Appuntamento in Barbagia

Il tempo minacciava pioggia domenica 9 ottobre, ma un serpentone umano di almeno milleduecento per-sone – ragazzi, giovani e bambini, in-tere famiglie – era allegramente in marcia lungo la strada che da Oniferi conduce ad Orani. Si erano messi in viaggio di buon mattino da ogni par-te dell’isola per raggiungere i due centri del nuorese, arroccati come in una fortezza naturale a tre chilometri di distanza l’uno dall’altro sulle pen-dici del monte Gonari. Uno spettaco-lo insolito, in quell’ambiente aspro e selvaggio, inciso da gole e dirupi, do-ve compagno è il silenzio. Quel gior-no, si udivano canti di voci fresche e festose, che irrompevano in un mon-do lasciato solo per troppo tempo. Sapevano di essere attesi. Proprio lo-ro, i Ragazzi per l’unità. In Barbagia. Da quando le autorità del posto avevano accordato tutti i permessi per poter percorrere, proprio lì, come de-sideravano, la tappa della loro staffet-ta per la pace (la Run4unity 2005, cf. Città nuova n° 21/2005) era stato tutto un susseguirsi di fruttuosi con-tatti “organizzativi”… Ma ciò che è successo veramente quel giorno, lo la-sciamo al loro racconto. «All’arrivo dei bus provenienti da tutta l’isola si toccava con mano la fe-sta e la gioia tra i partecipanti, la cu-riosità mista a stupore tra i residenti non abituati ad “invasioni” sebbene pacifiche sul proprio territorio. Lo stesso vescovo di Nuoro, mons. Pie-tro Meloni, ha salutato i partecipanti con un caloroso beni benidos, un ben arrivati, a confermare la tradizionale ospitalità sarda. Una signora ci ha detto con le lacrime agli occhi: “Vi aspettavamo, per favore, non ci ab-bandonate”. «La gente fuori dalle case aveva al-lestito dei piccoli banchetti ricolmi di dolci infornati proprio per l’occasione (non si poteva non assaggiarli). I pae-sani si dimostravano soddisfatti della nostra presenza così festosa e chiasso-sa, perché gridava nuova vita. Giunti davanti alla chiesa di san Gavino, è stato piantato un ulivo e collocato un bassorilievo in pietra con il logo della staffetta e l’iscrizione in sardo cami-nada. «A Orani, invece, è stata inaugura-ta davanti alla scuola un’aiuola con l’ormai noto “dado dell’amore”, la cui cura è affidata ai ragazzi del paese. Due simboli di pace per due centri che vogliono intraprendere insieme un cammino di rinascita e di speranza in un futuro migliore, dove i figli pos-sano crescere in pace e fiducia reci-proca. «Il sindaco di Oniferi, Gianfranco Casula, quello di Orani, Franco Pin-na, ed il presidente della Provincia di Nuoro, Roberto Deriu, sono stati fortemente toccati dalla partecipazio-ne di tanti loro compaesani, oltre che di quella di centinaia di sardi. Run4unity ha dunque smosso le ac-que in due paesi dove è già in atto una piccola rivoluzione. La Barbagia è stata, almeno per un giorno, simbolo di pace e riconciliazione». La scelta delle due località, proprio nel cuore della Sardegna, quella forse più autentica e meno conosciuta, che cerca di adattarsi con fatica al nuovo che avanza, non è stata però casuale. A Orani – più importante dal punto di vista sociale ed economico per la presenza delle sue miniere di talco e di feldspato, nonché per le sue botte-ghe artigiane – è in atto un fermento positivo, che man mano sta conta-giando il suo “vicino di campanile”, con il quale in passato non sempre correva buon sangue per via delle de-limitazione dei territori. A parlare di questa “rivoluzione si-lenziosa” (e come dovrebbe essere al-trimenti, dove vige la cultura del si-lenzio?), è Pasqualina Borrotzu, oru-nese da generazioni, da anni condivi-de lo spirito e l’impegno ne Focolari. «In anni non molto lontani – dice –, Orani è stato teatro di sanguinose fai-de familiari. Ora c’è in tanti il deside-rio di chiudere definitivamente con i vecchi rancori, retaggio di odi e torti tramandati da generazioni. Per que-sto, per far qualcosa per la mia gente, ho accettato di candidarmi alle ele-zioni amministrative del mio paese, ed attualmente faccio parte della giunta come assessore alla cultura ed allo sport, pur non essendo giovanis-sima. Ma sono contenta di dedicarmi così ai miei concittadini più giovani». Pasqualina ha iniziato la “sua” ri-voluzione proprio con i più giovani del paese. Coinvolgendo in quest’azione la piccola, ma molto u-nita e vivace comunità oranese che aderisce allo spirito del movimento. «Vi è stato da noi – spiega – un grave, assurdo, tuttora irrisolto delitto: L’uccisione, il 24 dicembre 1998, del viceparroco di Orgosolo, un paese molto vicino al nostro, tristemente famoso. Si chiamava Graziano Mun-toni. La morte di questo santo sacer-dote ha risvegliato le coscienze di Barbagia. Non potevamo più solo su-bire. Ma dare la nostra risposta cri-stiana: fare terra bruciata attorno al rancore e alla vendetta. Impedirle di crescere, Dovunque ci troviamomenica, ogni giorno alle venti suona per noi l’ora della pace e della riconciliazione. È l’ora giusta, per meditare a conclusio-ne della nostra giornata le parole della Scrittura: “Non tramonti il sole sulla vostra ira”». Questa forma di time out per la pace, che ha coinvolto ormai centinaia di persone in Barbagia ed oltre.

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