Asti, la fraternità entra nello Statuto

Sempre più comuni accolgono il riferimento esplicito e fondativo della fraternità nei propri statuti. Il caso di Asti, in Piemonte, e le conseguenze pratiche nella gestione di una amministrazione per il bene comune dove nessuno sia considerato estraneo
asti

Asti, storico comune piemontese di 76 mila  abitanti. La città ha origini romane (con il nome di Hasta Pompeia); sarà poi sede di un ducato dei Longobardi e di una franca contea Carolingia e nel Medioevo vivrà il suo periodo più florido, divenendo un importante centro di scambi commerciali. Nella contemporaneità, Asti è una città notain tutto il mondo per i suoi vini e celebre anche per il suo Palio settembrino. Adesso può annoverare un nuovo, originale, primato. La scorsa settimana il suo Consiglio comunale ha apportato all’unanimità una modifica al suo Statuto, introducendovi – per primo tra le città italiane – il principio di fraternità quale ispiratore dell’agire politico-amministrativo. Il sindaco, Francesco Brignolo, ha spiegato le origini di questa iniziativa, sottolineando come la modifica statutaria non sia frutto di una iniziativa estemporanea, ma di un lungo lavoro promosso dal Movimento politico dell’unità, che ha avuto nel suo presidente regionale Renato Damosso il principale animatore, intessendo una rete di condivisione tra tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale e incontrando anche la conferenza dei capigruppo.

Nel maggio dello scorso anno si era svolto ad Asti un Convegno dal titolo “La fraternità come condizione dell’agire politico”, che aveva condotto alla sottoscrizione di un documento finale condiviso, i cui contenuti essenziali sono stati poi ripresi ampiamente all’interno della delibera consiliare.

Nella esposizione della proposta di delibera al Consiglio comunale, il sindaco ha affermato che «il principio della fraternità, del riconoscimento della dignità e della buona fede dell’avversario politico sono alla base dell’esistenza stessa della democrazia, perché non può esserci costruzione di una casa comune se non siamo disponibili ad ascoltare chi la pensa diversamente da noi, con l’animo disposto al dubbio e al riconoscimento dell’altrui  buona fede».

A parere del primo cittadino, «da oggi la Città di Asti considera il valore della fraternità quale condizione dell’agire politico, nella condivisa consapevolezza che la diversità è una ricchezza e che ogni persona eletta in questa istituzione è soggetto a cui riconoscere pari dignità e rispetto, ed è quindi chiamata ad anteporre il bene della comunità agli interessi di parte, sia personali, che di gruppo e di partito».

Il sindaco ha anche citato più volte il pensiero di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari (di cui il Movimento politico per l’unità costituisce una diramazione), della quale, nella ricorrenza del settimo anniversario della morte, il prossimo mese si svolgerà un evento commemorativo internazionale dal titolo “Chiara Lubich: l’unità e la politica” (Roma, 13-15 marzo2015), specificando in particolare come – secondo il pensiero della Lubich – la fraternità ponga «il bene della propria comunità, della città, della nazione, prima del bene del partito, del gruppo, della propria persona».  Pima della votazione finale, dopo gli interventi dei vari gruppi, il sindaco si è rivolto ai consiglieri di minoranza citando una frase significativa di Aldo Moro : «forse è vero che, dopo avere tanto discusso, un po’ di voi è entrato dentro di me ed un po’ di me è entrato dentro di voi».

Non è secondario registrare che, dopo il Comune, alcuni giorni dopo, anche la provincia di Asti (che annovera oltre 220.000 abitanti) abbia deliberato di introdurre il principio di fraternità, quale ispiratore dell’agire politico, nel proprio Statuto.

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