Bambini in fuga da povertà e violenza

Senza genitori, in mano a trafficanti senza scrupoli, migliaia di bambini e adolescenti rischiano la vita per raggiungere i loro papà. La violenza e la disgregazione sociale sono alcune delle cause più dure. Simposio a Città del Messico proposto dalla Santa Sede
Bambini immigrati alla frontiera tra Stati Uniti e Messico

Il fenomeno dei bambini migranti non è nuovo. Appare però adesso con caratteristiche che oltrepassano la capacità di reazione del governo degli Stati Uniti, principale recettore della migrazione proveniente dal Centroamerica. Sono più di 50 mila i minorenni, senza genitori, che in meno di un anno sono stati intercettati dalle autorità per l’immigrazione alla frontiera con il Messico. Provengono per lo più da Guatemala, El Salvador e Honduras, Paese quest'ultimo che soffre l’esodo maggiore dei suoi bambini a causa della violenza senza controllo che si abbatte sulla popolazione.

Il Vaticano ha deciso di entrare nel dibattito suscitato dalla crisi umanitaria con un simposio organizzato insieme al governo del Messico. Il segretario di Stato, Pietro Parolin, ha portato un messaggio di papa Francesco, in cui predica “un cambiamento di atteggiamento”: passare dalla paura all’accoglienza fraterna.

Nella lettera datata 11 luglio si legge: “Decine di migliaia di bambini viaggiano senza accompagnatori per scappare dalla povertà e dalla violenza, inseguendo una speranza che la maggior parte delle volte risulta vana. Un’urgenza umanitaria di questo tipo esige come prima misura accogliere e proteggere come è dovuto questi minori”. Il presidente Obama, dal canto suo, deve combattere su due fronti: quello della risposta umanitaria e quello degli equilibri politici interni, visti gli attacchi del settore repubblicano più radicale, che gli attribuisce la responsabilità della situazione e lo accusa di non attuare la deportazione immediata nei Paesi di origine. I governatori degli stati del Sud, dalla loro parte, reclamano misure efficaci da parte del governo centrale per frenare questo flusso massivo e chiedono risorse per ospitare i bambini e prendersi cura di loro.

Di recente gruppi parlamentari, con discrezione, si sono recati in viaggio nei paesi del Centroamerica per esigere dai governi locali misure di dissuasione, attraverso la pubblicizzazione dei pericoli legati alla traversata verso il nord e della probabile deportazione a cui va incontro chi decide di entrare illegalmente. Il senatore McCain ha minacciato il Guatemala di sospendere degli aiuti per lo Sviluppo, 80 milioni di dollari all’anno, se le loro autorità non freneranno il flusso di migranti verso il Messico.

Quasi tutti gli altri governi della regione stanno sopportando le stesse pressioni. In Messico si sta elaborando un pacchetto di misure destinate a maggiori controlli sulla frontiera col Guatemala e a migliorare le cure ai migranti che attraversano il territorio, perché non cadano vittime delle bande di ricattatori e narcotrafficanti che abbondano su tutto il territorio. Queste bande per lo più sequestrano i migranti per chiedere il riscatto alle famiglie e in molti casi infieriscono torturando, uccidendo o violentando le loro vittime se non hanno raggiunto i loro scopi.

Per papa Francesco l’ondata migratoria richiede soluzioni globali che passano dall’attuazione di politiche di sviluppo nei paesi di origine. Per questo ha invocato la partecipazione della comunità internazionale e la ricerca di “nuove forme di migrazione legale e sicura”. “È un fenomeno caratteristico della società attuale e non un fatto isolato o emergente. Migliaia di persone emigrano in cerca di grandi promesse, si separano dalle loro famiglie, affrontano sfide, spesso muoiono tragicamente e molte volte sono oggetto di razzismo e xenofobia”, è scritto nella lettera letta durante il Simposio del Messico. Non scappa alla sua analisi l’ampiezza del problema che, lungi dall’essere congiunturale, è dovuto a profonde cause strutturali di una regione, con una spirale di violenza, povertà e abbandono le cui prime vittime sono i bambini.

Trad. It. Domenico D’Amiano

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