“Berlusconi e Letta come Nerone”

I giornali stranieri non sono teneri nei confronti dell'Italia e della crisi che rischia di trascinare anche l'Eurozona nell'instabilità economica, mentre l'ingovernabilità del Paese preoccupa sia Bruxelles che gli Usa
Berlusconi sul Wall street journal

«Letta e Berlusconi fischiettano mentre l'Italia brucia»: è con quest'allusione a Nerone, che secondo la tradizione avrebbe suonato la lira mentre l'incendio di Roma divampava davanti ai suoi occhi, che il Wall Street Journal titola uno dei tanti articoli dedicati a ciò che sta accadendo in queste ore nel nostro Paese. L'articolista Simon Nixon, dopo aver analizzato la situazione di crisi che coinvolge buona parte dell'area Euro, sostiene infatti che la situazione italiana è ancor peggiore di quella greca in quanto «entrambi i leader stanno fischiettando mentre l'Italia brucia: la classe politica continua a discutere sulla necessità di riformare la legge elettorale, sull'Imu, o sui problemi legali di Berlusconi, mentre un'amministrazione pubblica notoriamente inefficiente, una giustizia civile lenta, una legislazione sul lavoro antiquata e un sistema bancario sottocapitalizzato rimangono intatti», tanto da identificare il nostro Paese come una delle peggiori minacce alla stabilità della moneta europea.

Opinione condivisa da El Paìs, che titola – anche in questo caso tra i numerosissimi altri articoli sul tema – «L'Italia minaccia di riaprire la crisi dell'euro nella sua versione più politica». «Ciò che davvero preoccupa a Bruxelles è l'Italia – si afferma -, la terza economia dell'euro: i mercati non passano facilmente sopra alla disintegrazione di un governo, e lo spread, dopo mesi di discesa, ora ha ricominciato a salire: […] e la debolezza economica e soprattutto politica sono terreno fertile per una nuova crisi dell'euro, questa volta dal fianco italiano».

Anche il belga Le Soir, ancor più che ai risvolti interni della crisi, dà peso a quelli internazionali, tanto che il titolo di apertura è «L'Italia e gli Stati Uniti affondano le borse»; significativo comunque anche l'editoriale «Silvio Berlusconi: il suo ombelico prima del suo Paese», che parte citando lo spettacolo di Benigni in cui l'attore toscano cantava «Compro tutto, dalla A alla Z, compro anche Dio, anzi me stesso», per arrivare ad affermare di guardare «con un misto di inquietudine, d’incomprensione e quasi di compassione» una crisi italiana che è tale «per tutto il continente, dato che stiamo parlando della terza economia della zona euro. E tutto ciò a causa di un uomo che da vent'anni fa girare un Paese di 60 milioni di abitanti attorno al proprio ombelico», espressione che indica i propri interessi.

La notizia arriva anche all'altro capo del mondo: l'australiano The Age, oltre al video «Berlusconi ritira i ministri dal Governo» – quasi fossero una sua proprietà, verrebbe da dire – titola «l'Italia nel caos dopo l'intromissione di Berlusconi», lasciando intendere che il leader Pdl non avesse alcun titolo per imporre ai suoi di rassegnare le dimissioni. Tanto più, precisa in chiusura l'articolista, che dopo la condanna non è più eleggibile per i pubblici uffici.

Infine il francese Le Figaro definisce lo scioglimento delle camere «l'arma finale di Berlusconi: rendere il Paese ingovernabile per costringere il capo dello Stato a proclamare la fine anticipata di questa legislatura uscita dalle elezioni dello scorso febbraio». Tuttavia, «questo calcolo non sarà servito a nulla, dato che comunque lo scioglimento non avverrebbe prima del voto sulla sua decadenza al Senato». Insomma, tanto rumore per nulla.

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