Asian tour: diario di viaggio

Il baricentro della vita consacrata si sta spostando dall’Europa ad altri continenti. Diario di un viaggio esplorativo in alcuni Paesi dell’Asia.

Nel mese di marzo di quest’anno ho avuto l’occasione di fare un viaggio in alcuni Paesi dell’Asia. Da due anni sono responsabile mondiale del Centro dei religiosi che hanno accolto la spiritualità dell’unità propria dell’Opera di Maria e si sentono chiamati a cooperare alla realizzazione del testamento di Gesù: “Che tutti siano uno”. Per questo mio compito sentivo utile conoscere il continente asiatico dove mai ero stato. Concretamente ho potuto visitare Taiwan, Hong Kong e alcune zone delle Filippine.

Mi sono lasciato guidare da persone in loco, che mi hanno preparato un fitto programma per ogni giorno. Attraverso alcune pagine di diario invito chi legge a viaggiare con me.

Taiwan

Parto da Roma per Taipei, la capitale di Taiwan. A Hong Kong dove ho fatto tappa, si uniscono a me due missionari italiani del Pime, che mi fanno scoprire una prima novità. Mi dice Luigi: “Incontreremo a Taipei un missionario italiano saveriano che parla bene il cinese, ma non ci capiamo, perché il cinese di Taiwan è il mandarino e quello di Hong Kong il cantonese”.

Entro in un mondo sconosciuto, ma ho delle guide che mi aiutano a scoprirlo. Mi sono preparato per parlare in inglese, ma all’incontro dei religiosi sono tutti di origine italiana. C’è con noi p. Filippo Commissari, del Pime, il quale prima dell’arrivo delle prime e dei primi focolarini a Hong Kong (1970) teneva collegate le persone che erano interessate alla vita dell’Opera di Maria. Una nota molto positiva del nostro incontro è la presenza di missionari di Hong Kong e della Cina continentale, oltre che di Taiwan.

In questo modo le tre parti della grande zona della Cina sono rappresentate e i frutti del nostro incontro potranno irradiare sulla numerosa popolazione cinese. I partecipanti si prendono l’impegno di puntare alla diffusione della spiritualità dell’unità tra i religiosi cinesi. Qualcuno propone di tradurre alcuni articoli di “Unità e Carismi” in cinese e metterli a disposizione via website.

Hong Kong

Fa impressione vedere come sette milioni di persone sono ammucchiate in un piccolo territorio, grattacielo accanto a grattacielo. Siamo alle porte del mainland China (Cina continentale) e c’incontriamo con quattro religiosi e un focolarino. Siamo un piccolo gregge. Verrebbe da chiederci: quale strada prendere per arrivare alla realizzazione del testamento di Gesù in questo contesto? La risposta viene da una meditazione di Chiara Lubich: Una città non basta: “Se vuoi conquistare una città all’amore di Cristo (…) prenditi degli amici che abbiano i tuoi sentimenti (…) statuisci con essi un patto (…) cosicché il Conquistatore del mondo sia sempre in mezzo a voi”.

Ci sentiamo piccoli e poveri, ma pieni di fiducia nella vittoria finale, perché Gesù è in mezzo a noi. Andiamo a visitare un monastero trappista  vicino a Hong Kong con 17 monaci, fra cui alcuni cinesi. Rafael, uno di loro, ha dovuto lasciare la Cina continentale negli anni Cinquanta. Ha 82 anni ed è pieno di vitalità. L’ideale di Chiara Lubich lo sostiene. “Per il futuro bisogna puntare sulla famiglia”, è la sua convinzione.

Come a Taiwan incontro anche qui la “famiglia di Chiara” e celebriamo il quarto anniversario della sua partenza per il Cielo. Da Trento a Hong Kong: la preghiera di “arrivare ai confini della terra” è diventata realtà.

Filippine-Tagaytay

Ora sono nelle Filippine. L’ambiente è più povero, ma la gente gentile, tanti giovani. Arrivo  alla cittadella del Movimento dei Focolari a Tagaytay; Chiara Lubich ha dato a questa convivenza panasiatica come nome e programma Pace. Vengo accolto per una cena da un folto gruppo di focolarine e focolarini: una cittadella dei focolari consiste di persone, anche se nei giorni seguenti conoscerò pure le costruzioni. Abito nella casa dei sacerdoti che curano un centro di spiritualità per sacerdoti e seminaristi.

Data la presenza di una settantina di case di formazione per religiose e religiosi nella città di Tagaytay, mi hanno invitato per una conferenza su: “La nuova evangelizzazione nella vita consacrata”. Sono più di 200 i presenti, postulanti e novizi/e con i loro formatori e formatrici. Presento le tre immagini che Chiara Lubich usa per descrivere la vita consacrata nella Chiesa: Cristo dispiegato nei secoli, cioè i carismi come parole evangeliche che insieme rappresentano il Cristo totale; “come in cielo così in terra”, ossia la grazia di poter realizzare qui in terra la comunione che i nostri fondatori e fondatrici vivono in Cielo; i fiori nel giardino, cioè i diversi carismi che insieme abbelliscono il giardino della Chiesa. “Mi piace che come religiosa sono un bel fiore”, dice una novizia. E un postulante: “Una Chiesa con l’armonia di tanti fiori mi attrae”. L’interesse incontrato e la giovane età della sala fanno ben sperare per il futuro della vita consacrata.

Un momento speciale è stato la visita a Casa Micor. Dal 1988 p. Godehard Schaller, verbita tedesco che ha avuto la sua formazione religiosa e sacerdotale nelle Filippine, è stato tra i pionieri per la diffusione della spiritualità dell’unità, non solo nelle Filippine, ma in tutta l’Asia. Essendo in contatto con religiosi di tanti Paesi asiatici lui ha voluto costruire nella mariapoli di Tagaytay un centro per religiosi di tutto il continente. Dopo il suo ritorno in Europa  negli anni Novanta, la casa è stata abitata da altre persone della cittadella. Quando sono entrato lì ho sentito: “Sono in casa nostra”. Ho iniziato a sognare di vederla riempita di giovani religiosi da tutta l’Asia. Quasi come conferma ricevo proprio in quei giorni un’e-mail dall’Indonesia con la domanda: “Non potremmo avere a Tagaytay un Claritas II?” Claritas è il centro di spiritualità per religiosi a Loppiano in Italia. Ho risposto: “Questo è il mio sogno; ma se sogniamo in due sarà realtà”.

Cebu

Quando si stava programmando il viaggio, mi avevano detto: “Devi assolutamente andare anche a Cebu”. Così, dopo quattro giorni a Tagaytay ho preso l’aereo per andare al sud delle Filippine. Lì ho trovato il caldo che mi era stato prospettato. In quelle zone c’è una grande potenzialità di vocazioni. Infatti, nel primo giorno mi incontro con 75 giovani religiosi e alcuni seminaristi diocesani nel seminario dei Rogazionisti. Appartengono a sette istituti diversi. Non sono solo filippini, c’è anche qualche vietnamita e due stimmatini della Nigeria. L’orizzonte si allarga. Anche qui posso parlare della visione che Chiara Lubich offre della vita consacrata. Colpisce specialmente l’immagine dei carismi come fiori che abbelliscono la Chiesa.

Il giorno seguente mi prospettano un incontro con religiosi adulti. “Saranno una decina”, mi dicono. Arrivano invece in 45: alcuni benedettini, tanti agostiniani scalzi, un gesuita, qualcun altro. Stessa impressione di altri incontri in questi giorni: grande recettività per la luce dell’ideale dell’unità. Il mio è un annuncio. Per essere sincero, qualche dubbio mi viene; mi domando se questi tipi d’incontro portino veramente frutto. Ma pensandoci mi dico: nell’Annunciazione a Maria è successo qualcosa: Gesù ha cominciato a vivere, anche se era ancora nel grembo della Madonna. Così anche con questi religiosi: se hanno accolto l’annuncio, Gesù ha cominciato una nuova vita in loro. E se è Gesù, crescerà.

Non mi limito alla parte maschile della vita consacrata. Il giorno seguente parlo con 38 suore che già conoscono e vivono il carisma di Chiara. Nella sala trovo le parole programmatiche: Unity and Charisms. Esprimono la realtà che viviamo.

Manila

Dopo Tagaytay e Cebu eccomi nella capitale dell’arcipelago. Qui sono arrivati, nel 1966, le prime focolarine e i primi focolarini. Il terreno era preparato da p. Taschner, un religioso verbita austriaco, che aveva conosciuto il Movimento dei Focolari in Europa negli anni Cinquanta. Arrivato nelle Filippine nel 1961 aveva cominciato a invitare i cattolici a vivere la Parola di Dio. Come sempre, un frutto della Parola vissuta è la nascita di una comunità. Quando questi filippini hanno scritto a Chiara Lubich lei ha mandato Giovanna Vernuccio e Guido Mirti (Cengia) con alcuni compagne/i. Adesso, dopo neanche 50 anni l’Opera di Maria è diffusa in tante parti e tra tutte le vocazioni nelle Filippine.

Tra questi ci sono anche i religiosi. Incontro un nucleo di loro nel centro del Movimento di Manila. Qualcuno rappresenta gli inizi del Movimento nelle Filippine, altri il futuro. Sono missionari maltesi e religiosi filippini e fra questi anche qualche gen-re. Fanno un’esperienza della presenza di Gesù in mezzo a loro che li attrae tanto che decidono di raddoppiare la frequenza dei loro incontri.

Anche a Manila vengo invitato a parlare in un incontro al largo di religiosi e religiose. Una sorpresa è la presenza di alcune suore che hanno frequentato i miei corsi a Roma. Tra i religiosi maschili che partecipano all’incontro c’è un professore dell’ICLA (Institute for Consecrated Life in Asia); sarebbe bene – penso – esplorare le possibilità di collaborazione con l’ICLA.

L’ultimo giorno a Manila lo dedico a due domenicani. Lavorano all’Università Santo Tomas (UST) che l’anno scorso ha celebrato il quarto centenario della fondazione (16112011). Il rettore, Rolando de la Rosa, ci mostra con fierezza le gigantografie della festa. L’università ha 47.000 studenti e lui è reduce da due giornate di “graduation”. Nel primo giorno “ha dovuto congratularsi” con 800 neolaureandi di una facoltà, mentre il secondo giorno il numero degli studenti che terminavano gli studi ad un’altra facoltà era “solamente”di 300. Con soddisfazione ricordava come nel 1997 ha potuto consegnare a Chiara Lubich la laurea honoris causa in teologia. Il suo confratello Vicente Cajilig che mi invita per un pranzo, racconta come lui aveva lavorato per preparare la laurea per Chiara. Mi fanno vedere la grande sala che quest’anno hanno messo a disposizione per la celebrazione del quarto anniversario della morte di Chiara con 2000 presenze.

Padre de la Rosa, che ha studiato a Lovanio in Belgio, mi racconta della sua tesi dottorale sull’inculturazione del cristianesimo nelle Filippine. Per trecento anni gli spagnoli non hanno favorito vocazioni locali, ritenendo che “sangre pura” garantisca “doctrina pura”. P. Cajilig fa presente che per tanti secoli quattro ordini religiosi (Francescani, Domenicani, Agostiniani, Gesuiti) si sono distribuiti le Filippine come campo di apostolato, ciascuno in un’area diversa.

Per conto mio tiro una conclusione: per molto tempo la popolazione filippina ha considerato la vita consacrata come una realtà importata. L’attuale ricca fioritura di vocazioni locali è quindi un fenomeno recente e richiede tempo per mettere radici profonde.

Tambacan-Burgos, Pangasinan

All’ultima tappa del mio Asian Tour arrivo dopo un viaggio notturno in macchina. La regione si chiama Pangasinan, la città Burgos, il quartiere Tambacan. Sono a sei ore a nord di Manila in un ambiente agricolo, povero, tranquillo. Qui ha la sua sede una nuova comunità iniziata nel 1999, Opifices Christi (Lavoratori di Cristo). Avevo incontrato il fondatore, Aaron Bamba l’anno scorso mentre lui faceva un’esperienza al centro di spiritualità Claritas di Loppiano. Mi aveva chiesto un aiuto per la formazione dei membri della sua comunità facendo tesoro della spiritualità dell’unità. Nei quattro giorni della mia permanenza tra loro rimango impressionato dal loro impegno nel vivere il Vangelo. Uno di loro dice: “Mi sento umile perché la Chiesa con tutti questi fiori è così splendida, ma umilmente possiamo offrire anche il nostro contributo, anche se può sembrare una piccola goccia. La presenza di Gesù è ancora ‘modesta’, un Santo Niño come lui è venerato a Cebu. Ma se è Gesù, crescerà”.

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