Attendendo il 27 Aprile

Dall’inizio del 2018 qualcosa di nuovo si sta muovendo a favore della pace tra i due Paesi: una speranza che presto potrebbe essere realtà
AP Photo/Lee Jin-man

Le ultime notizie che arrivano dalle Coree, anche questa mattina, lasciano sperare in bene e esprimono una reciproca volontà, delle due parti della penisola, di cambiare il corso della storia. Stamattina le agenzie di stampa asiatiche, come il Bangkok Post, annunciavano che al confine tra Nord e Sud le due Corea avevano cessato la propaganda mediatica contro l’avversario, come il lancio di volantini oppure annunci, canzoni e quant’altro attraverso gli enormi altoparlanti rivolti verso la frontiera nemica. Un ottimo segnale, che da anni non si vedeva.

La settimana scorsa la Corea del Nord ha tolto la condizione per sedersi al tavolo delle trattative con la controparte del Sud, che gli Usa ritirino le loro decine di migliaia di soldati dalle caserme della Corea del Sud e smantellino il sistema di difesa (e attacco) verso il Nord. Già sedersi al tavolo delle trattative, come annuncia il China South Morning Post stamattina, riconoscendo in questo modo il governo della Corea del Sud come un interlocutore legittimo, per Pyongyang è un cambio di politica notevole ed importante per tutta la penisola coreana, l’Asia e diciamolo pure, per tutti noi.

I giorni scorsi il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, ha mandato un tweet, annunciando che il prossimo summit diplomatico con Kim Jong-un sarà un passo positivo per la Corea del Nord e per tutta l’umanità: dobbiamo dargli atto che stavolta ha ragione. E come i giornali di tutto il mondo hanno commentato, in mezzo alle burrasche legali e mediatiche in cui Trump è finito, la notizia dei colloqui di pace tra le due Coree sono ottime e danno un po’ d’aria positiva alla fama del presidente statunitense. Un Trump che ha bisogno di acquistare un’immagine diversa sui media internazionali dopo la guerra sui dazi commerciali con la Cina e la Russia. Donald Trump che ha bisogno di un un grosso successo a livello internazionale per dimostrare al mondo che non vuole solo guerra e confusione internazionale.

Anche la Corea del Nord ha indubbiamente bisogno di ripartire in campo diplomatico ed economico, prima del gelido inverno che la vedrà con pochissimo carburante per riscaldare la sua popolazione e per alimentare le sue industrie. Le sanzioni internazionali o meglio, il quasi totale embargo economico, hanno fatto il loro effetto sulla Corea del Nord? Gli analisti asiatici più attenti sono pressoché unanimi nel dire di no, perché molti fattori sono in gioco in questo momento. In molti stanno aiutando Pyongyang per risolvere i grossi ostacoli alla pace nella penisola coreana: Moon Jae-in, il presidente della Corea del Sud, che aveva fatto della pace con la Corea del Nord la sua bandiera nella campagna elettorale; sicuramente Cina e Russia, che come abbiamo scritto più volte, non vogliono una guerra ai loro confini; e poi la recente visita dei 007 della Corea del Sud alla dirigenza di Pyongyang, in preparazione del prossimo summit è stato un colpo estremamente positivo messo a segno dalle diplomazie delle due Coree; e per sigillare tutto ciò, la sorprendente notizia, come afferma anche il Washington Post alcuni giorni fa, che il direttore della Cia Mike Pompeo si è recato segretamente nella capitale della Corea del Nord, per un incontro con Kim Jong-un, in preparazione del prossimo faccia a faccia di venerdì prossimo con Moon Jae-in.

Si guarda a venerdì prossimo, 27 aprile, a Panmunjom, come ad una data importante e ad un luogo storico per il mondo intero: le due Coree s’incontreranno nel famoso avamposto dei 240 km della zona demilitarizzata tra le due nazioni sorelle e fino a quel giorno formalmente ancora in guerra: i loro presidenti s’incontreranno, forse per siglare la fine della guerra. Dal 27 Luglio del 1953, da un punto di vista formale e legale, quella guerra non è mai cessata, ma ha solo avuto una pausa. Il prossimo 27 aprile sarà forse un punto di arrivo ed al tempo stesso di partenza per la pace.

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