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Attacchi di panico, il protocollo per gestirli

di Angela Mammana

- Fonte: Città Nuova

Gli attacchi di panico sono sempre più frequenti e, se non affrontati bene, possono sfociare in un vero e proprio disturbo. Esiste però un protocollo di intervento per soccorritori occasionali, messo a punto e brevettato dagli psicologi Donato Cattani e Paolo Scappellato

Foto di Pete Linforth da Pixabay

Assistere ad un attacco di panico è un’esperienza molto intensa, forte e anche abbastanza comune. Ci si può sentire disorientati e disarmati, a volte il tentativo di prestare soccorso potrebbe risultare inefficace e controproducente. Per tale ragione nasce il BPS (Basic Psychological Support) un protocollo d’intervento (con delle specifiche fasi) per soccorritori occasionali basato su evidenze scientifiche, costituito da semplici manovre comportamentali finalizzate alla gestione di episodi di panico; nell’attesa di interventi specialistici e degli operatori del pronto soccorso.

L’attacco di panico è un fenomeno sempre più frequente e nonostante non sia una vera e propria malattia è associato a molti disturbi mentali, oltre un quarto della popolazione sviluppa almeno un attacco di panico nel corso della propria vita. L’eventualità quindi di assistere ad un attacco di panico e prestare soccorso a chi ne soffre rappresenta una situazione sempre più probabile nella nostra quotidianità. Nella maggior parte dei casi restano episodi isolati e solo se si presentano in modo ripetuto e con una certa frequenza possono evolvere poi in un disturbo da attacchi di panico. L’American Psychological Association (APA) lo definisce come un vero e proprio disturbo d’ansia caratterizzato dalla comparsa di ricorrenti attacchi di panico, dalla presenza di preoccupazione persistente per l’insorgenza degli stessi e la conseguente significativa alterazione disadattiva dei comportamenti correlati agli attacchi.

Donato Cattani e Paolo Scappellato nel loro libro “Attacchi di panico e ansia acuta: Soccorso psicologico di base” descrivono le fasi del protocollo BPS. Si parte dalla fase della “sicurezza” facendo allontanare la folla e mettendo la persona in una condizione di sicurezza. Mantenendo la calma e la lucidità, quindi, questa prima fase implica un controllo delle proprie emozioni rispetto a quello che sta avvenendo.

Nella seconda fase di “contatto” con il soggetto ci si rivolge alla persona in maniera gentile e rassicurante utilizzando allo stesso tempo un tono di voce deciso e abbastanza forte da essere percepito chiaramente, evitando frasi come: “stia tranquillo”, “non si agiti”, “si rilassi”, “stai esagerando”; tutte queste affermazioni potrebbero essere controproducenti. È molto importante chiedere e ottenere l’autorizzazione ad intervenire, il protocollo infatti, prevede un limitato contatto fisico che se non preventivamente autorizzato potrebbe essere vissuto come invasivo e disturbante.

A questo punto si può invitare la persona a sedersi possibilmente appoggiando la schiena su una parete, su un sostegno, e ci si posiziona accanto al soggetto lateralmente assumendo una posizione che permetta di stabilire un adeguato contatto visivo e permetta di operare in una condizione di comfort. Segue una “valutazione” rispetto alle condizioni di salute, attraverso delle domande e delle pratiche specifiche descritte nel protocollo.

Nella successiva fase d’intervento si utilizzano delle tecniche di respirazione per controllare l’iperventilazione, come ad esempio la respirazione diaframmatica. Si affiancherà alla respirazione una serie di tecniche cognitive per rassicurare la persona, sostituendo e confutando pensieri e paure irrazionali con pensieri più aderenti alla realtà e soprattutto più funzionali. Si agisce direttamente sui pensieri al fine di influenzarli positivamente, questo incide sul suo stato emotivo. Una volta riequilibrata la respirazione si inviterà la persona a concentrarsi su alcune affermazioni come per esempio: “l’ansia non uccide”, “l’ansia è un’emozione naturale”, “tra poco tutto passerà”. Infine, ci sarà la fase della “ri-valutazione”, mentre il soggetto è concentrato nella ripetizione di alcune affermazioni e sulla respirazione si procede con la valutazione dei parametri.

Terminata la fase acuta, si arriva alla “risoluzione”, l’ultima, in cui la persona entra nella fase post critica, si può sentire debole, esausta fisicamente, priva di forza e di energia. In questo momento, si continua a rimanergli accanto aspettando l’intervento dell’operatore del pronto soccorso. Questa è una sintesi descrittiva, ma non esaustiva del protocollo, il testo (sopracitato) è una guida operativa e illustrata per affrontare passo passo questo problema sempre più diffuso.

L’attacco di panico, infatti, irrompe nella vita della persona in maniera improvvisa, violenta e si trasforma in un’esperienza terrificante. Nel corso di un attacco di panico si percepiscono numerosi sintomi somatici spaventosi come: il dolore al petto, la sensazione di asfissia, di soffocamento e ancora più disarmante si pensa di essere al punto di impazzire o addirittura morire. Riuscire a reagire in maniera adeguata alla comparsa del primo episodio di panico rappresenta uno dei fattori determinanti per evitare l’insorgenza di un vero e proprio disturbo di panico.

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