Attacco alla Costituzione

In questi ultimi tempi alcuni articoli apparsi sul Corriere della Sera hanno portato un attacco a ciò che resta dello stato sociale e alla Costituzione che ne è alla base. Mi riferisco, in particolare, agli articoli di Piero Ostellino sul Corriere del 22 agosto scorso e a quello di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere del 24. Nel primo articolo, dal titolo Due culture contro l’individuo, Ostellino afferma che la cultura politica dominante, la natura dell’ordinamento giuridico, la struttura socioeconomica sono ancora collettiviste, stataliste, dirigiste, corporative, in una parola illiberali, in quanto derivanti dall’intreccio tra cultura collettivista marxista e concezione gentiliano-fascista dello stato. La critica non è nuova; ciò che colpisce è la virulenza dell’attacco ai princìpi-cardine della Costituzione stessa. Infatti, affermazioni come: adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale; dovere di svolgere un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società; l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, si presterebbero a chi detiene il potere per porre gravi limiti all’esercizio delle libertà individuali. E l’art.1 fonda la Repubblica su un’astrazione collettiva: il lavoro, e non sull’individuo. Tutti i predetti princìpi, secondo Ostellino, sarebbero potenzialmente illiberali. Nell’articolo di Ernesto Galli Della Loggia dal titolo Gli interessi senza sintesi si osserva che gli interessi costituiti resistono ad ogni tentativo di riforma, e ciò perché manca alla classe politica, sia di destra che di sinistra, la volontà di smantellarli, in quanto non vuole alienarsi l’appoggio elettorale dei gruppi sociali che stanno dietro a quegli interessi. Secondo Galli Della Loggia manca una visione generale del paese, delle sue vicende e dei suoi problemi. Dopo l’avvento della Repubblica, la cultura politica è stata dominata dalle visioni ideologiche della sinistra marxista e del centro cattolico; e, una volta esauritesi queste, la politica si trova ancora oggi alle prese con un vuoto di idee e di prospettive unificanti che la rendono incapace di produrre scelte decisive a pro dell’interesse generale. Come si vede, i due articoli pur muovendo da analisi distinte concordano nell’attacco all’attuale struttura politica e socioeconomica in quanto contraria all’individuo e ad un tipo di società intesa come spazio per l’esercizio dei diritti individuali. Come ho detto, le critiche non sono nuove. Si è sempre detto che l’attuale Costituzione è risultata dall’incontro e dalla sintesi di idee, princìpi, valori tratti da diverse correnti di pensiero politico: quella liberale, quella marxista e quella cattolica. Ma si può sostenere che i princìpi dichiarati nella Costituzione siano da abolire perché si afferma che essi siano contro la libertà dell’individuo? Le cose stanno veramente così? Anzitutto bisogna chiedersi, visto che si parla di fine delle ideologie, se l’individualismo e il liberalismo siano anch’essi una ideologia che oggi si vuole imporre e si sta imponendo alla società civile. In effetti ciò che Ostellino e Galli Della Loggia rilevano è che dei princìpi di socialità e di solidarietà enunciati nella Costituzione si è fatta nel primo quarantennio una applicazione soprattutto statalistica. Ciò è vero; ma, dovendosi oggi riconoscere nella società l’esigenza di un nuovo modo di attuazione di quei princìpi, si può affermare che la predetta applicazione sia stata a quel tempo del tutto negativa sul piano dei benefici sociali e su quello della estensione dei diritti civili e politici? (basti ricordare: la ricostruzione del paese nel dopoguerra). E si può soprattutto affermare che l’azione pubblica ha perso oggi ogni sua ragione? La privatizzazione in atto non porta in concreto ad una dismissione dello stato nella cura dell’interesse pubblico e nel perseguimento del benessere civile? Galli Della Loggia afferma che occorrono scelte decisive a pro dell’interesse generale. Osservazione da condividere, salvo precisare in che cosa consiste l’interesse generale, se non si vuole che esso assomigli a quello spazio giuridico astratto in cui si esplicavano nella società borghese i diritti individuali, vale a dire gli interessi privati. Si vuole tornare lì? L’applicazione statalistica dei princìpi costituzionali ha evidenziato i suoi limiti, che non riguardano i diritti, ma proprio i doveri (quelli che Ostellino critica), i quali non sono stati adeguatamente praticati.Allora bisogna dire che occorre una nuova attuazione di quei doveri, e tra questi, che Ostellino non cita, ci sono i doveri pubblici, quelli della corretta amministrazione pubblica e dell’onestà pubblica la quale immediatamente riferita agli amministratori pubblici riguarda però anche i comportamenti di tutti i cittadini. Dunque, necessità di superare lo statalismo, affinché la socialità e la solidarietà risultino praticate dalla Persona che esiste nelle persone concrete nello svolgimento dei loro rapporti; dove la tutela dei diritti è reciproca perché scaturisce dall’adempimento dei doveri attuato reciprocamente dai soggetti dei rapporti. Occorre quindi immettere nella società civile a tutti i livelli questa nuova coscienza.

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