Azzardo: la proposta dei sindaci arriva in Parlamento. Appello della Boldrini

La proposta di legge popolare sulla regolamentazione dell’azzardo è arrivata alla Camera accompagnata da una folta rappresentanza di amministratori locali. Ma ora serve una forte pressione sui parlamentari. Intervista ad Angela Moroni di Legautonomie
Comuni contro l'azzardo

«Come possiamo portare la proposta in aula? Io non ho il potere di inserire un provvedimento nel calendario dei lavori, se i gruppi parlamentari non mi sottopongono quel provvedimento». Con queste parole la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini ha accolto la delegazione dei sindaci che il 9 aprile ha consegnato a Montecitorio le oltre 93 mila firme raccolte in 411 comuni di tutta Italia a sostegno di una legge di iniziativa popolare per la regolamentazione del gioco d'azzardo. L’iniziativa è partita sei mesi fa dalla Scuola delle Buone Pratiche, progetto promosso da Legautonomie e Terre di Mezzo.

Che fine farà questa iniziativa partita dai territori? Come ha ribadito la Boldrini bisogna ora «fare pressione sui deputati e i senatori che sono sui vostri territori e che sono obbligati a rispondere ai cittadini che li hanno eletti di ciò che fanno e non fanno e in base a questo essere giudicati». Lo abbiamo chiesto ad Angela Fioroni, segretaria di Legautonomie, la storica e attivissima associazione di comuni, province, regioni, comunità montane, costituitasi nei primi anni del secolo scorso con la finalità di promuovere la crescita democratica e civile del Paese.

Non vi sembra che la procedura vigente sulle proposte di legge popolare, che non obbliga ad arrivare in aula, sia uno strumento inadeguato? Non è stata già bloccata la proposta popolare del referendum sull'acqua?

«Abbiamo pensato a una proposta di legge popolare come strumento per raggiungere più scopi. La scrittura stessa della legge, infatti, è stato un mezzo per creare un gruppo di lavoro formato oggi da quasi 600 comuni (tra cui le città più grandi d’Italia) e da oltre 2 mila persone (tra le quali appartenenti a molte associazioni), che hanno trovato nella legge la sintesi delle proprie richieste. Ci risulta che sia la prima volta che in Italia, su un tema così delicato quale quello delle dipendenze, si costruisce un’unità di lavoro tra istituzioni, associazioni e cittadini, e ci si ritrova in richieste/proposte unitarie. Un movimento trasversale, che riunisce amministratori e cittadini con idee politiche diverse, con esperienze differenziate, provenienti da tante parti d’Italia. Un bell’esempio, in tempi in cui è tanto facile dividersi e tanto difficile invece trovare unità e intenti comuni».

Infatti abbiamo visto che la proposta di legge popolare ha ricevuto un favore generalizzato e diffuso tra la popolazione che ha avuto modo di fermarsi ai banchetti.

«La coralità che ha dato vita alla legge si è ritrovata nella varietà di iniziative svolte per la raccolta delle firme. Quando i sindaci si sono accorti che i cittadini non andavano a firmare negli uffici comunali, hanno deciso di andare loro dai cittadini: per chiedere le firme, ma anche per parlare del problema, per ragionare insieme sui danni e i rischi del gioco d’azzardo, e sulle possibili soluzioni. La legge popolare è diventata così uno strumento di incontro tra istituzioni e cittadini, mezzo di dialogo e partecipazione. I cittadini non solo hanno firmato, ma hanno anche esposto i problemi, hanno raccontato di sé stessi e dei propri familiari, hanno fatto richieste, si sono offerti per attività nei territori. “Abbiamo conosciuto i cittadini e i territori in modi molto più profondo di come li conoscevamo prima”, hanno detto tanti amministratori. “Abbiamo avviato un’esperienza che ripeteremo in altri campi, per altri problemi. Abbiamo dato vita a un movimento nuovo, in cui si ritrovano amministratori, associazioni, cittadini: un movimento che dobbiamo continuare a far vivere, per impegnarci insieme su altri temi della vita nelle nostre città”. Le firme sono state raccolte una a una in un rapporto diretto con le persone: ogni firma un volto, una persona, una storia, una fiducia, ha stigmatizzato la vicesindaco di Inzago. Una fiducia che per essere mantenuta ha bisogno di un impegno continuo, ha bisogno che ogni firma venga presa in considerazione da chi ha responsabilità legislativa».

E come sono stati i rapporti con le reti associative nazionali e i parlamentari più vicini alla vostra posizione?
«È stato costruito, in questo periodo, un rapporto con la campagna "Mettiamoci in gioco". Insieme sono stati definiti i 14 punti per una legge di regolazione del gioco d’azzardo, che sono tutti compresi nella proposta di legge popolare. La proposta di legge, infine, è stato strumento di dialogo, discussione e impegno, con tanti parlamentari che abbiamo incontrato più volte dal mese di luglio al 9 aprile, con i quali abbiamo intrecciato confronti diretti, telefonici o attraverso posta elettronica. La legge stessa è stata scritta con il contributo dei parlamentari, attraverso le proposte di legge (Garavini, Basso) da essi depositate. Credo non sia un caso che nel mese di dicembre l’onorevole Binetti abbia potuto depositare il progetto di legge cui è relatrice sulla cura dei giocatori patologici e l’assistenza alle loro famiglie, che ha tanti punti in comune con la proposta di legge popolare. E non è certamente un caso il fatto che l’art. 14 sulla delega fiscale, dalla prima stesura a quella definitiva sia stato modificato fino a comprendere tanti punti della legge popolare. Infine, non credo sia un caso che tante leggi regionali siano state approvate in questo arco di tempo. La legge popolare, il movimento cui ha dato vita, ha creato le condizioni affinché tante regioni decidessero di intervenire in questo settore. Significativo il fatto che la Regione Lombardia proprio nei giorni scorsi abbia approvato una proposta di legge nazionale da sottoporre al Parlamento per contrastare il gioco d'azzardo patologico, che tanti punti ha in comune con la legge popolare. Quindi, anche se la proposta di legge popolare non dovesse procedere in Parlamento, di fatto ha già prodotto tanti buoni risultati che vanno consolidati. Non abbandoneremo l’iter della legge: adesso aspettiamo la convalida delle firme, quindi la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e la consegna a una commissione, o, più probabilmente, alle commissioni riunite, trattando temi diversi di pertinenza di commissioni diverse: sociale, sanità, finanze, antimafia, ecc. Una volta in commissione ci attiveremo con i gruppi parlamentari affinché la mettano in calendario».

Al di là delle buone intenzioni della presidente Boldrini, come pensate di poter superare lo sbarramento agguerrito delle lobby presenti in Parlamento?

«Bisognerebbe capire se finora le lobby hanno avuto tanto spazio in Parlamento anche perché i riflettori puntati sull’attività del Parlamento erano in quantità inferiore rispetto a oggi. Se c’erano più parlamentari sotto scacco delle lobby, se il tema del gioco d’azzardo coinvolgeva di meno l’opinione pubblica, i comuni, i cittadini. Sta di fatto che le lobby ci sono e sono potenti, e agiscono per vie sotterranee. Noi pensiamo che il movimento attivato dia respiro e forte sostegno ai parlamentari che non intendono sottomettersi alle lobby del gioco; che aiuti a diventare attivi in questo campo i parlamentari che finora erano disinteressati, che non conoscevano il problema; che aiuti a riflettere i parlamentari compromessi con i finanziamenti delle lobby, che li spinga a valutare le conseguenze delle loro scelte, le loro responsabilità. Il documento del ministero dell’Interno inviato ai questori ai primi di marzo sulla decisione delle leggi regionali e dei regolamenti comunali circa le distanze dai luoghi sensibili non risolve il problema, però mostra già un’apertura verso l’accettazione della regolamentazione territoriale, che documenti precedenti e sentenze dei Tar o del Consiglio di Stato non avevano. Crediamo, speriamo, che a poco a poco si possa far luce piena sulle conseguenze che ha prodotto e produce una legislazione deregolata, e che i responsabili della normativa, sostenuti e aiutati da questo movimento forte che si è creato, possano emanare norme più giuste».

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons