Basta il Bes per uscire dalla crisi?

L'Italia è più povera, ma può contare su molte risorse, se oltre al Pil si misura il livello di benessere generale. Ma occorrerebbe una politica in grado di tenerne conto, un governo che la esprima, un Parlamento che la condivida. Proprio la prospettiva che non appare all’orizzonte
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Si è tenuta oggi alla Camera la presentazione del primo Rapporto Bes, che misura il benessere equo e sostenibile. Per il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che lo ha messo a punto in collaborazione con il Cnel, il Bes rappresenta un indicatore più efficace rispetto al Pil, che misura la crescita, ma non il benessere da garantire anche alle generazioni future. «Non tutto ha un prezzo – specifica Giovannini –  come il sorriso di chi ci circonda, la solitudine, l’ansia di non avere un lavoro, l’aria che respiriamo, la biodiversità. Alivello globale gli economisti e gli statistici lo hanno capito da tempo».

Il fotogramma che appare dal Rapporto è una sferzata salutare al mondo politico, perchè suggerisce a governo e Parlamento obiettivi specifici da inserire nell’agenda dell’Italia, che non può essere fatta solo di Pil. Coesione sociale, occupazione, forte rete di solidarietà, sostegno alla ricerca, crescita verde, sono elementi da non dimentica. «Il Bes – si afferma nel Rapporto –  «può cambiare il dibattito pubblico e orientare meglio le scelte della politica, promuovendo un modello di sviluppo diverso con al centro la persona e non i prodotti».

Emerge una ricetta elementare, antica ma sempre nuova, perché mai attuata. Si può risollevare il Paese, puntando a valorizzarne le straordinarie (e trascurate) risorse, a partire dal suo paesaggio storico naturale e dal suo patrimonio culturale che sono unici al mondo. Ambiente (da salvaguardare) e cultura (da sostenere): due ambiti su cui puntare con priorità, non solo per migliorare la qualità della vita di tutti, ma anche per far crescere Pil e occupazione.

Splendida prospettiva. Semplice e, al contempo, rivoluzionario messaggio da veicolare. Ma chi lo raccoglierà?

Occorrerebbe un governo, vero, in grado di recepirlo e promuoverlo. E un Parlamento responsabile, motivato a condividerlo e sostenerlo. Dalle nebbie, non sembrano emergere né l’uno né l’altro. Il presidente Napolitano ha confidato una sua previsione: «Avremo un nuovo pontefice prima di un nuovo presidente del Consiglio». Aggiungendo, laicamente, una battuta-auspicio: «Speriamo ci lascino un po’ di Spirito Santo». Cristianamente, vogliamo credere avvenga proprio così.

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