e dice: “Aspetta che monto in bici e faccio il giro dell’Italia”. No. Non funziona così di solito. Ma stavolta sì».

Il viaggio, come la vita, è imprevedibile. Imprevisti, cambi di programma, condizioni fisiche e climatiche. Non si sa se riuscirà e come andrà a finire. Tutto è programmato, ma suscettibile di variazioni ma «ci fa pensare – dice papa Francesco – che la vita è camminare, è un cammino. Se una persona non cammina e rimane ferma, non serve, non fa nulla». Questi ragazzi, almeno ci provano.

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