Benvenuti al sud

Sono gli All Blacks e i Wallabies le squadre finaliste della Coppa del mondo di rugby 2015. Entrambe le formazioni puntano a conquistare quello che sarebbe il loro terzo successo nella più importante competizione della disciplina dalla palla ovale
All blacks

Se siete appassionati di sport, l’appuntamento è di quelli veramente da non perdere. Sabato prossimo, infatti, quando in Italia saranno le 17.00, al Twickenham Stadium di Londra andrà in scena la finalissima dell’ottava edizione della Coppa del mondo di rugby. Una manifestazione lunghissima, cominciata lo scorso 18 settembre, che si è confermata anche quest’anno uno degli eventi sportivi più seguiti del pianeta (sono ben 207 i Paesi che in queste settimane stanno trasmettendo le immagini del torneo).

 

Una competizione appassionante, che non ha tradito le attese della vigilia, basti pensare che sono stati oltre 2.300.000 gli spettatori che hanno assiepato gli spalti in occasione delle 46 partite sin qui disputate. Un successo di pubblico straordinario, confermato dal fatto che sono stati venduti il 98% dei tagliandi disponibili nonostante i biglietti non fossero certo offerti a prezzo di saldo (il costo medio di un tagliando è stato di circa 105 sterline, oltre 140 euro!).

 

Sabato prossimo, dicevamo, andrà quindi in scena l’atto conclusivo della Coppa del mondo 2015, finale nella quale si affronteranno due delle squadre più importanti del panorama rugbistico internazionale. Da un lato ci saranno loro, gli All Blacks, i favoritissimi neozelandesi che hanno già vinto questa manifestazione due volte, nel 1987 e nel 2011. Uno squadrone con pochi punti deboli, che ha subito solo 3 sconfitte nelle ultime 53 partite disputate, e che dispone di alcune individualità di spicco come quel Julian Savea, tre quarti ala di origini samoane, che è certamente tra i migliori giocatori ammirati in questa edizione dei mondiali.

 

Stiamo parlando di un venticinquenne ragazzone alto più di un metro e novanta, che pesa circa 110 chili, un rugbista “devastante” che per le sue giocate straordinarie è già stato paragonato al compatriota Jonah Lomu, forse uno dei talenti più cristallini ad aver mai calcato un campo da rugby. Dopo essersi sbarazzati nei quarti di finale della Francia (62-13 lo score finale), i neozelandesi hanno poi battuto sabato in semifinale gli Springboks (un sofferto 20-18 il risultato finale della vittoria contro i sudafricani), ed ora sperano che sia proprio il loro capitano, Richie McCaw, ovvero l’uomo dei record, quello con più presenze in nazionale della storia di questo sport, ad alzare la Coppa Webb Ellis.

 

Proveranno a fermarli i “piccoli canguri”australiani,quei Wallabiesche dopo aver sofferto tantissimo nei quarti di finale contro la “modesta” Scozia, incontro vinto 35-34 solo all’ultimo minuto grazie alla trasformazione di un generosissimo calcio di punizione concesso dal contestato arbitro sudafricano Craig Joubert, hanno poi sconfitto domenica in semifinale, per 29-15, i Pumas argentini, ormai da un paio di anni a questa parte entrati stabilmente nell’élite del rugby mondiale.

 

Anche l’Australia, come la Nuova Zelanda, può contare su un collettivo granitico e su alcune individualità di altissimo livello, come ad esempio il ventiseienne mediano d’apertura Bernard Foley che passerà alla storia di questa edizione della Coppa del mondo per aver realizzato 28 dei 33 punti con cui gli australiani hanno superato i padroni di casa dell’Inghilterra, causando così una sorta di dramma collettivo nei tantissimi sostenitori inglesi. Un giocatore che a soli quattordici anni stava per lasciare lo sport (rischiò di perdere un rene), e che ora invece potrebbe portare insieme ai suoi compagni la terza coppa del mondo di rugby in Australia, nazione che si è già imposta nelle edizioni del 1991 e del 1999.  

 

A prescindere comunque da come andrà a finire, anche questa edizione del mondiale ha regalato partite emozionanti, intense, in bilico fino all’ultima azione. E non sono certo mancate le sorprese! La più grande l’ha realizzata il Giappone, che nelle sette precedenti edizioni di questa manifestazione aveva vinto soltanto un match (nel 1991 contro il modesto Zimbabwe) su un totale di ventiquattro partite disputate, e che qui invece è riuscito a vincerne addirittura tre, battendo anche il Sudafrica (che invece aveva vinto 17 delle precedenti 18 partite giocate nella fase a gironi della Coppa del Mondo).

 

Un risultato storico, da annoverare certamente tra le più grandi sorprese nella storia dello sport, ma altre sorprese sono state anche la prematura uscita nella fase a gironi dei padroni di casa dell’Inghilterra (nelle precedenti edizioni mai eliminati prima dei quarti di finale), e anche quella dell’Irlanda, ritenuta alla vigilia dagli addetti ai lavori come una delle più accreditate rivali dei vari All Blacks, Springboks, Pumas e Wallabies,ma falcidiata da troppi infortuni per poter realmente competere alla pari con le quattro semifinaliste, tutte squadre appartenenti a nazioni situate nell’emisfero sud del pianeta (fatto senza precedenti in questa manifestazione).

 

Eh già, comunque andrà a finire sabato, in queste settimane abbiamo potuto assistere a match ricchi di spettacolo e a giocate di altissimo livello. Una su tutte la “magia” realizzata dal numero 8 sudafricano Duane Vermeulen nei quarti di finale contro il Galles. Un passaggio no look, come direbbero gli inglesi, cioè eseguito senza guardare, che ha poi dato il via all’azione che ha consentito ai sudafricani di realizzare la meta del sorpasso sui gallesi a pochi minuti dal termine dell’incontro (se non l’avete vista, potete rifarvi guardando il seguente video: https://www.youtube.com/watch?v=rVH2grDxLn8).

 

Anche l’Italia, in questo mondiale, ha saputo ritagliarsi il suo spazio, terminando al terzo posto nel suo girone davanti a Romania e Canada (formazioni battute dagli azzurri), in un raggruppamento dominato da Irlanda e Francia. Certo, l’obiettivo di raggiungere per la prima volta i quarti di finale mondiali deve essere ancora rimandato, ma almeno il risultato ottenuto ci permetterà di essere sicuramente al via della prossima Coppa del mondo che si terrà in Giappone nel 2019.

 

Nel frattempo, una nuova generazione di rugbisti italiani sta dimostrando di possedere qualità tecniche e caratteriali importanti. Come il ventiduenne mediano d’apertura Tommaso Allan, come il venticinquenne mediano di mischia Edoardo Gori, o ancora come il ventottenne Francesco Minto, un placcatore di tutto rispetto. Ottime individualità, che dovranno ora dare il loro contributo per costruire in un breve futuro, si spera, una squadra vincente. Nel frattempo, prepariamo a goderci Nuova Zelanda-Australia, ovvero quella che è già stata ribattezzata come la finale dei sogni: benvenuti al sud!

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