Berlusconi tra passato e futuro della politica italiana

Intervista al politologo Paolo Pombeni sugli scenari aperti dalla scomparsa di Silvio Berlusconi e sulla sua incidenza nella società italiana al tempo della secolarizzazione
Silvio Berlusconi (AP Photo/Alessandra Tarantino)

La morte di Berlusconi è l’occasione per fare un bilancio della storia politica e sociale dell’Italia contemporanea. Non è una novità, ad esempio, la conferma dell’apprezzamento per il leader di Forza Italia espressa da Camillo Ruini, presidente della Cei dal 1991 al 2007, che nella sua abituale intervista al Corsera ne riconosce il merito storico «di aver impedito al partito ex comunista di andare al potere nel 1994», oltre alla linea di politica estera adottata e al consolidamento del bipolarismo.

Allo stesso tempo si allarga l’area di coloro che, come Tommaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, esprimono un forte dissenso verso la decisione del governo Meloni di indire una giornata di lutto nazionale.
Abbiamo posto al politologo Paolo Pombeni alcune domande legate all’analisi della lunga presenza di Berlusconi nella vita sociale e politica italiana e agli scenari che si aprono con la sua scomparsa.

Alla fine dei suoi giorni Berlusconi è riuscito a portare la destra al potere in Italia. É stato, a suo parere, l’esito di una egemonia culturale iniziata con il suo impero mediatico?
La vittoria dell’attuale destra-centro è senz’altro frutto anche di un cambio di antropologia culturale, ma questo non è avvenuto per la TV berlusconiana. È stato un cambiamento culturale lento, ma progressivo, a cui non solo le TV commerciali, ma anche quella pubblica, si sono accodate: è stato un frutto della secolarizzazione della seconda metà del Novecento. La destra va al potere rivendicando una tradizione che, vedi il campo sessuale, è in contrasto con la narrazione dello show-business, anche se in realtà lo accetta senza problemi. Tuttavia la vittoria della destra-centro ha la sua radice nella pochezza culturale della sinistra che non riesce ad essere convincente nelle sue proposte politiche (radical-movimentiste), non in questioni di egemonia culturale che sono delle invenzioni per mantenere i professionisti dei talk show.

Come si spiega il vasto consenso che Berlusconi ha avuto negli anni in ambito cattolico? É stato l’erede della Dc?
Berlusconi si è sempre proclamato difensore della cultura cattolica diffusa e questo gli porta le simpatie di tutti quei cattolici che non accettano di essere trattati come un residuo del passato. Non c’entra una questione di consapevole vita entro il quadro dei valori cattolici (su quello Berlusconi faceva fatica a presentarsi come un modello), c’entra la condivisione di un vago quadro di riferimento della cultura diffusa in cui le generazioni sono cresciute fino ad una trentina di anni fa: qualcosa che accomunava tutti, fossero cattolici convinti o cattolici di nome.

Che fine farà la sua area politica? Le sembra imminente la crescita ulteriore di Fratelli d’Italia come partito della Nazione e l’entrata di Meloni nel Ppe?
Il futuro della sua area è quantomai incerto e dipenderà da come si svolgono le lotte di successione nella sua “corte”. Credo che Meloni cercherà, se le sarà possibile, di virare verso FdI come “partito della nazione”, ma non credo che automaticamente questo significhi un suo immediato approdo nel Ppe. Vedo un problema diverso per i quadri di Forza Italia e per il suo elettorato. I primi, dopo una partecipazione più o meno intensa alle lotte di successione, si disperderanno dove credono di trovare miglior impiego (taluni rimarranno anche col vincitore delle lotte di successione). Il suo elettorato, a meno di una chiara e rapida stabilizzazione della direzione del partito, per lo più o si rifugerà nell’astensione o si farà attrarre dalle formazioni che vengono accomunate sotto la dizione di Terzo Polo, perché sono elettori che non vogliono completamente identificarsi né con la destra né con la sinistra. Questo in una prima fase, poi dipenderà dall’evoluzione dei tempi che è molto rapida e sussultoria.

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