Arte tra ispirazione e vita

Nella due giorni todina del 24 e 25 novembre, in uno scenario autorevole e ispirato, quello della Sala delle Pietre del Palazzo Comunale (dove campeggia un coloratissimo arazzo raffigurante l’arrivo in città di Torquato Tasso intorno al 1500) poeti, scrittori, pittori, fotografi in arte e iconografi, ma anche cantautori e musicisti, con semplicità e in uno spirito di dialogo con il pubblico hanno reso possibile l’incontro con un’arte diversa. In una parola, si è assistito al trapasso da un’arte puramente estetica ad una che si evolve verso la dimensione della estasi: qui il talento si traduce in dono, l’esibizione lascia posto ad una comunicazione circolare, e lo spettatore non è da meno rispetto all’artista nello scoprirsi protagonista. Molti i momenti di emozioni vibranti, come quelli della poesia di Roberta Dapunt, di provenienza e cultura ladina. I suoi accorati accenti emergono in trasparenza a volte, e in controluce in altri momenti, per dare vita ad una poesia sofferta e condivisa. Serpeggia nella sua lirica a volte il dubbio (che è quello di ognuno), e ciò nonostante l’ostinazione a non ac- Città nuova • n.24 • 2007 34 cettare la divina solitudine in cui la vita talora relega: Cederei la penna per un giorno di fede. Incantevoli le note della poesia di Patrizia Gernini, originaria dei luoghi in cui la manifestazione si è tenuta, inneggianti come un canto ai colori del mondo contadino a lei tanto vicino, ai sentimenti più profondi dell’animo umano (Le nostre mani unite come uno scrigno tesoro di una vita amica), alle armonie tutte dell’universo intero. Altrettanto intensi i racconti proposti da Alberto Recami, fiorentino, in grado di far vibrare le corde più intime dell’animo, soprattutto se evocanti quella rete di rapporti (che definisce il tramaglio) nei quali riconoscersi: È quest’altro il tramaglio – scrive – di tuo padre, di tua madre, dei tuoi cugini e parenti e, più in là, al di là di chissà chi… In realtà è una rete di reti che racchiude il mare ed in esso è contenuta. Niente è dimenticato, niente è perduto, tutto è presente. Anche le parole versate in un testo musicale, come quelle contenute nei brani presentati da Matteo Battellini (accompagnato per la canzone d’autore da Enrico Tibidò, valente chitarrista) e da Cristina Martini (cantante), hanno suscitato emozioni, scintille di armonia. E poi i colori caldi ed esplosivi di Gianni Bagli, quelli più forti, quasi veristi della pittura di Luciano Natalizi; il silenzio sobrio, talora ieratico ispirato dalle icone di Erica Lollini, e la composizione magica di prospettive e stati d’animo raffigurati nelle istantanee di Maria Ricci e Carla Ceccobelli, duetto todino, per far emergere e testimoniare insospettate qualità e talenti artistici, ignoti ai più. Non meno coinvolgenti i brani eseguiti da un trio di musicisti di riconosciuta fama: Paolo Vergari (piano), Marco Salvatori (oboe) e Beatrice Petrocchi (flautista). Quasi colloquiali le loro confidenze, affidate a pregevoli esecuzioni ma anche ad un dialogo immediato con l’uditorio, in grado di condurre quasi per mano lo spettatore nelle pieghe più intime dell’ispirazione artistica, senza temere di ammettere timori, palpitazioni, apprensioni. Mario Dal Bello, giornalista e critico d’arte, nel ruolo di conduttore, si è mostrato, un trâit-d’union valido nel cogliere il leit motiv sotteso a tutta la manifestazione, intessendo con gli artisti e con il pubblico un dialogo semplice e profondo. E infine la laboriosità, l’impegno, l’entusiasmo di tanti che si sono prodigati per la riuscita della manifestazione, contagiati dalla passione di voler trasferire l’arte in vita, in relazioni.

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