Batman, re da 80 anni

Esce l’ultima versione del Cavaliere oscuro, in onda dal 1939. Matt Reeves disegna un Batman introverso interpretato da Robert Pattinson.

È già in cima alle classifiche. Inevitabile. Un film di oltre due ore che non stanca perché è mobile e introverso allo stesso tempo. Difficile conciliare questi aspetti estremi, ma complice un attore cresciuto in fretta dai tempi del vampiro in Twilight come Robert Pattinson, era possibile aspettarsi un risultato di assoluta novità.

Gothan è sempre la meravigliosa, oscura città degli eccessi, avvolta da una coltre plumbea perenne. E Batman, ossia il miliardario Bruce Wayne, ha scelto di vivere nel ventre molle della città. Il motivo è semplice: vendicarsi di chi gli ha ucciso i genitori, un assassinio sempre presente e mai del tutto scomparso, dalla sua memoria prima di tutto. Bruce in effetti è alla disperata ricerca della verità, e di un padre.

Il film, infatti, è un profondo ritratto psicologico del Cavaliere oscuro. Nei momenti di pausa, nei dialoghi radi e ben fatti – che non guastano -, il suo sguardo offre una tristezza assoluta, invincibile e vera. Inconsolabile. La vendetta – Vendetta è il suo nome – non gli dà la gioia. Egli la insegue e si trova ad incontrare un altro personaggio inconsolabile e determinato, Selina – Catwoman (una perfetta Zoe Kravitz), una donna dal passato infelice, che non ha avuto la ricchezza in cui Bruce è cresciuto. È su di lei che Bruce-Batman indaga come possibile complice del male, scoprendone l’identità – e il fascino – per schiacciare il boss della criminalità Carmelo Falcone – un italiano mafioso, ovvio per gli Usa – interpretato con leggerezza sardonica da John Turturro, aiutato dal Pinguino zoppo, un poveraccio (un irriconoscibile Colin Farrell).

È probabile che ci riesca, almeno sul momento, perché la serie avrà un seguito, come d’obbligo e i cattivissimi ci saranno sempre. Solo che Falcone è un cattivo sui generis, ha maniere si direbbe educate, ma ha pure lo scatto felino del predatore, fosse anche di sua figlia.

In questa città oscura c’è però un altro personaggio, l’Enigmista, figura misteriosa che semina il terrore sulle sue vittime con indovinelli. Un uomo mascherato (il bravissimo Paul Dano), quasi un alter ego di Batman e come lui infelice ma che fa scoprire al Pipistrello i segreti di famiglia. Anche l’Enigmista vuole la sua vendetta, non solo su Batman, ma sulla città e il mondo: chi semina guerre sarà perché ha un passato di frustrazioni irrisolte? Bruce-Batman è solo, malinconico, non è il consueto eroe determinato.

La forza di questa versione del personaggio sta nel suo tormento intimo: è un Batman all’inizio della carriera, quindi, pur agguerrito, è imperfetto, incompiuto. Quando la sua vera faccia si scopre l’aria è di una stanchezza intima desolata ma fascinosa. In fondo, la gente lo considera una sorta di nobile decaduto, che nasconde i suoi incubi e fatica a comprendere il dolore altrui: un cammino in salita.

Bruce-Batman cresce nel momento in cui la follia dell’Enigmista scatena il caos su Gothan e sugli innocenti. Egli inizia ad aiutare gli indifesi, specie un bambino che gli ricorda la sua infanzia, e scopre che forse varrebbe la pena rinunciare alla vendetta e chissà, dimenticare o perdonare.

Il Cavaliere oscuro, in questa versione originale dopo quelle stupende dirette da Christopher Nolan con Christian Bale, al di là degli effetti speciali efficientissimi, cresce come uomo, in un barlume di luce che gli apre la vita e gli porta una pace desiderata, anche se il futuro rimane aperto, ed incerto.

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