Australia

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? Nel nuovo film di Baz Luhrmann, costato due anni di lavoro e ben 140 milioni di dollari, l’Australia non è lo sfondo, bensì la protagonista principale del film e metafora delle sconfinate lande dell’animo umano, alla vigilia della Seconda guerra mondiale. In questa terra affascinante e selvaggia arriva lady Sarah Ashley (Nicole Kidman), un’aristocratica inglese, vittima di un matrimonio infelice, decisa a ricondurre a casa il proprio consorte. Ma, appena giunta nel nuovo continente, si ritrova vedova e con un ranch conteso da ricchi proprietari terrieri. Aiutata da Drover (Hugh Jackman), un mandriano innamorato di lei, Sarah condurrà la propria mandria al mercato cittadino attraverso centinaia di chilometri di terra desolata, vincendo una concorrenza sleale e risanando le finanze della sua proprietà. Proprio quando le cose sembrano sistemarsi e l’amore con Drover inizia a sboc- Cinema ciare, l’aviazione giapponese attacca l’Australia, gettando tutto e tutti nell’abisso della guerra. Narratore delle vicende di tutto il film è un bambino di nome Nullah, un orfano mulatto, interpretato da un formidabile Brandon Walters. Il suo personaggio incarna il tema degli scontri razziali, ovvero delle cosiddette generazioni perdute. Per decenni, i figli nati dalla sopraffazione di uomini bianchi su donne aborigene, furono sistematicamente strappati, con forza, dalla propria terra e dalla propria famiglia per finire abbandonati e rinchiusi in istituti religiosi. Lungo centocinquanta minuti, densi di avvenimenti avventurosi, situazioni drammatiche e una spettacolare favola d’amore, Australia è un kolossal epico in piena regola, come non se ne vedono quasi più, con tutti i clichè e le convenzioni del caso. Regia di Baz Luhrmann; con Nicole Kidman, Hugh Jackmann, Brandon Walters. Matteo Vidoni?1

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