Aumentano gli sbarchi di migranti a Lampedusa

Il neo sindaco Filippo Maninno chiede l’intervento di una nave umanitaria. Il vicesindaco Lucia si rivolge a Matteo Salvini. L’ex sindaco Giusi Nicolini: «Le politiche di respingimento sono disumane e hanno dei costi che potrebbero essere utilizzate per l’accoglienza».
Fonte: La Presse

Nove sbarchi in sole 24 ore. Lampedusa ancora sotto assedio. Nell’isola delle Pelagie sono arrivati 1871 migranti. Un barchino di 8 metri, con 28 immigrati provenienti dalla zona sub sahariana, partito da Sfax, è stato avvistato a 11 miglia dall’isola di Lampione. Un altro intervento a 9 miglia da Lampedusa con 21 persone a bordo, tra cui quattro donne. Un altro intervento ha tratto in salvo 17 tunisini 12 miglia a sud dell’isola, altri 36 a sette miglia. In un’altra imbarcazione alla deriva sono stati tratti in salvo 41 bengalesi ed egiziani. Altri 268 migranti , tra i quali ci sarebbero anche un centinaio di minori non accompagnati, sono stati soccorsi dalla Ocean Vicking, nelle ultime ore a Lampedusa sono arrivati con dei barchini altri 150 migranti. Nell’hotspot di contrada Imbriacola i posti disponibili sono appena 350: la situazione è di assoluta emergenza. La Prefettura di Agrigento è già al lavoro per alleggerire la situazione, trasferendo almeno una parte degli immigrati.

Gli sbarchi si registrano anche in altre parti del Paese. Altri arrivi si sono verificati in Sardegna. 600 migranti sono stati soccorsi a circa 124 miglia dalla Calabria. E ci sono anche cinque morti.

Il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino ha chiesto l’apporto di una nave umanitaria che possa stazionare a Lampedusa per tutto il periodo dell’emergenza. Dovrebbe arrivare la Diciotti. Mannino, ex 5 Stelle, eletto 40 giorni fa con una lista civica e con il supporto della Lega di Salvini, ha preso il posto di Totò Martello, esponente del Pd. Molto dura anche la posizione del vicesindaco Attilio Luicia, leader della Lega locale, che ha scritto all’ex ministro degli Interni, Matteo Salvini.

Nell’isola la situazione è di emergenza, ma l’emergenza non tocca i poco più di 6000 abitanti e le loro normali attività, in questi giorni in cui l’isola fa registrare il picco stagionale di presenze turistiche. Il centro di accoglienza di contrada Imbriacola, che si torva in una zona decentrata dell’isola, è costantemente presidiato, sono state rafforzate le recinzioni e nessuno dei migranti può uscire.

«Non so in che condizioni si possa vivere lì dentro – commenta l’ex sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, in carica fino al 2016 – a fronte di 350 posti, ci sono 1871 persone. Come possono utilizzare i bagni i bambini e le donne, anche incinte ? In Italia, negli ultimi anni, ci siamo concentrati sui problemi degli sbarchi, con una politica tesa a favorire i respingimenti, ma ci dimentichiamo di guardare l’aspetto umanitario. Queste persone affrontano il mare con il rischio di morire e arrivano in Italia in condizioni estreme. Circa la metà di coloro che partono vengono respinti e restituiti alla Libia, il che significa restituirli ai criminali e spesso condannarli alle torture e alla morte. L’Italia dà dei soldi alla Libia per favorire i respingimenti e il presidio delle coste, nel tentativo di non farli partire o di riportarli indietro. Ma quanto meglio sarebbe utilizzare quei soldi per l’accoglienza. Oggi in Italia, i dati ufficiali del ministero, parlano della presenza di 86.000 migranti accolti nelle nostre strutture di seconda accoglienza. È un numero inferiore rispetto ai 100.000 ucraini che invece abbiamo accolto senza che ci fosse nessuna reazione del paese, anzi!»

Secondo Nicolini, «l’Italia e l’Europa non sono stati in grado di affrontare finora seriamente il problema. Gli sbarchi ci sono da 30 anni e non diminuiscono, nonostante i rischi di morire in mare, o di essere respinti e riportati nei centri in Libia. Da 30 anni, ci siamo concentrati sui problemi della sicurezza e della necessità di arginare il numero degli sbarchi, ma non su vere politiche dell’accoglienza. E l’Italia ha accettato in pieno, con i vari accordi con la Libia e con la Turchia, le politiche europee che puntano ad arginare gli arrivi. Ma sperare che il fenomeno possa essere fermato solo con queste politiche di respingimenti è una vera follia!»

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